Il respiro della danza: il plié raccontato da Lia Courrier

di Lia Courrier
916 views

Uno dei passi più conosciuti del balletto, di quelli che vengono nominati anche da chi non ha mai preso una lezione di danza, è il plié. Tutti sanno che si esegue con il peso su due gambe, in una delle cinque posizioni, tramite una flessione delle ginocchia, fino a che i talloni possono rimanere ancorati a terra, seguita da una successiva risalita attraverso l'estensione completa delle gambe. Quando si procede oltre per il grand-plié, i talloni si sollevano, tranne in seconda posizione, per consentire una discesa più profonda e una totale flessione delle ginocchia. Questa descrizione, però, si limita a illustrare il movimento meccanico delle ossa e dei muscoli, nozioni alquanto insoddisfacenti per esprimere il mondo sconfinato di informazioni che si cela dietro e dentro al plié, elemento fondamentale per l'esecuzione di qualsiasi danza. Sebbene Arthur Saint-Leon, ballerino e coreografo francese, disse che “il fondu è su una gamba ciò che il plié è su due”, in questa riflessione estenderei il concetto di plié ad ogni situazione in cui la necessità della danza preveda di dover scendere verso il pavimento, raccogliendo l'energia per poter successivamente respingere il suolo, poiché più che del gesto tecnico in sé, mi piacerebbe parlare della sensazione di connettersi con il suolo attraverso il movimento funzionale degli arti inferiori. Il bacino, custode del peso del corpo, che sormonta i femori e riceve peso dalla colonna vertebrale, grazie alla mobilità delle articolazioni degli arti inferiori e al dialogo costante della pianta dei piedi con il suolo, compie un movimento in due fasi: gravitazionale e antigravitazionale. In virtù di questo ritmo potremmo considerare il plié come un vero e proprio respiro per la nostra danza: attraverso la respirazione polmonare -inspirazione ed espirazione – diamo ossigeno all'organismo e alle cellule, mentre con il plié – discesa e risalita – concediamo alla nostra danza lo spazio per respirare.

Nel movimento danzato attraversiamo il plié continuamente, al punto che molte volte, soprattutto quando è richiesta una velocità di esecuzione molto sostenuta, sorge spontaneamente la necessità di mantenere le ginocchia, pronte e accomodanti, in uno stato di non completa estensione, al servizio di una danza fluida, tonica e morbida. Il peso da gestire, processo che riguarda da vicino la condiscendenza delle gambe nel compito di ricevere e trasmettere in direzione del suolo, proviene dall'alto per azione della forza di gravità, trovando il suo punto di maggiore concentrazione proprio tra l'osso sacro e le due creste iliache, per poi essere trasferito alle gambe attraverso l'articolazione coxo-femorale. Da qui si evince facilmente come sia importante sviluppare una qualità di ascolto degli arti inferiori, che li renda capaci di interagire con il pavimento, sfruttando le caratteristiche elastiche e dinamiche della struttura, con il duplice obiettivo di ottenere una danza potente e plastica, ma allo stesso tempo capace di proteggere il corpo dalle forze eccessive con cui potrebbe entrare in collisione qualora non sia cosciente un'adeguata malleabilità. Il plié rappresenta un momento di raccoglimento delle energie, di relazione con il centro della terra, una discesa densa e piena di tensione, in previsione di una esplosione verso l'alto, antigravitazionale, che sia per salire in un relevé, per saltare, per spostarsi nello spazio, ma è indispensabile anche per accogliere il corpo e ammortizzare le forze durante un atterraggio.

Il plié è connesso con la fase di esalazione della respirazione polmonare, con lo svuotamento, quando l'aria esce e il diaframma si rilassa riducendo il diametro toracico e facilitando l'ascolto dell'asse verticale del corpo. Quando ci troviamo nel demi-plié in quinta posizione prima di eseguire uno changement de pied, per esempio, le nostre gambe si comporteranno come una molla sotto carica, permettendo al bacino di avvicinarsi il più possibile verso il suolo, con l'intento di caricare la propulsione, mentre la sommità della testa punterà contemporaneamente verso l'alto, nella direzione in cui andrà una volta che le gambe avranno scaricato la loro forza contro il pavimento, permettendo al corpo di  allungarsi nella sospensione del un salto per la breve durata di un istante di grazia.

Nella lezione utilizzo specifiche indicazioni verbali o esercizi, già dai primi elementi alla sbarra, per preparare le articolazioni degli arti inferiori dei danzatori, in particolare le ginocchia, a rimanere sempre morbide e pronte a lasciarsi attraversare dal peso. Trovo utilissimo sensibilizzare questi importanti punti di snodo, per sondare le varie gradazioni di plié o le sottili variazioni nel concetto di gamba allungata, comprendere come questa gamma di movimenti sia indispensabile per raggiungere una velocità sostenuta, il mantenimento dell'allineamento, la modulazione dell'altezza dei salti e la fluidità nei passaggi tra un passo e l'altro, giusto per citare solo alcuni ambiti in cui un buon controllo e uso del plié crea qualità nella danza. Mi piace pensare che nel balletto non esistano solo colori dai toni forti e decisi, ma che si possa sviluppare il lavoro utilizzando una tavolozza in cui sono presenti anche le tinte più tenui, poiché sento che solo immergendoci in queste gradazioni intermedie possiamo davvero arrivare al cuore delle cose.

Articoli Correlati

Lascia un Commento