Delle operette di Ranzato rappresentate nel 1929 non abbiamo molte notizie. Fuoco Fatuo fu la prima ad essere rappresentata a Londra al Teatro Drurry Lane, con ottima accoglienza di pubblico e critica, tanto che 6 brani verranno incisi su disco: i duetti La Danza del Pepe e Per la mia Vita, la romanza del tenore Un Balletto Ancor e la Canzone Nostalgica, cantata dalla soubrette cui fanno seguito due brani orchestrali La Marcia dei Giornalisti e la Danza Camaleontica. Si segnalano anche la Danza dei Fuochi Fatui ed un Fox della Radio e dell’Asino. La prima italiana invece si tenne al Teatro Savoia di Messina, il 13 marzo 1930 e in quell’occasione il Ranzato aggiunse qualche pagina al finale del secondo atto e, qua e là, qualche altra modifica. Lady Lido andò in scena al Teatro Nazionale di Milano, il 31 luglio del ’29, ma di questo lavoro abbiamo reperito solo una fotografia ristampata da un settimanale negli anni settanta in un articolo dedicato ad alcune produzioni televisive d’operetta.
Due piccoli capolavori, di gusto totalmente opposto, vedranno la luce nel 1930. Ranzato scrisse su testo di Luigi Bonelli l’operetta in due tempi ed un commiato I Monelli Fiorentini per la compagnia di Guido Riccioli e Nanda Primavera. Il toscano Riccioli aveva una predilezione per i lavori di Giuseppe Pietri, da L’Acqua Cheta a Casa Mia, Casa Mia (quest’ultima appunto dell’ottobre del ’30), ma era molto interessato a mettere in scena in prima rappresentazione un lavoro del Ranzato, cosa che avvenne con grande successo al Nazionale di Palermo il 13 giugno di quell’anno. I numeri musicali sono solo dodici contro i 18-20 degli altri lavori, per tacere degli oltre trenta de La Danza del Globo. Anche qui non mancano giava, tango e fox-trot, straripanti di melodia. L’azione è ambientata a Firenze e narra le storie sentimentali che si intrecciano tra la soubrette Nerina ed il comico Radicchio, mentre la coppia lirica vede protagonisti Berto (al secolo Conte Lamberto, nobile fiorentino) e la signorina americana Dolly; tutto si svolge in un solo giorno, precisamente a mezza Quaresima, in cui si ha un ritorno allo spirito carnevalesco, attaccando alla schiena di ignari passanti delle scale di carta: un specie di “pesce d’aprile” anticipato. I brani più noti sono il Duetto tra Dolly e Berto, il Duetto buffo de I Monelli Fiorentini, il Duetto de I Balocchi Giapponesi, il Terzetto della Gallina, piccolo gioiello di onomatopea musicale (come già nel 1921 fu il Fox-trot dell’Asino) ed il concertato del secondo atto L’Elezione della Primavera.
Un palese omaggio al cinema sonoro, nato negli Stati Uniti l’anno precedente, lo ritroviamo ne La Duchessa di Hollywood, scritta col Lombardo, che ha collaborato anche alla composizione del brano numero 5 O Nastro Blù e che vede la luce il 31 ottobre al Teatro Dal Verme di Milano. Nel non facile passaggio dal cinema muto a quello parlato, divertenti incidenti (presumibilmente realistici) si verificano negli studi di una Hollywood forse più vicina alla realtà che non alla favola di stampo operettistico. Trovate comiche si intrecciano alle speranze artistiche e sentimentali di Nonò, Duchessa di Chantilly (seguita a vista dalla bruttissima governante Eudosia), agli amori non più corrisposti tra Greta G.[Garbo] e John G. [Gilbert] e ai pasticci creati dal comico Harold L. [Lloyd]. La musica può sembrare meno impegnata di quella dell’operetta precedente, ma una lettura della partitura ci fa capire subito che le parti strumentali sono degne dei suoi migliori lavori e le melodie sono come sempre orecchiabili, gustose, accattivanti, sottolineate da una ricercatezza di fondo mai disgiunta da una grande dose di buon gusto. Si ricordano i duetti comici Il mio Cuore è un Film Sonoro, il cui motivo apre come un preludio l’operetta, Noi Siamo Fotogenici, Si Balla Bene quando Balla Ben la Bimba Bella, l’aria di Greta Il Canto della Schiava, L’Entrata di John, quella di Nonò, il duetto-terzetto Di Paglia un Gran Cappello, il Tango d’Amore, il concertato Il film Sonoro ed ancora la Giava di Hollywood.
Elena D’Angelo