Il fascino della “Bayadère” nella quintessenza del balletto classico

by Miki Olivieri
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Giovedì 16 ottobre, alle ore 20.30, il primo appuntamento di Balletto della Stagione 2014-15 del Teatro Carlo Felice, con la Compagnia di Danza del Teatro Accademico Statale dell’Opera e del Balletto di Ekaterinburg, porterà in scena La BayadèreUno di quei titoli che, per lo stile coreografico e la storia raccontata, incarnano la glorificazione della danza classica.

Il più grande coreografo ottocentesco, Marius Petipa, autore sia del soggetto che della coreografia originale, associa infatti in questo lavoro i passi della tradizione ballettistica francese e italiana alle immagini che animavano i sogni ad occhi aperti del pubblico tardoromantico: paesaggi esotici, promesse d’amore tradite, sentimentalismo e tragedia, evocazioni soprannaturali (come il momento più noto del balletto, il Grand Pas Classique il “Regno delle ombre”). Quanto alla musica dell’austriaco Ludwig Minkus è, nella sua semplicità e nel suo candore, l’equivalente in note del tutù di tulle.

Allestita per la prima volta nel 1877 al Teatro Imperiale Bolshoi Kamenny di S. Pietroburgo, La Bayadère (ovvero la “danzatrice del tempio”) verrà interpretata al Carlo Felice dal Balletto Teatro dell’Opera di Ekaterinburg. Compagnia fondata un secolo fa e oggi tra le più importanti istituzioni che mantengono in vita la grande tradizione della scuola del balletto russo. La versione proposta è quella originale di Petipa rivista nel 1941 da Vladimir Ponomarev e Vakhtang Chabukian. La Bayadère è stata allestita e rivisitata molte volte nella sua lunga storia. Oltre allo stesso Petipa nel 1900, da A. Gorsky e V. Tikhomirov nel 1904, Agrippina Vaganova nel 1932, Vakhtang Chabukiani e Vladmiri Ponomarev nel 1941, Rudolf Nureyev (solo la scena de Il regno delle ombre nel 1963), Natalia Makarova (solo la scena de Il regno delle ombre nel 1974) e tutto il balletto nel 1980), Rudolf Nureyev (tutto il balletto e fu la sua ultima coreografia nel 1992) e Sergei Vikharev (in una ricostruzione dell’ultimo revival di Petipa).

La trama tratta temi particolarmente cari alle platee ottocentesche: esotismo, promesse amorose tradite, sentimentalismo, romanticismo, gusto per il soprannaturale.

Riassumendo l’esilissima trama, nel primo atto veniamo a conoscenza del guerriero Solor, innamorato della baiadera Nikiya a sua volta amata dal Bramino. Nikiya costringe Solor ad un giuramento d’amore eterno. A Solor viene offerta la mano di Gamzatti, la figlia del Rajah, ed egli accetta dimenticandosi la promessa fatta a Nikiya. Durante i festeggiamenti per il fidanzamento, Gamzatti dice a Nikiya il nome del suo fidanzato e lei si oppone inutilmente a questo fidanzamento. Una schiava, Aya, propone a Gamzatti di uccidere Nikiya.

Nel secondo atto vi è la danza delle baiadere alla quale partecipa anche Nikiya. Aya dà a Nikiya un cesto di fiori nel quale è nascosto un serpente velenoso che la morde. Il bramino le propone di salvarla, a patto che lei accetti di sposarlo. Nikyia rifiuta e danza fino a quando muore.

Nel terzo atto, Solor per dimenticare il dolore della morte di Nikiya, fuma un particolare veleno, si addormenta e si ritrova nel regno delle ombre e tra esse ritrova anche l’amata Nikiya alla quale giurerà fedeltà eterna. Nel quarto atto durante le nozze tra Solor e Gamzatti, il tempio crolla seppellendoli sotto le macerie.

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