Un’Aida Kolossal apre la stagione del Teatro Regio di Torino

di Giada Feraudo
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La nuova Stagione d’opera e di balletto 2015/2016 del Teatro Regio di Torino è stata inaugurata, la scorsa settimana, da Aida, un’opera che mancava dalle scene torinesi da un decennio.

Fra i capolavori del maestro di Busseto, Aida è sicuramente il più maestoso: non sorprende, dunque, la presenza di un premio Oscar quale William Friedkin (regista del celebre film L’esorcista) alla firma della regia dell’opera.

L’allestimento di Friedkin, prodotto per il medesimo Teatro già nella stagione lirica 2005/2006, non è il primo lavoro del regista per il teatro d’opera:  dopo il suo debutto con il Wozzeck di Alban Berg al Maggio Musicale Fiorentino, nel 1998, cura anche l’allestimento di Tannhäuser nel 2005 a Los Angeles, di Sansone e Dalila, sempre nel 2005, a Tel Aviv, e di Salomè nel 2006 a Monaco di Baviera.

L’inaugurazione di mercoledì 14 ottobre ha visto in platea un parterre di magnati americani, invitati dallo stesso Friedkin, oltre che le autorità autoctone.

Proposta in occasione della recente riapertura, con un nuovo allestimento, del ricchissimo Museo Egizio di Torino, questa Aida ha visto un’importante ed inedita collaborazione dello stesso Museo, che ha prestato alcune statue (esposte nel foyer e nella galleria) al Teatro, offrendo così un importante contributo nel campo dello spettacolo dal vivo.

L’ambientazione, spiega Friedkin, è estremamente tradizionale, senza trasposizioni spazio-temporali azzardate, anche in nome della vicinanza del Museo Egizio, e le scenografie restituiscono un Egitto assolutamente convenzionale, così come i costumi, la cui tinta prevalente è sempre il bianco.

Con Aida Verdi riuscì, pur se in maniera non sempre filologica, funzionale però ai gusti dell’epoca, a creare un Egitto tinto dalle forti passioni ma anche dai colori, dalle pompose marce trionfali e dai balli. Proprio i ballabili occupano sempre, nelle partiture di Verdi, uno spazio estremamente importante e raggiungono un livello di perfezione sui generis, che non si può paragonare a quello dei più grandi compositori del balletto soltanto perché Verdi volle mantenere i “suoi” balletti all’interno del contesto operistico.

In questo allestimento i momenti coreografici, creati da Marc Ribaud e ripresi da Anna Maria Bruzzese, sono estremamente gradevoli, mai invasivi, e seguono le indicazioni del compositore occupando a tratti la scena senza tuttavia sottrarla ai cantanti. L’atmosfera creata dalle tre creazioni coreografiche, che non prevedono ruoli solistici ma pezzi d’assieme, come si conviene alle produzioni verdiane, è sacrale per quanto riguarda la danza delle sacerdotesse del primo atto, giocosa per quella dei  moretti, per quanto molto limitata nello spazio scenico, e pomposa nella scena del trionfo. Anche gli spazi dedicati alla danza, così come il resto dell’allestimento, sono molto tradizionali, con un’alternanza di pezzi di coppia, interventi maschili, femminili e ensemble di gruppo (unica pecca l’assieme, talvolta non proprio perfetto), e si mantengono su uno stile neoclassico, con una particolare attenzione per le linee senza incursioni nel contemporaneo estremo, che sarebbero qui fuori luogo, rendendo il complesso equilibrato e gradito all’occhio estetico.

Da ricordare, infine, che questa Aida è il primo contributo del Teatro Regio di Torino, unico teatro italiano presente, al progetto europeo “The Opera Platform”, una piattaforma web totalmente dedicata alla musica lirica (www.theoperaplatform.eu). Aida sarà fruibile gratuitamente in streaming per sei mesi, a partire dal 24 ottobre alle ore 20.45, offrendo così a tutti gli appassionati di opera ma anche di balletto una bella occasione per vedere e apprezzare questa importante produzione

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