Torna Vittoria Maggio e ci racconta le origine del tango: la Milonguita

di Vittoria Maggio
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Finché c'è tango c'è vita questa settimana resta ancora alle origini del tango, nelle prime decadi del XX secolo, quando Buenos Aires inizia a cambiare scenario e a divenire una metropoli in nuova nascita, ricca di persone differenti con voglia di fare, per lo più artisti che scambiano arte e pensiero.

É in questo contesto che appare sulla scena del tango, nelle sue poesie, nelle parole di tanghi famosi, e poi anche nel cinema e nel teatro, la Milonguita. Come abbiamo già avuto occasione di raccontare Milonga è sia un genere musicale sia il luogo dove si balla tango.

Milonguita nei primi anni del ‘900 stava a indicare però qualcosa di più, qualcosa o meglio qualcuno che in fin dei conti anche oggi troviamo nel nostro mondo moderno, anche se sotto altra forma di cultura, religione luogo, spazio e tempo. Ma é la stessa vecchia e amara storia di sfruttamento femminile!

Una giovane ragazza, povera, ingenua, fiduciosa, con famiglia disagiata e padre spesso ubriaco, a casa sua spesso costretta al nulla perché nulla ha,  va in cerca di fortuna e salvezza e crede in un uomo che  con  finta seduzione, false promesse, inganno e  reale intenzione di solo sfruttamento,  la condanna di fatto alla strada.

É la stesa storia che leggiamo sui giornali anche oggi: ecco perché mi piace il tango o meglio tutto il pensiero che c'è nel tango,  perché ogni tema di ieri é un tema anche di oggi.

Milonguita dunque si  chiama questa donna nella Buenos Aires dei primi del ‘900, e milonguitas sono i tanti cabaret delle notti del centro della città che per alcune donne della provincia poverissima rappresentavano un’ occasione di miglioramento sociale, un miraggio di nuova vita, la possibilità di crearsi un lavoro, e  che invece per lo più rimanevano solamente luoghi di scambio sessuale.

Nelle parole di molti tanghi vengono raccontate queste storie, con un intento forse in parte moralizzatore e che mette in evidenza l'immagine di queste donne legate poi a una triste fine è cioè alla morte per tubercolosi che in quegli anni fu piuttosto dilagante in città. Solo per alcune di loro viene cantata la redenzione.

C'erano tre tipi di Milonguitas nei cabaret: le “artistas” donne che erano o diventavano eccellenti cantanti; le “ coperas” che conversavano, ballavano, accompagnavano a bere i clienti coi quali poi si intrattenevano nel sesso; le “mantenidas” le amanti dei clienti più ricchi che chissà forse di loro anche si invaghivano.

Erano vestite come le donne benestanti e spesso avvolte in colli di pelliccia di volpe, spesso di volpe grigi.

Zorro gris, volpe grigia, il titolo che ho scelto per voi questa settimana. Datato 1921 questo tango  ben si presta a ballarlo stile canyengue, tipico delle origini del tango.  É forse quello più rinomato e conosciuto anche oggi ma, nonostante il ritmo sia come sappiamo giocoso, spavaldo e allegro, ha un testo triste e duro che proprio di una Milonguita racconta.

La musica come spesso accadeva fu composta prima del testo, e così quando l'autore Rafael Tuegols lesse il testo di Jose Garcia Jimenez, lo trovó troppo raffinato e forse pensó a cambiarlo d'accordo con il famoso cantante di allora, e di cui prima o poi parleremo,  Carlos Gardel.

Furono però dissuasi da Razzano, il loro lungimirante manager, e lasciarono così intatto  questo testo che con poesia racconta una storia come tante di allora e che proprio per questo ne diventa simbolo. Zorro gris fu un successo.

La protagonista é una giovane donna  piena di sogni e speranze all'inizio della sua nuova vita nel cabaret, ma che una dopo l'altra, sera dopo sera, le perde tutte come quando “ si sfoglia una rosa e i petali sconfitti cadono a terra”.

Ora può solo fingere di amare l'uomo che a sé la stringe e di cui nulla le importa , fingere di ridere nella sua “coppa di champagne gialla come l’oro che cercava”  e che fa di lei una donna ricca ma infelice.

L'elegante pelliccia di volpe grigia che porta sempre al collo solo dal grande freddo della temperatura fuori dal cabaret può ripararla ma non proteggerla da quello della sua anima.

Il grigio della sua volpe é il grigio del colore della sua anima: “ El intenso frio de tu alma lo que abrigas con tu zorro gris”.

A voi il video di questo tango cantato da Carlos Gardel:

https://m.youtube.com/watch?v=QqQytRvu-5U&autoplay=1

Come sempre anche per questa settimana, vacanziera per noi Italiani e quindi attesa con un caldo abbraccio, Buon Tango a tutti, perché  si sa, noi tangueri una milonga la cerchiamo e la troviamo sempre, anche in vacanza! Scarpette sempre in valigia!

Un abbraccio.

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