Riportiamo di seguito l’estratto completo del “botta e risposta” tra la sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dorina Bianchi, e la senatrice Anna Maria Bernini, a seguito dell’interrogazione sulla “Progressiva chiusura dei Corpi di Ballo italiani nelle Fondazioni lirico-sinfoniche”, mossa dalla senatrice stessa.
La seduta di riferimento è la numero 903 e si è tenuta nella giornata di ieri, giovedì 19 ottobre.
Dorina Bianchi: “Signora Presidente, la senatrice interrogante mi permetta di iniziare questa risposta rammentando che per la Corte costituzionale le finalità perseguite dagli enti di diffusione dell’arte musicale, di formazione degli artisti e di educazione musicale della collettività costituiscono esplicazione dei principi fondamentali dello sviluppo della cultura e della tutela del patrimonio storico e artistico della Nazione, di cui all’articolo 9, primo e secondo comma, della Costituzione.
In tal senso, dal 2013 in poi, il Governo ed il Parlamento hanno posto in essere una serie di interventi legislativi finalizzati a far fronte allo stato di grave crisi del settore lirico-sinfonico e a pervenire al risanamento delle gestioni e al rilancio delle attività delle fondazioni.
Innanzitutto, è stato delineato un percorso di risanamento per le fondazioni in crisi, che sono state chiamate a presentare un apposito piano, sottoposto ad approvazione – su proposta del commissario di Governo – sia del MIBACT sia del Ministero dell’economia e delle finanze. È stato inoltre istituito un fondo di rotazione, a cui hanno avuto accesso fino ad oggi nove fondazioni lirico-sinfoniche.
Ai fini del risanamento, l’articolo 11 del decreto-legge n. 91 del 2013, tra i contenuti inderogabili per aderire al suddetto piano da parte delle fondazioni lirico-sinfoniche in stato di crisi, prevede, al comma 1, lettera c), «la riduzione della dotazione organica del personale tecnico e amministrativo fino al cinquanta per cento di quella in essere al 31 dicembre 2012 e una razionalizzazione del personale artistico».
Per la Fondazione Arena di Verona, a cui la senatrice interrogante fa riferimento, l’integrazione del piano di risanamento di cui alla legge 28 dicembre 2015, n. 208, articolo 1, comma 355, approvato con decreto interministeriale dell’8 settembre 2017, prevede «in aggiunta a quanto siglato con le organizzazioni sindacali, la cessazione dell’attività del corpo di ballo stabile attraverso procedura di mobilità ex lege n. 223 del 1991 e/o campagna di incentivazione all’esodo».
Al riguardo, il sovrintendente dell’Arena di Verona ha fatto presente che «il numero di tersicorei stabili in Fondazione non avrebbe consentito di svolgere una regolare attività di balletto se non attraverso l’integrazione con un numero almeno pari di elementi aggiunti (…). In ogni caso, almeno sei dei tersicorei stabili risultano in prossimità del raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia. Pertanto, la continuazione dell’attività di balletto, avrebbe presupposto costi di gestione insostenibili, puntualmente analizzati nel piano di risanamento, a fronte di ricavi risibili.
Nel corso delle procedure di contrattazione è stata proposta a tutti gli interessati una soluzione transattiva consistente nell’erogazione di 70.000 euro netti una tantum (…) oltre all’impegno ad assunzioni a termine per 120 giorni all’anno (…) per tre anni e la conservazione del diritto di precedenza per i periodi successivi. Al momento dodici dei diciotto tersicorei interessati hanno accettato detta soluzione transattiva».
Occorre, inoltre, ricordare che le fondazioni lirico-sinfoniche agiscono in piena autonomia gestionale, così come sancito nell’articolo 3, comma 2, del decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367 e che, nel caso di specie, il Piano di risanamento della Fondazione Arena di Verona è stato approvato dall’Autorità di governo con decreto interministeriale 8 settembre 2017, sono stati di conseguenza resi disponibili, oltre l’ordinario contributo FUS, ulteriori 10 milioni di euro, da destinare al risanamento dell’ente ed al rilancio delle attività.
Vorrei evidenziare, infine, che il disegno di legge n. 4651, di iniziativa governativa, recante «Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia», recentemente approvato da quest’Assemblea e attualmente all’esame della VII Commissione della Camera dei deputati, riconosce fortemente il valore della tradizione dei corpi di ballo italiani, con l’attribuzione di ulteriori fondi e strumenti di promozione.
Gli interventi normativi sopra accennati e le relative misure adottate evidenziano l’impegno del MIBACT e del Governo per il risanamento di un settore considerato strategico per il nostro Paese, in linea con quanto previsto dall’articolo 9 della Costituzione”.
Anna Maria Bernini: “Signora Presidente, ringrazio naturalmente la sottosegretaria Bianchi per aver voluto tentare di dare una spiegazione in realtà impossibile. Mi ritengo profondamente insoddisfatta di questa risposta, di cui sinceramente non comprendo il senso. Non comprendo se il Governo ritenga responsabili le 13 fondazioni lirico-sinfoniche dell’eliminazione di un tratto fondamentale della nostra cultura italica, ossia la tradizione dei corpi di ballo.
Noi sappiamo che le fondazioni lirico-sinfoniche vengono finanziate dallo Stato per tutelare tre ambiti di operatività artistica: la musica, l’opera lirica e il balletto. Avevamo 13 fondazioni lirico-sinfoniche e avevamo 13 corpi di ballo; ora sono rimasti quattro corpi di ballo. Giustamente la Sottosegretaria ricordava il mio riferimento all’Arena di Verona, solo l’ultimo degli “eccidi” che sono stati compiuti – uso un termine forte in maniera non casuale – su corpi di ballo che rappresentano per noi una grande opportunità sotto diversi profili: culturale, sociale, economico e politico.
Mi spiego nei pochi minuti a mia disposizione perché si tratta di un tema su cui il Governo ha avuto un approccio profondamente miope, sicuramente non sanato da quella legge sullo spettacolo che la Sottosegretaria prima menzionava. La legge sullo spettacolo è rimasta sorda, esattamente come le politiche del Governo, rispetto ad una istanza che i corpi di ballo stanno portando avanti, con petizioni che arrivano fino al Presidente della Repubblica e che sono rimaste, purtroppo, inascoltate. I veri emendamenti, quelli importanti, che avrebbero portato veri fondi e avrebbero consentito vere riaperture dei corpi di ballo, sono stati tutti cassati.
Perché ritengo che sia un valore culturale avere corpi di ballo almeno corrispondenti alle 13 fondazioni lirico-sinfoniche? Perché noi siamo gli inventori del balletto. L’Italia ha esportato il balletto in tutta Europa e in tutto il mondo: lo ha esportato in Francia e in Russia e ora noi ci troviamo ad acquistare pacchetti di ballo, proprio perché ci mancano corpi di ballo permanenti con dei costi significativi per i vari teatri dell’opera. È assolutamente improponibile, oltre che in spregio ad una norma che prevede che non si possano acquistare pacchetti artistici di ballo che siano diversi dalla nostra offerta nazionale per oltre il 5 per cento del totale. Questo la Sottosegretaria lo sa bene.
È un grande limite sociale il fatto di aver smantellato i corpi di ballo. Abbiamo 1,4 milioni di giovani che studiano balletto, che in questo modo riescono ad avere un beneficio nel corpo e nella mente, allontanando il vuoto, l’immaterialità e il senso di alienazione che purtroppo i fatti di cronaca di tutti i giorni drammaticamente ci raccontano. Sono più dei giovani che si iscrivono alle associazioni calcistiche. Come possiamo non accontentare e non soddisfare queste risorse umane, quando in realtà – e arrivo al terzo punto – i Paesi europei più illuminati di noi, come la Francia e la Germania, considerano i corpi di ballo un valore aggiunto? La Germania ha 50 corpi di ballo e la Francia addirittura 95 e considera i corpi di ballo un arricchimento, non solo culturale ma anche delle potenzialità e dei valori specifici dei singoli territori. Non possiamo ancora una volta avere un atteggiamento miope, oltre che sacrificare e mortificare le istanze, le esigenze e le aspettative di 1,4 milioni di giovani. Non possiamo ancora una volta rinunciare ad un valore tipico e specifico della nostra nazionalità italica e non possiamo soprattutto fingere che ciò rappresenti una responsabilità delle fondazioni lirico-sinfoniche.
Il Governo è stato sordo nell’arco di tutta la legislatura ad un’esigenza fondamentale che la nostra cultura ci chiede, ad un obbligo che doveva corrispondere ad un finanziamento delle fondazioni lirico-sinfoniche e ad una visione “avantista” del futuro che avrebbe potuto dare delle risposte. Noi daremo invece queste risposte. Mi auguro infatti che, in occasione della formazione del prossimo Governo, saremo in grado di non mortificare ancora una volta delle richieste, dei bisogni e delle istanze che hanno radici profonde e che guardano al futuro, come raramente accade, in contesti che uniscono dimensioni composite come la dimensione sociale, economica e culturale. Mi auguro quindi che saremo in grado di rispondere ad una domanda che mai come in questo caso guarda al futuro”.
Per approfondire:
ORDINE DEL GIORNO – SEDUTA 903