Cargo Cult alla Fabbrica del Vapore di Milano

di Lia Courrier
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Expo in città racchiude moltissimi eventi, di cui pochi dedicati alla danza.

CARGO CULT è una delle voci provenienti da Tersicore, nell’ambito della danza contemporanea, ospitata all’interno di questa manifestazione, collaterale a quella principale di Rho.

Il gruppo di danzatori che vedrete in scena è composto da giovani che hanno già alla spalle un percorso formativo, ma che hanno voluto prolungare di un altro anno la propria preparazione con un perfezionamento nel settore della ricerca del movimento, trovando in Artichoke formazione danza ricerca il luogo ideale per portare a termine questo obiettivo. Cargo Cult è la performance che segna la chiusura dell’anno accademico.

Il titolo di questa performance si ispira al movimento creato dagli indigeni delle isole del pacifico, durante la seconda guerra mondiale, che potremmo catalogare a cavallo tra il sacro e il profano, e porta proprio il nome di Cargo Cult: il culto del cargo. La merce di cui si parla, contenuta in questi cargo che venivano paracadutati direttamente sulla zona, è quella portata dai militari che avevano le basi in quelle isole, stiamo parlando di abiti, cibi in scatola, armi, prodotti industriali, tende, tutti oggetti che per  gli indigeni rappresentavano un importante passo verso il progresso. Per questo avevano elaborato complesse ritualità propiziatorie affinché si creassero le condizioni per poter ricevere ancora nuovi oggetti di culto, issando addirittura dei totem, fabbricando piste di atterraggio per aerei, oppure intagliando nel legno le forme delle strumentazioni utilizzate dai militari per far arrivare questi carichi, imitandone poi la gestualità in surreali riti magici.

Noi, da questa parte dell’oceano, abbiamo una visione totalmente diversa di questa merce, presenza ormai alquanto ingombrante nelle nostre vite, al punto da sentire affacciarsi un desiderio comune di andare  insieme verso quella che in molti chiamano ‘decrescita felice’, disfacendosi del superfluo e riconquistando lo spazio che ci è stato tolto dai beni di consumo. Da noi questi oggetti sono centuplicati, occupano tutto lo spazio disponibile, quasi ci sentiamo soffocare sotto al peso di questa produzione continua, abnorme in confronto all’effettiva domanda. Le aziende, le multinazionali e le corporation ci chiedono di continuare a comprare i loro prodotti, ma noi non non abbiamo più denaro per acquistarli, né spazio in cui riporli.

È quasi una inversione dei ruoli.

Stefania Trivellin e Rebecca Pesce, coreografe e registe di questa performance, hanno individuato nella scatola di cartone, nel packaging, il simbolo di questa cieca produzione e consumo di beni, che ormai opprime l’economia occidentale. Nella performance le scatole occupano lo spazio, impediscono la visuale del panorama, limitano il movimento e rendono difficili le relazioni. I corpi si sono dovuti adattare alla loro ingombrante presenza, ma cosa succede quando invece lo spazio viene finalmente liberato?

Resilienza, questo concetto di cui tutti fanno un gran parlare, è proprio quella qualità che permetterà a noi esseri umani di trovare nuove soluzioni in questa emergenza? È proprio lei che ci consentirà di riorganizzare le nostre vite di fronte alle difficoltà, cambiando strategia, ripartendo da noi stessi, dal nostro corpo e dal suo bisogno di respirare e di muoversi?

Cargo Cult parte da questi presupposti, in linea con le tematiche proposte da Expo, perché il pianeta non si nutre solo col cibo, ma anche di rispetto, condivisione e consumo consapevole. Ecco come si sviluppa  questa performance piena di vigore e di movimento, con un gruppo freschissimo di giovani e bravi danzatori, che sembrano già una compagnia professionale piuttosto che allievi di una formazione. Un’occasione imperdibile per tutti coloro che amano la buona danza.

L’appuntamento è per per questa sera, alle 19,30 presso il Did Studio presso la Fabbrica del Vapore, in via Procaccini, 4 a Milano. L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti, è gradita la prenotazione che potete fare inviando una mail ad [email protected] indicando il numero dei posti che si vuole riservare e a quale nome.

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