Ciao Leon, da cosa è nato l’amore per la danza e come ti sei avvicinato a questa nobile arte?
Ero troppo piccolo per capire cosa dovevo o volevo fare. Ero predisposto a un’elasticità naturale del corpo, quindi la strada del ballo iniziò così. Poi da cosa nasce cosa, ed ecco l’amore per questa bellissima arte.
Come descriveresti la tua esperienza alla Scuola di ballo del Teatro alla Scala?
Alcuni sono stati i punti chiave della mia esperienza con le scuole di danza; uno dei più importanti, forse anche il più importante, è stato la Scuola di ballo del Teatro alla Scala. I motivi sono vari; oltre al suo prestigio, ho passato lì la mia adolescenza, e soprattutto mi ha preparato al mondo lavorativo subito dopo.
E al Teatro Carcano di Milano che aria si respirava?
Il periodo al teatro Carcano è stato subito prima del periodo alla scuola del Teatro alla Scala, loro mi hanno dato la giusta spinta per il proseguimento. Rivedo con nostalgia le foto e i video di quell’anno e del saggio finale.
Prima di trasferirti dall’Albania in Italia hai frequentato l’Accademia di Danza di Tirana e hai anche partecipato al Festival della Penisola Balcanica. Cosa conservi di quel periodo?
Anche quel periodo è stato molto importante. Come dicevo prima, sono molto i punti particolari e importanti della mia carriera. Questo lo è, perché è una conferma del mio essere un artista ballerino.
Tra tutti i tuoi maestri chi ricordi con più gratitudine?
Non posso dire che ce ne sia uno preferito, non per una questione di par condicio, ma perché non si può a prescindere preferirne uno ad un altro, poiché tutti hanno i loro punti di forza e tutti hanno contribuito a costruirmi.
Una volta diplomato sei partito per gli Stati Uniti e sei entrato a far parte, prima del Tulsa Ballet e nella stagione successiva al Pacific Northwest Ballet. In cosa ti hanno arricchito queste partecipazioni in compagnie così prestigiose?
Questo periodo è stato per definizione un periodo lavorativo molto intenso, quindi oltre a farmi capire come funziona il lavoro mi hanno continuato a mantenermi in forma. Quindi se prima c’era una disciplina nello studiare, da quel momento in poi c’è stata una disciplina nell’essere maturi e nel fare le nostre cose con un punto di vista più globale; dallo stare in forma al continuare a crescere e diventare più forti.
Che differenza hai notato tra la danza in America e in Italia?
Il concetto. Sono naturalmente, come tutti sappiamo, culture differenti e come tali cambiano un po’ di cose. Al di là dell’oceano non interessa né da dove vieni, né l’anzianità, né il nepotismo; là l’importante è il risultato. Un’altra cosa importante da precisare è il concetto di giocare al ribasso e cioè: mentre lì la professionalità viene giustamente ricompensata, da noi no.
Il mondo della danza è per molti versi affascinante anche se venato da gelosie e invidie. Potresti descriverlo per i nostri lettori?
Immaginate un triangolo con la punta verso gli spettatori; più il ballerino è vicino alla punta, meglio lo spettatore può godere della sua danza. Visto che tutti abbiamo la voglia di farci vedere dal palcoscenico, tutti vogliamo stare verso la punta. Ed è per questo che nascono poi le incomprensioni.
Come è la tua giornata tipo attualmente? Sei in sala danza tutti i giorni?
Ultimamente le giornate tipo sono diverse di giorno in giorno e comunque le trascorro quasi sempre in sala danza, poiché ora non sono solo un ballerino ma insegno e dirigo.
C’è uno spettacolo che hai visto da spettatore che maggiormente ti ha colpito?
Sì, tempo fa a Roma ho visto uno spettacolo eseguito da soli due ballerini e con una scenografia minimale… ero completamente preso dall’inizio alla fine i ballerini erano Mikhail Baryshnikov e Ana Laguna.
Mentre in quelli interpretati da te, quale ruolo ti ha emozionato in particolare?
La risposta a questa domanda è simile a quella che ho dato sul professore a cui sono più grato. Come faccio a rispondere con questo o quest’altro? Non si può. Tutti hanno avuto le loro particolarità, e quando il pubblico applaude è gioia in ogni caso
Quali sono i tuoi progetti e i prossimi appuntamenti?
Le idee sono tante e varie. Mi piacerebbe molto presentare al pubblico qualcosa di mio. Qui in Italia sembra essere difficile, anche se la gente sembra aver voglia di cambiare dalla solita routine di ristorante o di cinema
Con quale coreografo ti piacerebbe lavorare? e con quale danzatrice ti piacerebbe ballare?
Ho avuto la fortuna di lavorare con molti coreografi e molte danzatrici ed ognuno di loro ha arricchito il mio essere artista, il mio bagaglio di esperienza.
Mentre per il musical l’impegno è maggiore? Hai danzato in musical molto famosi e di successo come Footloose…
No no, non direi che l’impegno sia maggiore, solo differente. È maggiore se prendi una cosa e ne aggiungi un’altra. Per esempio, prendi la danza classica e vi aggiungi il canto. Quando balli classico hai un certo tipo di impegno, differente dall’impegno nel ballo del musical.
Chi ha creduto maggiormente in te e ti ha aiutato nella tua carriera?
Prima di tutto mia madre, poi tutti gli insegnanti che si sono impegnati a rendermi un bravo ballerino.
Ti abbiamo visto anche al cinema. Ti piacerebbe ripetere quest’avventura?
Sì, molto.
Qual è il sacrificio più grande che richiede l’essere danzatore?
Essere lontani da casa, e poi tutto quello che riguarda lo stare in forma.
Oggi dopo anni di esibizioni, provi sempre le stesse emozioni sul palcoscenico?
Non c’è dubbio.
Inevitabile la domanda. Nel 2003 hai vinto Amici! Cosa ti ha lasciato quell’esperienza e cosa pensi dei talent televisivi sulla danza?
Era la mia prima volta in tv; oltre a capire come vanno le cose al di là dal piccolo schermo mi sono tuffato in un altro tipo di pubblico, il che è emozionante. La selezione dei talenti era molto difficile in passato, oggi grazie ai talent show possiamo tirare fuori con intelligenza nuove forze in qualsiasi campo, dal ballo al canto all’intelletto e all’inventiva.
Segui ancora la trasmissione “Amici” tutt’oggi in televisione?
Come dicevo prima, grazie agli impegni presi sono sempre lontano da casa e faccio fatica a guardare la tv, anzi non la guardo più, ogni tanto prima di andare a letto guardo cosa condividono su internet i miei amici
Dei maestri di Amici chi ti ha lasciato il miglior ricordo sotto il punto di vista tecnico e umano?
Do’ esattamente la stessa risposta di prima, perché non posso fare confronti tra persone differenti. In questo caso è ancora più forte perché lì i maestri hanno compiti differenti per concetto; chi faceva danza, chi canto, chi recitazione e non solo, anche nelle categorie si suddividono classico, moderno… Umanamente invece stavo bene con tutti, come nella vita. Posso esserti amico ma certe cose posso non condividerle oppure posso essere d’accordo.
Un aggettivo per descrivere Maria de Filippi e uno per Anbeta?
Si dice che nella vita bisogna sempre stare da una parte ed entrambe sono fortemente fatte così, senza smussature. Rispettivamente: intelligente e brava.
Oggi collabori con Atzewi Dance Company. Secondo te qual è il punto di forza di questa compagnia e del celebre coreografo?
Sono molto uniti, come una famiglia.
Sei chiamato spesso a tenere stage come maestro in rassegne e scuole di danza? Quali sono gli aspetti positivi e negativi legati alle piccole realtà scolastiche di danza al di là delle Accademie?
Non tutti possono accedere alle Accademie, ma tutti vogliamo ballare. Iniziare da queste piccole realtà forse è il primo passo per capire se è la strada giusta da percorrere.
Per finire vuoi fare un in bocca al lupo ai tanti ragazzi che sognano la carriera professionale da danzatori e anche lanciare un tuo consiglio per chi vuole intraprendere questa carriera?
Sì, certo. La cosa bella del vivere è esaudire i nostri sogni, e se il vostro è ballare… fatelo. Per quanto riguarda la carriera invece vi dico: allenamento costante.