Cara Alessandra, come ti sei avvicinata alla danza e qual è stato il tuo percorso?
Mia madre mi ha sempre raccontato che ero io a chiedere di voler ballare. Lei vedeva che mia sorella andava sempre al pianoforte, avevamo un grandissimo pianoforte a coda e io invece saltellavo sempre per casa, mi muovevo, le chiedevo proprio di farmi fare danza, quindi penso sia stata una cosa abbastanza spontanea. E quindi poi mia sorella ha continuato con il pianoforte ed io con la Danza. Un percorso sicuramente molto duro, la scuola, la danza, ovviamente niente amici, niente weekend, niente uscite, anche perché l’educazione che ho ricevuto è stata abbastanza rigida e ha fatto capire a me e mia sorella, il perché dei sacrifici e che ogni cosa ha il suo momento. Non so quando ho capito che la danza sarebbe stata la mia vita perché è avvenuto in modo del tutto naturale, sia la mia passione sia la vita che prendeva quella via.
Quali sono stati i maestri ai quali oggi ti senti in debito di riconoscenza?
Sicuramente i miei primi insegnanti, il maestro Francesco Aldrovandi, primo ballerino del Teatro alla Scala e Ornella Costalonga, sempre della Scala, ho un ricordo di loro meraviglioso, i miei primissimi maestri, li adoravo, grande stima, grande affetto e grande riconoscenza, mi hanno dato non solo la base della danza ma la base del rispetto per una disciplina come la danza, l’amore, il sacrificio e la dedizione.
Chi ha creduto maggiormente in te nel ruolo di ballerina?
Devo dire che tutte le persone che ho incontrato nel mio cammino hanno sempre creduto in me, sia a livello professionale sia caratteriale, sono sempre stata molto determinata fin da piccolissima.
Raccontaci dell’esperienza all’Aterballetto, una delle realtà più importanti in Italia e anche il rapporto con il grande maestro Amodio?
Dunque per me lavorare all’Aterballetto è stata una delle esperienze più importanti della mia vita, era esattamente quello che volevo fare, questo mi ha permesso di lavorare con i più grandi maestri e coreografi di tutto il mondo ed è solo grazie a questa importante esperienza che oggi sono quello che sono professionalmente parlando, oltre chiaramente agli anni di studio da bambina. E’ stata determinante nel lavoro ma anche nella vita, perché il grande sacrificio legato a grandi soddisfazioni formano il carattere: i viaggi in tutto il mondo, la convivenza con i colleghi, gli altri ballerini, nel bene e nel male, perché noi vivevamo praticamente sempre insieme, facevamo tourneé di mesi con programmi diversi, quindi tante prove, le lezioni, oltre ai viaggi in sé, gli alberghi… Non è così facile ma allo stesso tempo è affascinante, sono stati anni molto importanti che formano sotto tanti punti di vista, devi sapertela cavare da solo fin da giovane, responsabilizzarti da subito, essere molto veloce nel fare le cose perché nessuno ti aspetta, essere puntuale, educato, rispettoso, sempre con grande spirito di sacrificio. Quando venivano i grandi nomi della danza e io ero giovane, ma anche dopo, tipo Elisabetta Terabust, Alessandra Ferri, Vladimir Derevianko, Monique Loudieres, Gheorghe Iancu e tantissimi altri, noi ballavamo insieme a loro ma per noi era tutto un grande insegnamento, guardavamo tutte le prove, gli spettacoli, cercando di imparare il più possibile con umiltà e voglia di diventare come loro. Ricordo la nostra Maitre de ballet Bronwen Curry, bravissima ma severissima. Poi ovviamente c’era il nostro direttore Amodio, colui che mi ha preso in Compagnia dopo aver vinto la borsa di studio. Devo a lui tantissimo, ma in generale devo ringraziare tutte queste persone per avermi insegnato cosa vuol dire veramente essere una danzatrice, cosa vuol dire amare la danza e cosa vuol dire sapere veramente.
Qual è stato il partner con cui sei entrata maggiormente in sintonia?
Non ho mai avuto problemi con i miei partner, l’unica difficoltà a volte era la mia altezza ma quando c’è coordinazione la cosa si supera. Con Alessandro Molin ad esempio l’altezza era diversa, così con grande sintonia non abbiamo mai avuto difficoltà!!! Stessa cosa con Gheorghe Iancu e tanti altri danzatori meravigliosi.
Qual è il tuo ballerino preferito, fra i più celebri del grande repertorio e anche del moderno/contemporaneo?
Fin da piccola ho amato molto Michail Barysnikov, un danzatore completo sotto tutti i punti di vista!
Hai ballato in tanti Paesi del mondo. Il pubblico è differente oppure la danza accomuna tutti indistintamente?
La danza è universale e come tale accomuna non solo tutti i paesi ma tutte le età!
Come ci si prepara alla fase espressiva in un balletto?
Dopo aver lavorato intensamente dal punto di vista tecnico, il miglior modo per affrontare espressivamente un ruolo è calarsi totalmente e in modo veritiero nel personaggio. Bisogna vivere sul serio la storia o il sentimento che si deve interpretare, quindi non interpreti ma lo vivi!
Cosa significa diventare prima ballerina, tu lo sei stata all’Aterballetto?
La grande fortuna di aver fatto parte di una compagnia come Aterballetto diretta da Amedeo Amodio era che essendo tutti ballerini di alto livello ti ritrovavi a ricoprire tutti i ruoli, compreso quello di prima ballerina. Quando veniva un coreografo sceglieva il danzatore che vedeva meglio nel suo balletto così ognuno di noi poteva esprimersi al meglio.
Qual è il rapporto tra la prima ballerina e gli altri danzatori del corpo di ballo?
Partendo dal presupposto che ci vuole sempre molto rispetto per tutti i ruoli, nella danza e nella vita, i rapporti possono essere molti, dipende secondo me dal carattere delle persone e dalla cultura!
Fra i tanti con cui hai lavorato e conosciuto, quale coreografo ha influito maggiormente su di te?
Effettivamente Aterballetto ci ha dato una grande opportunità, farci lavorare con i più grandi maestri e coreografi di tutto il mondo! E non è cosa da poco, perché è un grande bagaglio che ti porti dietro per tutta la vita. Sicuramente Amodio ha influito moltissimo sotto tutti i punti di vista ma anche Alvin Ailey o William Forsythe che sono tra i miei preferiti, dove io riuscivo ad esprimermi al meglio!
Che cosa ti ha dato la danza, al di là del benessere e della fama?
Quello che mi ha dato la danza è la mia vita! Fa parte di me e non mi lascia mai, per fortuna!
Come sei approdata alla trasmissione Amici di Maria De Filippi?
Sono arrivata ad Amici attraverso una persona che mi conosceva fin da quando ero piccola, aveva seguito tutta la mia carriera e pensava che io potessi essere perfetta per quel ruolo anche da un punto di vista caratteriale: Garrison! Mi ha presentato a Maria ed è stato subito tutto naturale e vero, perché io non ho fatto altro che fare il mio lavoro.
A volte sei stata criticata per il tuo modo di fare un po’ burbero, come rispondi a queste critiche?
La mia risposta alle critiche è semplice: le difficoltà fanno crescere ed è un dovere per un maestro dire le cose come stanno senza illudere le persone, sicuramente sarai meno amato ma di certo più rispettato!
Ritieni che Amici sia da considerarsi un buon trampolino di lancio per i giovani che vogliono intraprendere la carriera professionale, ma non per diventare celebri, ma perché adorano la danza e la ritengono una ragione di vita?
Amici è un’esperienza pazzesca per i giovani sotto tutti i punti di vista, sia a livello professionale che caratteriale, fortifica! Ma bisogna sempre tener presente che non è un punto di arrivo ma di partenza.
Tu provieni da una famiglia ricca di artisti: sei stata influenzata nelle tue scelte professionali e artistiche o è stato un cammino indipendente dalla celebre parentela?
A parte mio zio che è il più famoso, in effetti in tutta la mia famiglia ci sono stati artisti: mia mamma e mio nonno cantanti lirici, mio papà discografico, musicista e ha scritto molti successi per mio zio, mia sorella pianista. Sicuramente il mondo in cui cresci ti può condizionare ma allo stesso tempo credo, anzi sono sicura, che la predisposizione per un’arte sia innata, e così è stato per me! Infatti il mio cammino è stato il teatro e non il cinema o la musica come mio zio.
Tuo zio è stato famoso anche per aver inventato un suo stile personale di danza, chi non ricorda Adriano Celentano in Yuppi Du? Non avete mai danzato insieme, anche solo per gioco durante le riunioni di famiglia?
Certo fin da piccoli noi cugini siamo cresciuti praticamente insieme e quindi nelle varie riunioni di famiglia chi cantava, chi ballava, chi suonava! Era molto divertente, grandi e piccoli tutti insieme.
Una tua famosa frase recitava così: “La danza è di tutti ma non è per tutti”. Credi che ne sia stata fatta tesoro dagli allievi questa frase?
La danza è di tutti ma non è per tutti è perfetta perché è la verità! Io non so se i giovani riescano ad accettare una frase così forte quando si ama così tanto la danza quindi sta a noi adulti cercare di far capire loro l’importanza di questa frase.
Ritieni di aver svolto un proficuo lavoro e di aver trasmesso sempre messaggi positivi ai ragazzi che sognano di diventare qualcuno mediante l’arte tersicorea?
Sì credo di aver fatto il mio dovere, i messaggi non possono essere sempre positivi purtroppo ed è proprio lì la difficoltà, soprattutto se per il momento è solo un sogno!
Perché è importante che gli allievi partecipino a più stage durante l’anno con diversi maestri?
Lavorare con tanti maestri diversi è importantissimo perché ti fa imparare qualsiasi passo, qualsiasi stile e il confronto con altri allievi ti da miglior percezione di te stesso, in un ballerino è fondamentale la consapevolezza.
Come hai iniziato la tua carriera di coreografa?
La coreografia è sempre stata una mia passione, ma lavorando tanto come ballerina o maître de ballet nei teatri non riuscivo a trovare il tempo per testarmi anche sotto questo punto di vista. Voglio ricordare che non è detto che un bravo ballerino possa essere anche un bravo maître o un bravo coreografo! Una volta Gheorghe Iancu, per me coreografo d’eccellenza, stava preparando uno spettacolo e mi chiese di fare una coreografia, fu una grande soddisfazione per me perché era una mia creatura, è qualcosa che hai immaginato che poi si materializza, non è una cosa da poco per un’artista. Poi mi sono sbizzarrita anche ad Amici con ballerini meravigliosi.
La tua più grande emozione provata è stata come ballerina o coreografa?
Sono emozioni totalmente diverse ma altrettanto forti!
Tra tutti i teatri cui sei stata invitata come maestra quale ricordi maggiormente costruttiva come esperienza, anche a livello umano?
Il teatro per noi ballerini, maestri o coreografi è come una casa che ritrovi in ogni città che vai, quindi ricordo tutte le mie esperienze in tutti i teatri del mondo come la più importante.
Quali sono le tue passioni al di fuori della danza?
Io amo tutti gli animali, la musica che è forse una delle poche cose che mi commuove oltre alle persone anziane e adoro il mare!
A proposito di animali, so che li ami moltissimo e ti sei anche battuta per far giungere un aiuto concreto anche per i volontari. Cosa vuoi dire in proposito?
A proposito degli animali voglio dire che se tutti facessimo qualcosa per diminuire le uccisioni inutili, il mondo sarebbe migliore. Voglio dire basta alle pellicce, alle borse, scarpe, cinture, cappotti, divani e qualsiasi cosa comporti la morte di un animale. Basta con l’allevamento, la carne ormai si sa, fa male!!!! Le proteine le possiamo prendere da altri alimenti, basterebbe informarsi un po’! Stessa cosa per la caseina. Quindi basta con il torturare queste povere bestie. Ogni volta che passo da un macellaio mi sento male, la vedo come la vetrina degli orrori; proviamo a pensare solo per un minuto se al posto del vitello o del manzo o del coniglio, pollo, tacchino, cavallo e tanti altri ci fossero pezzi di corpi umani, non so una bella coscia di Giuseppe tal dei tali, un bel fegato di Cristina tal dei tali o due piedi da rosicchiare arrosto di un ex ballerino magari eh!!!! Come sarebbe come spettacolo? Per non parlare poi delle persone che fanno del male agli animali, non le chiamerei nemmeno persone infatti! Ci vorrebbero pene durissime per questi reati, invece tutto molto soft, perché? Io mi chiedo sempre PERCHÈ e sto male.
Hai un modo di vedere la danza differente da quello di Garrison e degli altri maestri di Amici? Tu quale metodo preferisci applicare con gli allievi?
Il metodo della disciplina della verità e della serietà!!!
Dopo tanti anni, come descriveresti la tua esperienza nel mondo della televisione?
La mia esperienza in tv è stata ed è fantastica! Ormai tutto lo staff di Amici fa parte della mia famiglia!
Un ricordo legato a Carla Fracci, Roberto Bolle e Massimo Murru. Un trio d’eccezione?
Ho un meraviglioso ricordo di Carla Fracci e Massimo Murru al Teatro alla Scala, io tenevo le prove di un passo a due di un balletto di Roland Petit e ricordo che senza farmi vedere mi asciugavo le lacrime per la bellezza di quello che stavo vedendo e vivendo. Un altro ricordo altrettanto bello è legato a Elisabetta Terabust, la mia Maestra di vita, con Roberto Bolle, sempre in prova, la sua instancabile ricerca della perfezione! Devo dire che nella mia carriera ho avuto l’onore di lavorare insieme a tanti grandissimi del mondo della danza e questo mi ha arricchito molto.
Tu sei sempre attenta alle qualità fisiche dei danzatori/danzatrici. Qual è il tuo ideale per chi si accosta alla danza in modo professionale?
Io cerco la completezza in un danzatore sotto tutti i punti di vista!
Che importanza dai al cibo e alla nutrizione?
Beh in realtà io sono sempre stata un disastro in questo, ho fatto tutte le diete del mondo e anche i digiuni, ma ho sempre fatto molta fatica perché purtroppo mi piacciono tutte le cose che fanno male, dalla Coca Cola alle patatine fritte quindi in questo caso predico bene e razzolo male!!! Credo di aver letto tutti i libri in commercio non solo di diete o nutrizione ma anche di disintossicazione o prevenzione quindi sono molto informata, è già qualcosa!!!
Un ultimo desiderio legato al mondo della danza?
Devo dire che nella mia carriera ho avuto moltissimo, tante soddisfazioni, tanti incontri importanti a partire da Amedeo Amodio, Elisabetta Terabust e tantissimi grandi del mondo della danza, ballerini, maestri, coreografi e quindi tanto lavoro ma anche tanta dedizione, perché senza quella non arrivi da nessuna parte, per cui sono appagata da tutto quello che ho vissuto e proprio per questo però una cosa mi dispiace e cioè che per i giovani oggi è tutto molto più difficile ma non perché il mondo va avanti e si richiede sempre di più ma perché mancano le opportunità di lavoro soprattutto in Italia!!! Credo che la danza non sia abbastanza commerciale come ad esempio il calcio!!! E non ho nulla contro questo sport che infatti è anche una passione per molti!