Siamo a metà strada del lungo viaggio coreutico del Ravello Festival e già si fanno i primi bilanci, soprattutto con la serata del 19 luglio dedicata a Ohad Naharin e la sua Batsheva Dance Company. Un giro di boa di inestimabile valore per Laura Valente, direttrice artistica della danza/Tendenze e nuovi linguaggi/Progetti speciali e Formazione del festival wagneriano, con il tema dominante dei muri e del loro necessario abbattimento. A distanza di un paio d’anni, ovvero da quando in Ungheria si pensò di alzarne uno al confine con i Balcani per fronteggiare il lungo cammino dei migranti. Ed a distanza di pochi mesi dalle dichiarazioni sconcertanti del fresco eletto presidente statunitense Donald Trump di ergerne un altro ancora al confine con il Messico, colpevole di divenirne spesso corridoio di immigrazione anche clandestina. Di questi e di altri muri Laura Valente ha voluto scrivere una pagina nuova di arte e cultura, attraverso la danza e la pittura di Francesco Clemente che, al fianco di Karole Armitage, ha inaugurato la sezione danza di questa sessantacinquesima edizione del Ravello Festival.
Tutto è cominciato dunque il 2 luglio, con “The Wall” di Karole Armitage, l’ex ballerina punk ospite per la seconda volta consecutiva sul belvedere di Villa Rufolo, ormai davvero il più bello del mondo della danza. Stavolta all’Armitage è stato commissionato il nuovissimo allestimento sui muri, creato sullo spartito celebre dei Pink Floyd per segnarne un nuovo abbattimento attraverso le coreografie ed il live painting di Francesco Clemente, con l’obiettivo comune di scardinarli una volta per tutte. E quel messaggio giunto d’oltreoceano da Karole Armitage è stato poi raccolto anche da Marie Chouinard, direttrice della Biennale danza di Venezia e già premiata lo scorso anno al Positano Premia la Danza quale migliore coreografa del 2016.
A Ravello la canadese ha dunque portato due dei maggiori pezzi del suo repertorio, tornando indietro di parecchi anni con “Le sacre du printemps” e “Les 24 Préludes de Chopin”. Il primo è senz’altro già stato all’epoca un rivoluzionario titolo del di per sé rivoluzionario “Sacre” di Igor Stravinskij, che Marie Chouinard ha voluto più per assoli che per danze corali. La stessa Valeria Galluccio, interprete italiana del suo ensemble, ci ha confidato dell’enorme impatto emozionale garantito alla coreografia dall’onnipresenza delle idee e delle convinzioni della coreografa canadese. Una donna evidentemente ispiratissima che ha voluto riproporre il “Sacre” rimodulato apposta per Ravello, su invito espressamente ricevuto da Laura Valente per un festival sempre più autoriale ed innovativo. Stesso discorso per “Les 24 Préludes de Chopin”, riformulato per i giovani danzatori campani del progetto di formazione “Abballamm’!”, creato sempre dalla Valente con il responsabile Gennaro Cimmino e la coordinatrice Susanna Sastro. Un progetto voluto fortemente dalla direttrice artistica per rilanciare la danza in Campania attraverso residenze con i massimi esponenti al mondo, proprio come in queste tre lunghe settimane napoletane di Isabelle Poirier, assistente della Chouinard nel confronto con i talenti di casa al cospetto de “Les 24 Préludes de Chopin”.
Ed ora fin sui tornanti di Ravello, in particolare sul belvedere di Villa Rufolo, si è atteso per mesi l’arrivo della Batsheva Dance Company, con un mercoledì davvero di fuoco al cospetto del gigante della danza israeliana Ohad Naharin. Per l’occasione si è deciso di puntare su un titolo buono per tutte le occasioni, ovvero “Decadance” del 2000, peraltro già nato con i buonissimi auspici di festeggiare il primo decennale insieme del coreografo con il suo ensemble. “Decadance” è una miscellanea di coreografie estratte dai vari di “Zina” (1995), “Kyr” (1990), “Telophaza” (2006), “Anaphase” (1993), “Mabul” (1992), “Sadeh21” (2011), “Naharin’s Virus” (2001), “Zachacha” (1998), “Three” (2005) e “Max” (2007) che hanno reso il coreografo e la sua compagnia celebri in tutto il mondo. Tuttavia mister Gaga ha dovuto apportare alcune modifiche alle coreografie, soprattutto per andare incontro alle esigenze della meravigliosa location affacciata sul panorama mozzafiato della Costiera.
Ma perché proprio Ohad Naharin al Festival di Ravello? Perché il gigante della coreografia israeliana è stato invitato per la prima volta proprio ora? C’entrano i muri, naturalmente. Soprattutto perché la direzione artistica di Laura Valente ha cambiato essenzialmente rotta rispetto al passato del festival, cominciando dallo scorso anno una rivoluzione nei contenuti e nelle scelte. Se nel 2016 si era puntato sulle donne, sulla fratellanza e sulla pace tra Stati Uniti e Cuba, quest’anno si punta fortissimo contro i muri. E chi meglio di Ohad Naharin ha dovuto fronteggiarne uno, accanto al suo fratello gemello autistico? I muri dell’indifferenza, si direbbe. O quelli dell’inclusione al cospetto delle diverse abilità. Questo e tanto altro, diremmo noi, soprattutto alla luce del metodo Gaga pensato e realizzato proprio per la sua anima gemella.
Ohad Naharin creò per lui proprio il metodo Gaga, così chiamato per evocare i primi suoni dei neonati, ovvero un linguaggio del corpo aperto a tutti, un training rivoluzionario praticato da danzatori e non-danzatori tanto che gli stessi interpreti della Batsheva Dance Company si allenano quotidianamente con il metodo Gaga. Ed ormai in tutto il mondo il coreografo non è certamente noto solo per il suo metodo o per “Decadance” proposto a Ravello. Del resto da quando nel 1990 venne nominato direttore artistico della Batsheva Dance Company, nel corso degli anni ha creato per la compagnia, ivi compresa la Batsheva – Young Ensemble, oltre trenta lavori innovativi e noti ovunque. Le sue creazioni sono state documentate peraltro in numerosi film: le prove con la compagnia Cedar Lake Contemporary Ballet proprio durante la ripresa del titolo “Decadance” proposto a Ravello sono state oggetto del documentario “Out of Focus” del 2007 del regista Tomer Heymann’s, mentre nel 2015, con la regia dei fratelli Heymann, è stato realizzato il documentario sulla vita di Naharin “Mr. Gaga”. Tutto appannaggio del pubblico di Ravello in attesa di veder cadere giù tutti i muri del mondo. A cominciare da quelli della danza, nel buon solco proposto da Laura Valente e dal suo illustre ospite.
Crediti fotografici: Maxim Waratt