Finchè c’è tango c’è vita : Adios Nonino di Astor Piazzolla

di Vittoria Maggio
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Grazie per la calda accoglienza di settimana scorsa a Finché c'è tango c'è vita che oggi continua la sua camminata!  

Perché nel tango si cammina, così come  si cammina nella vita e quindi dal 1915 di cui abbiamo parlato nella  prima puntata andiamo al 1959; dalla Cumparsita, il tango ballato più noto, parliamo di uno dei  tanghi più ascoltati: sì, perché Astor Piazzola voleva che Adios Nonino fosse ascoltato.

E allora anch'io mi sono rimessa all'ascolto e ho cominciato a viaggiare, trasportata dalle sensazioni con cui  questo splendido brano mi avvolge, nella sua versione del 1974 tratta dall'album intitolato Libertango, come il nome di un altro famosissimo tango di Piazzolla di cui parleremo in un altro appuntamento.

La lunga introduzione al pianoforte a tratti mi crea una suspense mista a dubbio, forse di una domanda, e sicurezza, forse di una risposta, accompagnate dalla  dolcezza che alcune note cominciano ad esprimere. Si sfocia poi nella geniale melodia principale che é in mano al bandoneon, il tipico strumento che ricorda  una grande fisarmonica. Con la soavità delle sue note acute suonate con la mano destra, il bandoneon inizia a danzare e a darsi il cambio con le note del pianoforte più gravi, più cupe e  profonde, quasi in un’alternanza di speranza e gravità.

 Adios Nonino é quasi un percorso di vita alle mie orecchie nei suoi nove minuti: c'è un inizio che è quasi una nascita, c'è calma, equilibrio; arriva poi l’esplorazione cui segue corsa, sfrenata ricerca, ansia forse angoscia,  e ancora il placarsi a metà brano con l'armonia dei suoni e poi il finale nell’arrendevole e struggente tristezza  del violino  che lentamente, come la vita,  si spegne.

Adios Nonino é legato a una vita che si spegne: é stato infatti composto da Piazzolla a  New York nel 1959 in memoria (ed ecco che  torna ancora la memoria nel tango come nella nostra prima puntata) del padre Vincente, chiamato affettuosamente Nonino, una variante ispanica del nostro vezzeggiativo Nonnino.

E anche nella mia memoria questo tango é legato a una vita che se ne é andata, e al suo sorriso che poche ore prima aveva ascoltato le note dell’amato tango, sorseggiando un bourbon seduto con eleganza nella sua verde poltrona.

 Adios Nonino  é uno dei pezzi più rappresentativi del compositore argentino, lo stesso Piazzola lo definì il suo tango numero 1. 

Esistono varie versioni di questo brano e la più memorabile é senza dubbio l'esecuzione al Teatro Carré di Amsterdam nel 1989 con  Osvaldo Pugliese, un altro grande del tango argentino.

Piazzola lo amava profondamente così come amava immensamente quel padre tanghero della “vecchia guardia”, dal lavoro poco chiaro, poiché pare fosse un collaboratore di un boss della mala, così come racconta Astor Piazzola in un’intervista raccontando che Victor “era mas loco que yo”! 

Da lui imparò  ad amare  il tango, ma nello stesso tempo ad allontanarsi da quel genere di tango che riteneva troppo popolare,  per cercare quello nuovo o meglio  per cercarne l'evoluzione ed elevarlo a musica colta, elegante.

La  biografia di Astor Piazzola potete leggerla ovunque: quello che io voglio scrivere di lui é ciò che traspare dalle sue interviste, dove il suo sguardo sicuro ti arriva dritto, nonostante YouTube, come se fosse di fronte a te; della sua determinazione di cui sono condite le sue parole, della sua caparbietà nel cercare il nuovo senza perderne però le radici, del suo racconto di Parigi dove studia con dedizione e passione la musica classica, abbandonando il tango per 5 lunghi anni senza più “ tocar el  bandoneon”, ma dedicandosi solo al pianoforte. 

Voglio ricordare della sua sfida ai canoni prestabiliti del tango: 

“in Argentina – lui ricorda – si poteva cambiare tutto ma non il tango” e lui ebbe il coraggio,  l'ardore o come dice lui “ la felice idea” di cambiare quel tango classico che anche lui in maniera totalmente istintiva aveva suonato da ragazzino accanto a Carlos Gardel, il mito del tango degli  anni ‘30/40.

I grandi di allora videro subito la sua genialità e la sua visione del futuro, la sua modernità che però mai venne meno alla fede nel tango, perché nelle sue stesse parole “ El tango se lleva dentro de la piel”… Il tango si porta dentro la pelle!

E quindi anche per oggi buon Tango a tutti, a chi già lo balla, a chi inizierà a ballarlo, a chi solo lo ascolterà oppure lo guarderà, a chi lo ama e anche a chi lo rifiuterà e male ne parlerà … A chi vive insomma perché Finché c'è tango c'è vita!

Godetevi questi 9 minuti!

Adios Nonino di Ástor Piazzolla

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Un abbraccio!

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