Lia Courrier conta SetteOtto: L’ identità (mica tanto) segreta degli allievi

di Lia Courrier
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Osservo i giovanissimi allievi danzanti, gli adolescenti in particolare, come misteriose ma affascinanti creature. Nella sala in cui facciamo lezione il loro mondo sfiora il mio ma senza mai compenetrarsi davvero, perché mi tengono a dovuta distanza dal confine. Vedo scambi di occhiate, risatine contagiose, sguardi fugaci allo specchio con espressioni di disappunto o di compiacimento, ma resto fuori dai giochi, sentendomi un ospite in visita. Provo una sincera tenerezza per loro, forse perché rivedo una me stessa che credevo dimenticata, sebbene debba ammettere che le nuove generazioni, dietro quella copertina così spigolosa e insondabile, spesso celano pagine estremamente complicate e tormentate. Le ansie, la paura e la brama di conoscere sé stessi, di confrontarsi con gli altri, osservandoli di scorcio, per non farsi sorprendere: chissà come si vedono, loro, da lì dentro. Per me sono semplicemente dei giovani fiori che stanno per schiudersi alla vita, con tutta la complessità che questo processo racchiude in sé. 

Ripercorrendo la cronaca degli ultimi anni, è chiaro che stiamo attraversando momenti di grande instabilità e insicurezza, dal punto di vista economico, politico, sociale e culturale. La sensazione è che tutto attorno a noi si stia preparando a mutare faccia, sgretolandosi pezzo dopo pezzo. Tutto questo, che ha già effetti devastanti sugli adulti, non può che ricadere anche su di loro che, oltre a subire gli effetti indiretti di questo cambiamento globale, si trovano anche a dover affrontare il difficile compito di crescere, di prendere decisioni importanti sul proprio futuro, in un momento in cui non si conosce ancora la propria identità. La società, infatti, sempre prima chiede loro di sapere cosa vorranno fare da grandi, di costruire e impostare la propria vita secondo schemi che non sempre tengono conto delle loro esigenze, imponendo un pensiero adulto ad una mente ancora libera e bisognosa di sognare. Non stupisce  la loro attrazione per il mondo digitale, una perfetta evasione per rimanere con il corpo da una parte e la mente in un luogo che somiglia molto di più alla loro visione dell'esistenza, rispetto  alla vita reale fatta di compiti, libri, studio, ma che è diventata anche il giardino delle mille possibilità, nel quale anche scegliere che film andare a vedere diventa estremamente complicato e fonte di dubbi. Non parliamo del percorso di studi! Quando mostrano la facciata dell'arroganza, che si manifesta con risposte evasive, un continuo disaccordo con le idee degli adulti, nascondendosi dietro a mille alibi per giustificare le loro mancanze, alla ripetizione di frasi come 'non ci riesco' o 'sono stanco', io provo ad attuare un tentativo per vedere chi c'è dietro a questa spessa corazza. Si tratta di un muro di cinta bello spesso e alto, in effetti, innalzato probabilmente per difendersi dalle invasioni, ma oltrepassato il quale posso sentire il loro smarrimento misto a paura, sottile e profonda, comprensibile se guardiamo al quadro generale della situazione, ma di cui spesso non sono neanche consapevoli, così presi a mantenere la loro immagine, a pretendere il loro posto nel gruppo, a non lasciarsi scrutare da nessuno, men che meno da me, che sono solo la loro insegnante di danza.

Io però sono molto felice che siano in sala, perché vuol dire che il loro bisogno di esprimersi e di comprendere chi sono realmente, ha trovato un canale adatto per  affermarsi e comunicare con il mondo esterno, attraverso la danza, una disciplina artistica e quindi attenta a creare uno spazio nel quale ognuno possa  lasciar emergere la propria voce. Trovo sia indispensabile far comprendere ai ragazzi, ma anche ai genitori, l'importanza di scegliere la danza e i benefici che potranno trarre da una simile attività, che non è una pratica sportiva per allenare il corpo, bensì una vera e propria scuola di vita che aiuterà i ragazzi a maturare e affermarsi come individui, indipendentemente dal loro intraprendere, o meno, la professione del palcoscenico. A volte i giovani operano le loro scelte lasciandosi guidare dall'istinto, che raramente si sbaglia. Sta a noi ricordare loro, ad ogni occasione, che trovarsi in una sala a studiare una forma di comunicazione così antica e importante per la nostra stessa specie, che storicamente ha sempre danzato in molte occasioni, non solo è un privilegio, ma anche un'opportunità di cui essere grati. Noi insegnanti siamo chiamati certamente a guidarli nell'apprendimento della tecnica, ma soprattutto a stimolare la loro curiosità verso sé stessi e verso gli altri, ad alimentare la cultura della danza, a portarli per mano, passo dopo passo, ad amare ciò che fanno, invitandoli ad essere presenti ad ogni lezione e in ogni esercizio con tutta la concentrazione possibile, perché la danza ama ricevere questo tipo di attenzioni da chi la esegue, donando in cambio una impagabile sensazione di integrità e di gioia: la motivazione stessa che alimenta il desiderio. Possiamo  mostrare loro che esiste un mondo reale ancora più bello, colorato e immaginifico di quello virtuale, e qualsiasi sia il sogno che portano chiuso dentro alla stanza segreta del loro cuore, in quello spazio potrà essere espresso senza paura, condividendolo con gli altri e chissà, forse anche realizzarlo.

Da anni non credo più nell'idea che l'arte possa salvare il mondo, ma l'Amore si, e l'Amore può essere veicolato attraverso l'atto creativo, quindi saluto con gioia tutti i giovani che si avvicinano all'arte del movimento, augurando loro di vivere pienamente questa esperienza.

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