“Trilogia d’autunno”: il Mariinskij celebra i venticinque anni del “Ravenna Festival”

di Giada Feraudo
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La “Trilogia d’autunno”, che segna la chiusura del “Ravenna Festival”, coglie l’occasione per celebrarne, quest’anno, anche i XXV anni di vita.

Nato sotto la benedizione della bacchetta del maestro Riccardo Muti, il quale, nel 1990, ne diresse la prima edizione, il Festival si è progressivamente arricchito, colonizzando, per così dire, luoghi talvolta non convenzionali, al di fuori dei teatri, e rendendo sempre più varia la sua programmazione, che si estende oggi anche ai mesi autunnali, con la riuscitissima formula “Trilogia d’autunno”.

Ed è proprio la “Trilogia” a dedicare un importante spazio alla grande danza d’autore: il balletto Mariinskij di San Pietroburgo, una delle eccellenze della danza mondiale, offre al pubblico un programma che propone alcune tra le punte di diamante dei balletti di tutti i tempi. Dal 2 all’8 di ottobre si susseguono (anche in doppia rappresentazione giornaliera) titoli di enorme interesse e fama. L’apertura è stata affidata al classico fra i classici, “Il lago dei cigni”, seguito da “Giselle” e dal “Trittico”, che si compone di veri e propri capolavori del Novecento: “Chopiniana” (quest’ultima proposta nella versione di Agrippina Vaganova) , “Apollo” e “Rubies”. I balletti presentati, molto diversi fra loro come stile, segnano un vero e proprio percorso nella storia del balletto e della musica, come dimostrano anche i compositori che ne scrissero le rispettive partiture. Si passa infatti, rispettivamente, da Tchaikovskij ad Adolphe Charles Adam per arrivare a Chopin e a Stravinskij, vero e proprio emblema della rivoluzione musicale che segnò il Novecento. Dai tutù bianchi del balletto romantico alle linee essenziali, nude e geometriche di Balanchine, il Marinskij dimostra di aver saputo rinnovarsi nel tempo, senza per questo rinunciare alla classe e al livello dei suoi interpreti, che da sempre lo caratterizzano.

Una scommessa vinta per la città, che si dimostra così all’altezza della candidatura a Capitale Europea della Cultura 2019, una “prova generale” ottimamente riuscita, insomma, in cui Ravenna si è rivelata una città d’arte che fa dell’arte a 360° uno dei suoi punti di forza maggiore.

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