Torna Lia Courrier e ci parla del movimento; la danza come moto perpetuo

di Lia Courrier
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Una delle caratteristiche peculiari di tutta la sostanza vivente è il movimento.

Nel nostro corpo, un costante movimento bifasico di espansione e contrazione è presente nella forma della respirazione, del battito cardiaco e nella modalità con la quale il tessuto muscolare agisce, secondo una alternanza di contrazione e rilascio, sia nella muscolatura striata che in quella liscia. Il cuore, per esempio, in 24 ore si contrae per 9 e riposa per 15, una necessità economica per ottimizzare le risorse e permettere a questo muscolo di funzionare per tutto il giorno, tutta la notte e per una intera esistenza. Le cellule stesse che compongono i tessuti del nostro corpo si muovono continuamente, immerse in un oceano liquido, con cui comunicano per scambiare informazioni chimiche, anche in questo momento, mentre state leggendo. Il pianeta su cui poggiamo i piedi e che chiamiamo terraferma beh, tanto ferma non è, dato che in questo stesso istante sta viaggiando ad altissima velocità nello spazio, roteando lungo la sua orbita attorno al Sole.

La vita è movimento, e dove non c'è movimento non si può chiamare vita. Stiamo tutti danzando, più o meno inconsapevolmente,  questa straordinaria e folle coreografia dell'esistenza, che non cessa mai di muoversi, di tramutare e di tramutarci.

La danza appartiene al vivente, o meglio, ne è una sua manifestazione, per questo ho ritenuto necessario, nel suo insegnamento, abbracciare una visione che preveda la partecipazione dell'intero essere, in ogni sua piccola parte, in una condizione che consenta alla danza di attraversare, impregnare e trasformare gli spazi interni e anche lo spazio esterno al corpo in movimento. Per progettare una simile metodologia di lavoro ho cominciato rinunciando ad una serie di abitudini che sono nettamente in contrasto con questo pensiero, come ad esempio dare indicazioni verbali quali: "tieni fermo il bacino", o "stendi le ginocchia", poiché sono frasi che suggeriscono di bloccare una parte del corpo, mentre sappiamo che è impossibile irrigidirne un segmento senza compromettere la mobilità del totale. Ho cercato una diversa terminologia, più puntuale e precisa, con l'ambizioso obiettivo di non tradire il codice del balletto, dal punto di vista estetico, rispettando però le necessità della sostanza vivente, che mal sopporta le costrizioni. L'idea di base è che, data l'inutilità del tentativo di immobilizzare il corpo o una parte di esso, in una data posizione, tanto vale invece lasciare che il movimento avvenga, assecondandolo in modo funzionale e totale.

Prendiamo un esempio estremo, una situazione in cui il corpo appare totalmente statico dall'esterno: la quinta posizione poco prima che gli accordi di preparazione giungano all'orecchio, per dare il via alla danza. In questo caso dirigeremo l'attenzione verso le forze e controforze che attraversano il corpo, l'azione del respiro che smuove e massaggia gli organi interni, il battito cardiaco che pompa ritmicamente il sangue, la muscolatura profonda che perpetua il suo gioco sottile di contrazione e rilascio per mantenere postura e allineamento, mentre il peso viaggia dall'alto verso il basso, scaricandosi al suolo attraverso i piedi. Insomma, in quella manciata di secondi in attesa che il port de bras apra l'esecuzione di una sequenza, ne sono già successe di cose! In virtù dell'ascolto consapevole di tutte queste azioni, che avvengono organicamente nel corpo, potremo fluire gentilmente verso un equilibrio nelle relazioni tra le forze che lo attraversano, e questo donerà plasticità, radicamento e potenza al nostro strumento, grazie ad una pratica che evidentemente suggerisce un' azione piuttosto che una stasi. Conoscere questo dialogo costante nel corpo danzante, senza lasciarlo avvenire sempre in secondo piano, come un rumore di sottofondo, donerà al movimento una qualità viva e pulsante, senza tensioni inespresse o irrisolte.

Quello che dovremmo sempre ricordare è che siamo fatti per la maggior parte di acqua, di fluido, e la peculiarità della sostanza liquida è proprio quella di essere in continuo movimento e adattamento. Si tratta semplicemente di seguire la propria natura piuttosto che contrastarla, per questo, riprendendo gli esempi già chiamati in causa, durante le lezioni preferisco verbalizzare frasi come "attiva una controforza nel bacino per stabilizzarlo", oppure "lascia che le rotule salgano verso l'alto per allungare le ginocchia". In questo modo il bacino, per restare al suo posto, dovrà agire e non essere bloccato, così anche le ginocchia, saranno distese, morbide e pronte a piegarsi velocemente all'occorrenza, permettendo alle gambe di dialogare agilmente contro il suolo.

La forza del corpo umano è nella sua mobilità e nella biodiversità dei tessuti che lo compongono, non nella durezza monolitica di un'articolazione che viene bloccata sotto l'azione massiva dei muscoli superficiali. Attraverso la sua fluidità il corpo, nella sua interezza, partecipa a questa danza di espansione e ritrazione mentre il movimento, al pari di una marea, scorre in ogni articolazione e la attraversa, senza mai restarne intrappolato.

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