Austria contro Ungheria: Principesse, Contesse e Duchesse

di Elena D'Angelo
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Dopo il grande successo de La Vedova Allegra con il trionfo personale di Franz Lehar, ecco spuntare nella capitale dell’impero un degno concorrente del grande musicista, Leo Fall (Olomouc 2 febbraio 1973-Vienna, 16 settembre 1925) di pochi anni più giovane del Lehar, che coglierà il meritato trionfo con La Principessa dei Dollari, in scena nel 1907, e approderà sui palcoscenici italiani due anni dopo.

Nel nostro paese, il successo di questa operetta è anche legato ad alcune fortunate incisioni discografiche tra cui ricordiamo La Canzone di Alice e il duetto del terzo atto, cantato dal soprano Aifos e dal tenore Tedeschi. Tale fortuna continuerà fino alla fine degli anni ’20, quando ancora la Fonotipia affiderà alla celebre cantante lirica Giuseppina Baldassarri-Tedeschi, nota con lo pseudonimo di Pina Tedeschi, il celebre valzer lento, il cui testo era allora proverbiale: “Le principesse dei dollari son queste figlie dell’or, che tengono aggiogata la nobil fortuna ogn’or. E mai scordare non possono dell’oro l’enormità, son principesse dei dollari più povere il mondo non ha”. La fortuna del Fall continuerà con La Rosa di Stambul, del 1916, il cui brano più famoso Oh Rosa di Stambul e A Voi Donne la Mia Canzone Vada sono  entrate nel repertorio di Franco Corelli e Placido Domingo. L’ultimo grande trionfo di Leo Fall in Italia fu la traduzione per i nostri palcoscenici di Madame Pompadur, dovuta a Carlo Lombardo. Questa operetta, giunta in contemporanea con la prima de Il Paese dei Campanelli, ebbe quasi a rivaleggiare con il successo dell’operetta del Ranzato, tanto che ne fu prima interprete la stessa Nella Regini.

Fortunatamente i brani più importanti di questa composizione si conservarono nel tempo; quelli affidati alla Regini e al tenore Servini, furono immortalati in disco dalla casa Pathé, mentre Ines Talamo li consegnò ai posteri per la Columbia. È interessante notare l’approccio diverso nell’interpretazione del celeberrimo duetto Il Casto Giuseppe: più squisitamente lirico quello della Regini e decisamente più malizioso quello della Fritzi Massary.

L’alternarsi di compositori tra Austria e Ungheria vide subito affacciarsi alla ribalta Emmerich Kalman, di circa 10 anni più giovane del Fall, conosciuto anche con il nome di Imre Kalman, nato a Siófok, sulla costa sud del Lago Balaton, in Ungheria (al tempo parte dell’Impero austro-ungarico). Inizialmente Kalman voleva diventare un pianista concertista ma, a causa di una precoce artrite, si concentrò sulla composizione. Pur riscuotendo un buon successo con la sua prima operetta Manovre d’Autunno del 1908, coglierà un trionfo, pari a quello de La Principessa dei Dollari e de La Vedova Allegra, con La Principessa della Czarda, che nel 1915 segnò il culmine e insieme la fine della Belle Epoque. Per poter apprezzare questo capolavoro in Italia, si dovrà aspettare la conclusione della Prima guerra mondiale e gli inizi degli anni’20.

Un successo che venne subito bissato con La Bajadera, classe 1921, che con il suo profumo indiano anticiperà l’esotismo de La Città  Rosa del Ranzato e segnerà, tra l’altro, il trionfo di Guido Agnoletti, detto il “Caruso” dell’operetta, nella famosissima romanza oh Bajadera, Io non Penso che a Te..; ricordiamo anche la coppia comico-soubrette, cui vennero affidate le spensierate note de Il Piccol Bar e Quando in Cielo Brillan le Stelle. Una particolarità fu l’azzeccatissimo brano, su un nuovissimo ritmo di schimmy, affidato nel terzo atto alla soubrette, con un secondo comico Luigi Filippo che, nella finzione, chiede a Marietta: signorina vuol ballar con me lo schimmy?

Nel 1924 spopolerà La Contessa Maritza, questa volta affidata, anche in disco, ad una coppia specializzata nell’operetta alla Pietri: Guido Riccioli e Nanda Primavera, contrapposti ad Ines Talamo e ad Ernesto Badini, mentre Vien Tzigan è ancora nelle mani di Guido Agnoletti.

L’ultimo incontestabile successo di Kalman, che continuerà a scrivere fino al 1945, sarà La Duchessa di Chicago che segnerà il maggior numero di registrazioni per le case discografiche tra l’intera produzione di Kalman. Si contenderanno il primato di vendite Ines Lidelba, Ines Talamo e Pina Tedeschi.

Kalman, di famiglia ebrea, a questo punto della sua carriera lasciò l’Europa per sfuggire alla persecuzione nazista, e andò a vivere in California. Ritornò in Europa 1949, stabilendo la sua residenza a Parigi, dove morì quattro anni dopo.

Elena D’Angelo

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