Quando ero una piccola aspirante ballerina, quello che sentivo ripetere continuamente da tutti i maestri era: la danza classica è la base di tutta la danza, quindi per poter approdare a qualsiasi altro linguaggio coreutico come professionista, bisogna prima aver sudato alla sbarra per anni e anni.
Questa affermazione era per noi una verità assoluta ed eterna. Insindacabile.
Il percorso lavorativo che poi ho abbracciato con grande gioia, prima come danzatrice e poi come insegnante, mi ha portata a contatto con mille altri linguaggi coreutici diversi, anche molto lontani dall’estetica ballettistica, mettendo progressivamente in crisi questo dogma, al punto che al giorno d’oggi, dal luogo in cui mi trovo, posso affermare che per me non esiste idea più fuorviante di questa.
La danza, nel suo significato più ampio, sta attraversando una fase evolutiva importante, e per accogliere questo nuovo movimento è necessario non rimanere attaccati alle idee del passato, alle certezze assolute, che possono essere dei cuscini confortevoli su cui poggiare la testa, ma in questo frangente potrebbero creare delle resistenze contro tutto ciò che si fa avanti. Quello che invece dovremmo fare, con grande fiducia, è lasciare che la trasformazione possa avvenire, rassicurati dalla certezza che in ogni stadio evolutivo conosciuto è contenuto anche ciò che c’è stato prima, persino quando si stenta a riconoscerlo.
È esattamente così che la nostra specie si è evoluta.
Dagli anni settanta ad oggi si è fatta strada una nuova corrente nell’ambito del movimento danzato, che non affonda le proprie radici nella danza classica accademica, ma piuttosto nello studio della fisiologia umana, dalle arti marziali, dall’ascolto delle necessità motorie naturali del corpo, dall’osservazione delle sue potenzialità, da un diverso approccio alla creazione coreografica stessa, sotto tutti i punti di vista: ciò di cui sto parlando è la danza contemporanea di ricerca. La connotazione ‘contemporanea’ è assolutamente pertinente, dal momento che ancora oggi l’indagine e la contaminazione con la ricerca scientifica continuano a dare sempre nuovo materiale su cui i danzatori possono sperimentare. Sono a contatto quotidianamente con molti professionisti che hanno abbracciato solo in un secondo momento lo studio costante del balletto, riconoscendone l’utilità per migliorare la propria forma fisica, la capacità di estensione, una certa chiarezza spaziale e molti altri aspetti su cui la lezione di danza classica lavora, ma molti di loro non hanno cominciato con il balletto. Questo non ha, in alcun modo, intaccato la purezza cristallina del loro movimento, né l’efficacia scenica o la pregnanza della ricerca che affrontano giorno dopo giorno per avvicinarsi alla propria personale verità sul movimento.
È proprio con loro che porto avanti la mia ricerca nell’insegnamento del balletto, sperimentando una classe trasversale che contenga tutti i principi del codice ballettistico, ma allo stesso tempo che sia adatta a chi poi nella quotidianità sta portando avanti un altro tipo di lavoro, basato su obiettivi differenti da quelli di un ballerino. È molto interessante osservare con quale consapevolezza e senso del movimento eseguono i passi, rendendoli sempre nuovi, profumati di un sapore diverso ma mantenendo la coerenza con il codice di riferimento. Nella loro danza è presente un differente senso del peso e della dinamica rispetto a quello che abitualmente vedo nei ballerini classici, ma altrettanto efficace. Si tratta di danzatori di indubbio valore, insomma, nonostante non abbiano cominciato da piccoli con anni e anni di studio della danza classica.
Quindi?
Io penso che ognuno debba scegliere la propria strada e inseguire quello che più gli dà piacere fare, non esistono protocolli. Non più, almeno. Non per me. Viviamo in un’epoca in cui i giovani che si avvicinano alla formazione coreutica possono davvero scegliere l’approccio più giusto per loro: nessuna strada maestra, nessuna supremazia, ma tante vie, più o meno piccole, più o meno trafficate, che si intrecciano come una matassa nel cui centro si trova il corpo. È incredibile quanti percorsi esistano per abitare la stessa forma, ogni giorno i miei occhi, pieni di stupore, assistono a questo spettacolo.
La danza è per tutti ma non è di nessuno, non ha padroni. L’unica cosa davvero necessaria, la VERA base di tutto, è sceglierla ogni giorno, in ogni lezione, ad ogni movimento.
Sceglierla sempre.