Hektor Budlla: un grande talento dell’Aterballetto si racconta.

di Sabrina Ronchetti
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Hektor, nato in Albania, dopo il diploma conseguito nel 2001 presso il Liceo Artistico Coreografico di Tirana, arriva in Italia spinto dalla voglia di allargare gli orizzonti del suo percorso artistico .

Come mai hai lasciato l’Albania subito dopo il diploma?

Mi stava stretta la realtà albanese, volevo evadere da una situazione che non offriva grandi opportunità a noi giovani ballerini e soprattutto desideravo mettermi alla prova con la tecnica della danza moderna, che non avevo mai potuto studiare in Albania. Per questo, ho provato l’audizione per il corso di perfezionamento per danzatori indetto dall’Aterballetto, l’ho superata e sono rimasto a studiare a Reggio Emilia, confrontandomi per la prima volta con la tecnica contemporanea grazie a Loris Petrillo”

Concluso il perfezionamento nel 2002, sei subito entrato nella compagnia dell’Aterballetto?

No, prima mi hanno offerto un contratto al Balletto di Roma, dove sono rimasto fino al 2007, e dove ho potuto danzare come primo ballerino in tante produzioni, tra cui “Cenerentola”, “Bolero” e “Giulietta e Romeo” di Fabrizio Monteverde, “Schiaccianoci” di Mauro Piazza, “Don Chisciotte” di Milena Zullo. Dopo una piccola parentesi al Teatro Massimo di Palermo, dove ho danzato nello “Schiaccianoci” di Amodio nel ruolo del Principe, nell’Agosto del 2008 mi è stata offerta l’opportunità di sostenere l’audizione per accedere alla compagnia dell’Aterballetto, l’ho superata, e da lì ho iniziato a collezionare tante soddisfazioni, grazie anche al lavoro svolto con grandi coreografi che si sono avvicendati come ospiti all’interno della compagnia e che hanno trovato in me una fonte di ispirazione per la creazione di nuovi ruoli.

Tra i vari coreografi che si sono avvicendati all’Aterballetto, con quali ti sei sentito più in sintonia?

Sicuramente ricordo con grande affetto Amedeo Amodio per la sua capacità di tirare fuori dal danzatore stesso gli spunti necessari alla costruzione dei ruoli, dando poche ma fondamentali indicazioni sull’ interpretazione; ma anche con Johan Inger del Cullberg Ballet c’è stata subito intesa. Grazie a lui ho scoperto una nuova chiave di contatto con il pubblico, unendo alla danza la recitazione e il canto, espressioni artistiche che non facevano parte del mio percorso, ma che ho dovuto per forza accostare per danzare le sue coreografie. Devo riconoscere che è stata una sfida molto avvincente.

So che in occasione della “Notte Bianca” di Roma, nel 2006, hai avuto l’occasione di danzare al fianco di due mostri sacri della danza: Roberto Bolle e Alessandra Ferri.

Sì, esattamente. Io danzavo nel ruolo di Mercuzio accanto a questi due grandi interpreti.

Che cosa ti ha colpito maggiormente di loro?

Di Bolle ammiro la grande professionalità, il rigore con cui affronta il suo lavoro e la sua vita che, tuttavia, non gli impedisce di essere una persona estremamente piacevole e di una semplicità disarmante. Quanto ad Alessandra Ferri, la considero una vera divina, un’artista dotata di espressività e sensibilità davvero uniche che la distinguono da tutte le altre ballerine del suo calibro.

Sei più tornato a danzare in Albania?

Sì, sono tornato quest’anno perché mi hanno invitato a partecipare ad una puntata nella trasmissione televisiva albanese Duartrokitje, proprio dedicata a me. In più, ho preso parte allo spettacolo “Hera e pare” insieme ai migliori ballerini albanesi delle più prestigiose compagnie europee.

Quali sono i tuoi progetti per i prossimi mesi?

La nuova sfida che si profila all’orizzonte, e di cui sono particolarmente fiero, è la presentazione della mia prima creazione coreografica, che ho voluto chiamare “Revolution”, il 9 Luglio ai Chiostri di San Pietro, a Reggio Emilia, in occasione di una serata che Aterballetto concede ai suoi danzatori per esprimersi nella coreografia.

Perchè questo titolo? Che cosa dobbiamo aspettarci da “Revolution”?

In realtà non vorrei spiegare molto della mia coreografia, vorrei lasciare al pubblico la libera interpretazione sulla mia opera, e per questo non ho nemmeno fornito indicazioni sul programma che verrà distribuito durante la serata.

Quindi non puoi anticiparci proprio niente?

Posso dirti che, quando ho creato questo balletto, ho pensato allo spirito di ribellione che dimora in tutti noi, ma che alla fine, per paura di distinguersi troppo o per paura dell’ignoto, finiamo per soffocare, adattandoci alla realtà piuttosto che cambiarla, standardizzando i nostri comportamenti e le nostre scelte (da qui il titolo scritto tra virgolette).

Bene, quindi aspettiamo di vedere questa tua “prima” il 9 Luglio a Reggio Emilia e nel frattempo ti facciamo in bocca al lupo!”

Grazie, crepi!

Credo che ci sarà tanta curiosità per “Revolution”. Sarà sicuramente interessante scoprire se il talento di Hektor come coreografo sia pari a quello di danzatore, che è indubbio e che tutti conosciamo.

 

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