C’è un’energia vitale in questo “Preludio per una Sinfonia in Nero”, che l’11 ottobre 2014 debutterà in America alla “Los Angeles Fashion Week” in collaborazione con Concept / Mike Vensel, scritto con il fiato gotico da Matteo Levaggi/Corpicrudi. Il riferimento centrale sono i “Presagi di innocenza” del poeta e pittore William Blake, da cui si trae l’originalità e la potenza. C’è un soffio che si riverbera in ambigui elementi, la forza antenata di un misticismo che fuoriesce in una contemporaneità in cui l’aspetto più malinconico deve contenere il suo contrario e il sentimento fondere la nostalgia della purezza con il male. Presagi d’innocenza sono appunto il contenuto esatto di una ricerca introspettiva sulla realtà e la memoria che permette, in una sorta di autoanalisi, all’angelico angelo nero Matteo Levaggi e alla nitidezza di Samantha Stella di lasciar scorrere nella performance i tanti enigmi di trascendenza, sempre colmi di una consapevolezza che non viene mai abbandonata, nemmeno nel pieno della visione, delineando un mondo segreto in cui il sacro e l’oscurità si rivelano sotto il nostro sguardo. C’è dunque una straordinaria vitalità in questa performance, nel risveglio di sensi dimenticati, che lottano sotto la soglia della coscienza, per lasciare la loro impronta in un canto di liberazione, in una sorta di rito iniziatico, un apoteosi dark, la quale possiede caratteristiche che spingono alla meditazione artistica e scenica e alla riflessione sui contenuti oscuri della vita, il nero è il residuo simbolico, letterario ed artistico, romantico e gotico dell’indirizzo culturale dell’oscurità della coscienza dalle sue origini in una conformazione estetica e crepuscolare tenebrosa, nera appunto come la notte.
La musica dei “The Death of Anna Karina” e la voce di Andrea Ghiacci hanno associato un scrittura caratterizzata dal tratteggio angoloso, rigido, spezzato, inglobando molti stili diversi, ma con una tendenza comune, quella di un suono e di una prospettiva scura e cupa al contempo grondante di vigore puro e vitale. Uno stile che vuole essere forma, quindi, ma anche messaggio, un modo per delineare la propria identità nella cifra della diversità per cogliere le caratteristiche di ogni elemento. Anche l’allestimento, volutamente essenziale, racchiuso in un triangolo con l’immobilismo progenie di Sergio Frazzingaro ha messo in risalto la serialità del progetto lasciando spazio ai volti degli interpreti mediante un’umanità decaduta e degradata, sia dal punto di vista morale e spirituale in una capacità di ritornare a godere quanto è andato perduto. Equilibrio armonico di forme, proporzioni e opposizioni percorrono l’installazione tessendo una fitta trama di concordanza in un dizionario circoscritto, ossessivo e innovatore. Risvegliarsi, rinascere, rifiorire, per essere restituiti a nuova vita.