Había una vez! La sospensione del tempo nel tango

di Vittoria Maggio
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C’era una volta…
había una vez…
once upon a time…
es war einmal…
il etait une fois…
когда-то давно…
كان ياما كان…
曾幾何時…

Il tempo si ferma di solito con questa frase magica come solo le fiabe sanno essere, nonostante il loro profondo simbolismo legato alla realtà; magica come è la danza nel suo “stare” sempre in un momento di eterno presente.

Quando si balla infatti non c’è passato né futuro: è uno dei pochi attimi di presente che possiamo vivere.

Così è il tango, in quella sospensione di tempo che il suo abbraccio esige, grazie al quale si entra in un eterno presente, in un momento che forse non esiste o che forse, piuttosto, è l’unico esistente.

Non a caso le fiabe sono eterne: scritte nei primi decenni dell’800 hanno ancora oggi il loro fascino e simbolismo grazie al loro tempo indefinito e ai molteplici significati legati all’esistenza.

La stessa cosa succede nel tango, in quell’”attimo di eterno che non c’è” raccolto nell’abbraccio e nella circolarità antioraria della milonga, dove tutto si ferma e nel contempo scorre, dove perdersi per ritrovarsi.

Forse è per questo che noi tangueri arriviamo alle due di notte, e molto oltre, rimanendo giovani: la stanchezza sul nostro viso non c’è e perdendoci nel tango, viviamo intensamente quell’attimo di eterno.

C’è un luogo tra le valli bergamasche che più di altri incarna questa sospensione del tempo, dove tutto pare essersi fermato all’inizio del ‘900, al Liberty di cui sono vestiti i suoi palazzi delabrè, decadenti, abbandonati nella sontuosità  di un tempo che ancora li veste di quell’eleganza ormai fuori moda, perduta nei ricordi, eppure così presente!

San Pellegrino Terme e il suo Casinò incarnano la sospensione del tempo e il senso di eternità del presente più di quanto potessi immaginare.

Il Casinò nasce infatti nel 1905 come luogo di gioco d’azzardo e ambiente di perdizione, o meglio di libertà vestita di stile Liberty. Era un ambiente per soli uomini cui era concesso il triangolo di dannazione fatto di Bacco tabacco e Venere, che se non “riducono l’uomo in cenere”, certo lo “infuocano” di passione, ricordandoci non poco l’ambiente del tango di quegli anni.

La sospensione del tempo, propria anche del gioco d’azzardo, era ben protetta e favorita da spessi tendoni rossi che coprivano le ampie vetrate del palazzo per far perdere agli ospiti la coscienza del passare delle ore trascorse nel gioco, nell’oppio e nel sesso.

Allora non ballavano tango al Casinò, chi può dirlo?!

Oggi invece succede: un paio di volte all’anno infatti il Casinò di San Pellegrino si tinge di tango sotto la direzione del Maestro Marco Palladino che trasforma in un’elegante milonga d’altri tempi le ampie sale di rara bellezza, con specchi e vetrate dai disegni e dai colori che ritraggono la sensualità della natura.

I tangueri amano perdersi nell’abbraccio del compagno e sospendere il fluire delle ore abbracciati dello splendore delle antiche sale del Casinò… c’era una volta…había una vez!

E come sempre Buon Tango a tutti, a chi già lo balla, a chi inizierà a ballarlo, a chi solo lo ascolterà oppure lo guarderà, a chi lo ama e  a chi lo rifiuterà e male ne parlerà … A chi vive insomma perché Finché c’è tango c’è vita!

Un abbraccio

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