Dallo studio del canto a soli 10 anni a collaborazioni con le principali compagnie di musical italiane, dalla Rancia a Massimo Romeo Piparo. Il piacentino Tiziano Edini (classe ’86) racconta la sua esperienza di performer teatrale che lo ha portato ad interpretare oggi il ruolo di Agustín Magaldi nella nuova produzione di “Evita”.
Tiziano, la passione per il musical ti ha portato prima a Milano per studiare e poi a Roma dove oggi vivi. Raccontaci come è nata la passione per il musical.
Io nasco a Ponte dell’Olio in provincia di Piacenza e durante gli studi presso il Liceo Artistico un mio amico autore di musical Claudio Salomoni, mi consigliò di fare l’audizione per un’Accademia di Milano, la MTS! Musical the school! diretta Simone Nardini.
Io avevo sempre cantato e fatto pianobar però non avevo mai ballato, quindi ho seguito corsi privati di danza e nel maggio del 2005 faccio l’audizione per questa accademia e mi prendono. Trascorsi due anni (dove vinco anche una borsa di studio), dal 2007 inizio a lavorare e quindi mi sposto a Milano perché il primo lavoro importante è stato con la Compagnia della Rancia con “High School Musical”, poi sono arrivati “Cats” e “Gipsy” con Loretta Goggi insieme al MAS, e poi da lì mi sono spostato a Roma perché ho iniziato a lavorare con Massimo Romeo Piparo. Dal 2013 ho fatto “My fair lady”, “ Sette spose per sette fratelli”, “Sistina Story” con Montesano e Baudo, “Billy Elliot” e adesso mi ritrovo con “Evita” insieme a Malika Ayane.
Parliamo di “Evita”: uno spettacolo che inizialmente era stato pensato per l’estero.
Sì, uno spettacolo che Piparo aveva pensato esclusivamente per l’estero, ma quando ha avuto questa occasione con Malika Ayane ha deciso di portarlo anche in Italia. L’Italia comunque è un paese difficile dove fare musical, noi proviamo a fare il nostro lavoro ma è sempre un po’ altalenante e contrastato perché nonostante gli ottimi spettacoli si fatica a riempire i teatri. Ovviamente abbiamo i pienoni nei week end, ma durante la settimana è un po’ diverso mentre magari in altre parti dell’Europa la passione per il musical è un più sentita. Non ci lamentiamo, si lavora da tanto, però sarebbe bello invogliare un di più la gente a venire a teatro e per questo Piparo ha scelto un nome, Malika Ayane, che è di tutto rispetto: una persona fenomenale, vera e una grande professionista da cui si impara un sacco, una cantante strepitosa e poi vogliamo parlare della partitura di “Evita”? Una partitura difficilissima vocalmente, e lei è una grande artista.
Hai avuto modo di fare esperienze all’estero?
All’estero no, tanti miei colleghi l’hanno fatto, per esempio il Che (Filippo Strocchi) lui ha lavorato all’estero per “Cats” e “Wicked”, è un grande performer. Io invece non ho mai fatto audizioni, ci ho pensato ma non l’ho mai fatto, magari il prossimo anno.
Quanto sacrificio costa fare musical?
Io a 19 anni, finito la maturità, ho salutato i miei amici e la mia famiglia e sono andato a Milano. Ho fatto due anni di studio e ancora adesso sto studiando danza classica, prendo lezioni di canto e di recitazione, oppure se non riesco a seguire le lezioni mi trovo dei lavori un po’ più piccoli. Per esempio questa primavera ho fatto un lavoretto di prosa sulla relatività di Einstein (in occasione del centenario della relatività) che è durato poche repliche però mi ha tenuto attivo. Nel nostro mondo dobbiamo darci da fare quindi automaticamente ci teniamo sempre in movimento. Il sacrificio è perdere magari un po’ le amicizie, quelle vere che si hanno fin da bambino (almeno per me perché io ci tengo tantissimo), però quando torno a casa è sempre bello.
Dunque sacrifici per quanto riguarda i contatti personali ma anche per quanto riguarda gli orari immagino.
Gli orari sono serrati, come un lavoro vero e proprio, l’ottica è un po’ diversa ma il tempo è lo stesso: sono le otto ore di lavoro con magari gli straordinari, tutti lo fanno.
Per esempio l’allestimento di “Evita” è stato molto serrato perché in neanche un mese di prove abbiamo montato uno spettacolo molto tosto dal punto di vista delle musiche, dal punto di vista vocale e coreografico (le coreografie non sono tantissime però comunque c’è da dare spazio a tutto); quello che portava via tanto tempo era la messa in scena vera e propria perché non è un musical che ha sempre in scena tante persone, ci sono molte scene in cui ci siamo io, Malika e Filippo oppure Enrico Bernardi (Perón) e Malika Ayane da soli quindi la regia deve essere perfetta.
Il tuo ruolo in “Evita”?
Io interpreto Agustín Magaldi, il cantante di tango. Nella storia vera e propria e anche nella biografia di Evita ci sono pareri contrastanti: si dice che l’incontro tra Evita è Magaldi non sia avvenuto a Junín anzi, che lui non sia mai andato, però Tim Rice e Andrew Lloyd Webber hanno messo drammaturgicamente l’incontro nel paesino d’infanzia della protagonista.
Il mio ruolo è semplicemente quello del cantante famoso che dopo aver giaciuto con Evita una notte viene convinto a portarla con sé a Buenos Aires, dove lei inizierà la sua scalata al potere fino ad arrivare a Juan Perón. Il ruolo di Magaldi vocalmente nella versione teatrale è molto esplosivo, lascia spazio all’interpretazione, alla voce e alla vocalità, quindi mi diverto perché è un ruolo che si avvicina molto a me. Nella versione cinematografica (con Madonna e Banderas) invece è proprio il tipico cantante di tango con la voce un po’ più sottile, delicato e in stile, mentre qui è quasi comico e stacca un po’.
Qual è il sogno per il futuro?
Bella domanda. A me piace molto scrivere, ho proprio la passione della scrittura sia di musica che di testi, la mi a più grande aspirazione sarebbe portare in scena spettacoli scritti da me o addirittura riuscire a fare qualcosa discograficamente. Spero che questa passione mi porti da qualche parte. Un altro desiderio è quello di diventare un professionista, non tanto per diventare famoso ma per essere riconosciuto come Artista.