Stiamo vivendo in un momento di tale impulso verso il progresso, che solo al pensiero delle nostre vite giusto qualche decennio fa, ci fa sembrare impossibile di poter disporre di tutta questa tecnologia che allora non potevamo che sognare. Un processo che ha ridotto parecchio le distanze: qualsiasi angolo sperduto del mondo ci sembra raggiungibile con qualche ora di volo, oppure con quel famoso click che spalanca l'accesso ad ogni tipo di informazione, che sia per ricerca o svago. Le nuove generazioni hanno davanti un oceano di opportunità, ma non è automatico che tutta questa vastità di saperi e di conoscenza porti ai risultati che ci si potrebbe aspettare. Mi diverte chiamarla 'sindrome da ipermercato', il luogo-metafora della società contemporanea: vuoi comprare una scatola di biscotti e ti ritrovi davanti ad un intero corridoio, pieno di scaffali fino al soffitto, sui due lati, colmi di ogni genere di biscotto. Centinaia di forme, sapori, colori, prezzi, gusti differenti. Di fronte a tanta scelta può essere difficile prendere una decisione, così prendi il prodotto più vicino, quello che non ti comporta troppa fatica afferrare al volo prima di andare alla cassa.
Credo che le nuove generazioni debbano far fronte a diverse problematiche relative all'apprendimento e alla capacità di attenzione, che in quelle precedenti non erano presenti. La quantità di stimoli a cui siamo costantemente sottoposti è mostruosamente aumentata, al punto che il nostro cervello fatica a stare dietro a questo veloce susseguirsi di informazioni, non può far altro che cercare di analizzare quello che riesce a trattenere, spesso senza riuscire ad operare un'indagine approfondita sull'argomento, dal momento che uno nuovo sta già prepotentemente spingendo per attirare l'attenzione.
Se già il cervello, un atleta dell'elaborazione dei dati, ha difficoltà a gestire questi ritmi, figurarsi il corpo, che notoriamente ha dei tempi di metabolizzazione tutti suoi e un costante bisogno di allenamento prima di poter dire di aver conquistato una nuova abilità. La danza è un'attività da apprendere lentamente, passo dopo passo, non è possibile accelerare i tempi o saltare uno step senza fare confusione. Il corpo chiede tempo ed esperienza per imparare. L'offerta formativa oggi è talmente vasta che è difficile resistere alla tentazione di provare ogni cosa, ed è bellissimo poter avere tutto questo patrimonio a disposizione per poter vivere lo studio del movimento danzato da più punti di vista. Nella grande abbuffata delle lezioni di danza, però, si rischia di non andare da nessuna parte, se non esiste un criterio nella scelta di un percorso, dei maestri o dei progetti formativi a cui affidarsi. Operare delle scelte, in questo senso, richiede una discreta conoscenza della danza già in partenza, avere le idee chiare ed una forte motivazione, per poter progettare il proprio percorso formativo, finalizzato a raggiungere una solida preparazione tecnica e una significativa indagine creativa, senza concedersi troppi fuori pista, per non essere vittime della 'sindrome da ipermercato' che ti fa scegliere la lezione di più facile accesso, qualunque cosa questo voglia dire.
Avere di fronte a sé tante diverse possibilità, e tutte ugualmente raggiungibili, inoltre, può avere come risultato una sorta di pigrizia mentale, una scarsa curiosità verso la comprensione di cosa davvero un maestro o un percorso formativo hanno da dare, dal momento che non ci si ferma mai da nessuna parte abbastanza a lungo per poter affondare le mani nel piatto, togliendo la possibilità agli insegnanti di fare un lavoro approfondito su ogni allievo. Allora può accadere che alla prima difficoltà, alla prima richiesta più ardita, alle prime avvisaglie di una indispensabile routine di allenamento, si decida di andare da un'altra parte a cercare un po' di adrenalina. Come delle apine laboriose i giovani danzatori spesso saltano da un fiore all'altro, ma sporcandosi appena il muso con il polline. Con questa modalità sarà difficile arrivare a scontrarsi con le ruvide superfici che stanno appena sotto al guscio, con le rigidità e i blocchi che tutti ci portiamo dentro, non si giungerà neanche a sfiorare il proprio limite, rimanendo sempre nella propria comfort zone. Fare i conti con la routine, con la frustrazione, con il senso di impotenza, ma anche con le faticose conquiste, che riaccendono la fiamma della motivazione, vuol dire non limitarsi al semplice piacere di danzare nelle stanze illuminate dell'essere, ma addentrarsi anche in quelle in ombra, i luoghi in cui vengono custodite molte irrinunciabili opportunità di crescita per ogni danzatore, soprattutto se opportunamente accompagnati da guide competenti.
Chiaramente non voglio dire che bisogna farsi seguire tutta la vita da un solo maestro, anzi, è importante cambiare, sentire più punti di vista, ma è altrettanto importante anche saper suggere da ogni maestro il suo sapere, facendone esperienza diretta nel corpo, prima di passare ad altro. Negli anni della formazione è importante sapersi fidare dei maestri che si sono scelti.
Non tutti gli allievi cadono nella sindrome da ipermercato, ovviamente, ho allievi che mi seguono da anni e con cui abbiamo fatto uno splendido lavoro. Non di certo per merito mio, ma della fiducia reciproca, e della costanza con cui i suggerimenti sono stati seguiti, giorno dopo giorno. Quando non vedrò più queste persone in classe, sarà perché hanno preso tutto ciò che potevo dare loro.