“Tutti i grandi sono stati bambini una volta, ma pochi di essi se ne ricordano”. Il Piccolo Principe di Chiara Noschese torna in scena a Torino

di Giada Feraudo
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Il Piccolo Principe, testo autobiografico scaturito dalla penna di Antoine de Saint Exupéry nel 1942 (pubblicato poi nel 1943), è uno dei libri più letti al mondo, tradotto in moltissime lingue. Proprio da questo bestseller trae spunto l’omonima rivisitazione teatrale di Chiara Noschese, che ne cura anche adattamento e regia, in scena al Teatro Colosseo di Torino domenica 9 aprile (h. 15.30 e 18.30).

Pur essendo un testo semplice e adatto ai bambini, Il Piccolo Principe presenta, ad una lettura più approfondita, tematiche complesse e svariati piani di lettura che partono dalla fiaba e dall’educazione sentimentale per arrivare alla poesia fino alla psicologia e alla filosofia. Nonostante la profondità delle tematiche prese in esame, la semplicità del linguaggio utilizzato dall’autore ne esalta pienamente il contenuto.

L’obiettivo che si pone la messa in scena concepita da Chiara Nochese è principalmente quello di trasmettere questi importanti valori ai bambini di oggi, veri e propri nativi digitali, sempre più stimolati da input diversi che si susseguono con grande rapidità, riconducendoli al piacere di ascoltare una storia e venirne coinvolti.

I bambini giocheranno con Antoine, il Piccolo Principe, aiutandolo a tornare a casa. Saranno aiutati nel loro compito da un linguaggio particolare, fatto di effetti sonori e giochi di luci che li condurranno virtualmente in un’altra dimensione.

Peculiare è l’aspetto musicale, che convive con la storia attraverso alcuni temi dei Pink Floyd presentati in arrangiamenti quasi sconosciuti.

Il pubblico potrà inoltre apprezzare le suggestive immagini a fumetti del Piccolo Principe prodotte dall’illustratrice per l’infanzia Neva Chieregato.

La messa in scena, che rispetta lo stile della commedia musicale, esalta la parte fantastica del racconto e ogni personaggio è caratterizzato da un tema sonoro che lo rende riconoscibile. Tutti questi temi, alla fine, diventano una canzone corale che, in modo molto teatrale, racconta in maniera inequivocabile quanto lo stare insieme, la collaborazione, la sinergia possano migliorare la qualità della nostra comunicazione e quindi della nostra vita.

Lo show è completato da brillanti coreografie, appariscenti costumi, scenografie surreali e da una drammaturgia assolutamente fruibile e divertente, unita a un’effettistica di luci e di suoni tipica delle commedie musicali.

“Al centro di tutto volevo tenere la storia e il suo straordinario potere di fascinazione. Riportare i bambini al piacere del racconto” dichiara Chiara Noschese.

Tempo e luogo sono appositamente decontestualizzati ma lo spettatore può riconoscere sulla scena un deserto, una vecchia stazione di servizio abbandonata, bidoni, chiavi inglesi, pneumatici, oggetti funzionali al racconto, sullo sfondo un vecchio hangar, e un uomo. Un uomo solo, smarrito, nel ruolo di Antoine, che è sia l’autore sia il protagonista (l’aviatore precipitato nel Sahara, il deserto dove avviene l’incontro con il Piccolo Principe). Più che interpretare personaggi la sua funzione è quella dello storyteller. In uno spazio volutamente vuoto, tutto da riempire, ha il difficile compito di coinvolgere ed incantare i giovani spettatori conducendoli sulle tracce delle avventure della bizzarra creatura in arrivo da un lontano asteroide, col suo bagaglio di strani incontri e domande a cui gli adulti non sanno dare risposte.

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