Applausi scroscianti di un pubblico divertito hanno accolto l’esilarante Cenerentola del Balletto di Milano, produzione che ha dato il via alla nuova stagione 2014-2015. Firmata dal coreografo Giorgio Madia, è ormai parte del repertorio ballettistico della compagnia da diversi anni e, ogniqualvolta viene riproposta, incontra con successo il gusto del pubblico.
Cenerentola, celebre fiaba di Charles Perrault, diventa balletto sulle note di Gioacchino Rossini; musiche brillanti e ricche di virtuosismi, con un’importante componente di comicità che emerge negli effetti d’orchestrazione e nei repentini cambi di ritmo. Il connubio tra i movimenti musicali e le scelte coreografiche si rivela vincente; le sfumature e gli accenti della partitura musicale vestono perfettamente non soltanto le sequenze ballate, ma soprattutto i momenti di maggiore mimica e gestualità, moltiplicando esponenzialmente la carica espressiva dei personaggi.
Se l’apertura del primo atto è affidata a giochi di controluce dall’immediata comprensione per lo spettatore, i quali raccontano o, per meglio dire, tratteggiano come Cenerentola si sia tristemente ritrovata a vivere con le sorellastre e la matrigna, la scena vera e propria si dischiude poi all’interno di una casa dal sapore anni Cinquanta, un po’ borghese, di cui colpisce il disegno della carta da parati utilizzato per ogni elemento di arredo e non solo; a ben guardare, si scorge una Cenerentola, interpretata con grazia da Alessia Campidori, vestita con il medesimo tessuto, quasi fosse invisibile all’interno della famiglia, quasi godesse della medesima considerazione di una suppellettile qualunque o appunto della carta da parati: cioè nessuna. La sua interpretazione colpisce per la squisita leggiadria ed eleganza; intimamente riflessiva quando si ritrova sola a danzare, come se sognasse una vita diversa, ma anche spiritosa e ingenua mentre è in scena con le sorellastre e la matrigna. Infine convincente e innamorata nel passo a due con il principe. Sempre presente nell’incanto fiabesco e precisa nell’esecuzione.
Le risate e gli applausi esplodono, però, con l’ingresso sulla scena del resto della famiglia: tacchi, parruccone e trucco esagerato per la matrigna e le sorellastre. Ebbene sì, dal momento che si tratta rispettivamente di Alessandro Orlando, Federico Veratti e Alessandro Torrielli, che en travesti interpretano i personaggi con grande autoironia. Tre ruoli del tutto credibili e riusciti che certamente rappresentano un segno distintivo della produzione. Difficile resistere alle espressioni accentuate e alle movenze sgraziate dei tre danzatori che, apparentemente goffi e maldestri, mantengono in ogni sequenza la qualità di movimento.
La storia procede seguendo la fiaba così come la conosciamo: l’oppressione della matrigna, gli scherzetti delle sorellastre e l’arrivo dell’invito al gran ballo alla reggia. Molto divertente la scelta di una fata in autoreggenti e négligé in marabù, decisamente più sensuale di come la si ricorda. Acuta e ingegnosa la costruzione della carrozza, che sembra realmente lanciarsi in una corsa sfrenata per condurre Cenerentola al ballo.
Qui troviamo il Principe rigorosamente in azzurro, interpretato da Simone Maier, dall’aria spavalda che, danzando, si fa largo tra gli invitati appropriandosi della scena. Il passo a due è forse uno dei momenti dove culmina la creatività coreografica di Madia, con scelte ed intuizioni che regalano morbidezza di linee e fluidità di movimento. Cenerentola si libra nell’aria sostenuta dal suo Principe, appena prima di fuggire allo scoccare della mezzanotte, dimentica della sua scarpetta. La disperazione del Principe per aver perduto l’amata lascia ben presto il posto alla convinzione di riuscire a ritrovarla: convinzione che prende corpo grazie alla scarpetta.
Se il lieto fine sopraggiunge tra le felicitazioni generali, sono solamente le sorellastre a esprimere tutta lo loro invidia, regalando un’ultima risata al pubblico divertito.