Dalla ROH, il folle viaggio di “Alice nel paese delle meraviglie”

di Sabrina Ronchetti
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Poter assistere nei cinema della propria città in diretta mondiale alla proiezione dei balletti delle più grandi compagnie del mondo è sicuramente un grande privilegio. È successo anche a me, lunedì 23 ottobre, giorno della diretta dalla Royal Opera House di Londra di “Alice nel Paese delle Meraviglie”, balletto che apre la stagione autunnale di danza del Royal Ballet.

La storia è nota a tutti. Ambientata in epoca vittoriana, Alice, figlia di una coppia benestante e convenzionale, è una bambina ricca di fantasia, curiosità ed entusiasmo. Un pomeriggio, stanca ed annoiata dagli ospiti che i genitori avevano invitato per il thè, Alice si allontana nel giardino di casa e, sedutasi su una panchina, si addormenta, ma viene svegliata dalla comparsa di uno strano personaggio: un buffo coniglio bianco, vestito molto elegantemente, il Bianconiglio, che, con un orologio da taschino in mano, preoccupato per il suo ritardo, si infila in un buco del terreno e scompare. A questo punto, la curiosità di Alice prende il sopravvento: segue di corsa il coniglio dentro al buco e si ritrova a cadere per metri e metri fino ad arrivare nel Paese delle Meraviglie dove incontrerà personaggi stranissimi e dovrà affrontare situazioni surreali.

Confesso che mi sono recata al cinema un po’ prevenuta poiché, pur amando da sempre la compagnia britannica che ho seguito fin da bambina essendo nata e vissuta a Londra, non ho mai molto amato la favola di Lewis Carroll. Per ogni bambina inglese, “Alice nel Paese delle Meraviglie” è una lettura obbligata; molti bambini ne rimangono totalmente affascinati, ma, al contrario, io l’ho sempre trovata una favola strana, a tratti angosciante: si cade in un buco che non si sa dove porta, si incontrano personaggi strani, spesso matti, e il Paese delle Meraviglie è un luogo dove la logica è completamente alterata e questo mi ha sempre trasmesso un po’ d’ansia!

In più, trasporre in danza una storia così complessa dove i personaggi sono dotati di una forte caratterizzazione e personalità, è sicuramente un grosso rischio: e non mi riferisco solo ad Alice, ma anche al Cappellaio Matto, la Regina di Cuori o il Bianconglio!

E poi, come rendere quel mondo deformato nella logica dalle prospettive alterate, senza ricorrere a proiezioni o abuso di aiutini tecnologici? Beh, con tutti questi dubbi mi sono avviata al cinema della mia città spinta per lo più dalla curiosità.

Partita la diretta da una Royal Opera House completamente esaurita, si vede comparire la magnifica Darcey Bussell, famosa ex Principal della compagnia, che parla direttamente dal palcoscenico del teatro, e ci introduce allo spettacolo con interessanti interviste realizzate con i protagonisti del balletto: il coreografo, il compositore della musica, il Direttore della Royal Ballet, non i danzatori, troppo tesi per lo spettacolo!)

Inizia: al primo attacco del Direttore d’orchestra mi rendo conto che il compositore della musica, il geniale Joby Talbot, aveva fatto centro; si sente in continuazione un ticchettio delicato che ci rimanda subito al personaggio del Bianconiglio in perenne ritardo, la dolcezza e la freschezza gioiosa del tema che caratterizza il personaggio di Alice, e poi il valzer un po’ strampalato, e tutto ci trasporta subito nel mondo magico del Paese delle Meraviglie.

Da questo momento è il trionfo dei colori: il raffinato costumista Bob Crowley si è divertito a giocare con le forme, con i colori dei costumi, senza tralasciare il più piccolo particolare, niente è lasciato al caso. Basti pensare alle scarpette da punta cosparse di diamanti, o alla creazione di un enorme Stregatto- marionetta mossa da invisibili presenze nascoste nel buio della scena. E ancora, i costumi delle carte da gioco, del Cappellaio Matto e della terribile Regina di Cuori: un vero tripudio di fantasia!

Tutti i danzatori della Compagnia, non solo i solisti e i Principals, sono coinvolti nel balletto: in alcuni momenti si vedono anche gli allievi della Royal Ballet chiamati ad interpretare i dolcissimi ricci utilizzati dalla Regina di Cuori nella sua strampalata gara di cricket.

Lauren Cuthberson, Principal della Royal Ballet sulla quale venne creato il personaggio nel 2011, è una magnifica Alice: gioiosa, curiosa, perennemente sorridente, magica, vestita con un abito lilla, e un semplice cerchietto a fermare i suoi capelli acconciati a caschetto. Resta in scena perennemente: le si chiede uno sforzo enorme in energia, tecnica, espressività, teatralità che affronta con magistrale sicurezza.

Federico Bonelli è un Fante di Cuori elegante e romantico, un perfetto partner per la Cuthberson alle prese con passi a due dai passaggi davvero ostici, ma resi con una tranquillità e una facilità sorprendente: una vera poesia.

La Regina di Cuori è Laura Morera: di una cattiveria tagliente, ma allo stesso tempo dotata di una ironia intelligente che in alcuni momenti strappa fragorose risate al pubblico londinese. Colpo di genio la parodia dell’Adagio della Rosa della Belle Addormentata che danza con una tartina al posto della rosa, prendendo a schiaffi i suoi “pretendenti”.

Steven MacRae impersona un Cappellaio Matto sorprendente: ironico, scatenato, accattivante. Sembra uscito da un film di Tim Burton. La sua danza, scandita dal tip tap, è talmente coinvolgente che ti viene voglia di alzarti dalla poltrona per ballare con lui. Un vero artista.

Anche James Hay è bravissimo: un Bianconiglio divertente, irrequieto, perennemente agitato per il suo ritardo che cerca di proteggere Alice dalla bizzosa Regina.

Incredibile la coreografia di Christopher Wheeldon che ha giocato su una commistione di autentico balletto classico unito a tratti della danza contemporanea e ha impostato sui suoi ballerini un lavoro ricercato sulla mimica e sulla recitazione che però mai cade nella caricatura, sempre misurata ed efficacissima.

Si è talmente coinvolti in questo turbine di emozioni, che le quasi tre ore di spettacolo volano. Quando arriva il finale, e la Cuthberson si ritrova insieme a Bonelli in epoca moderna a leggere il libro “Alice nel Paese delle Meraviglie”, ci si sente un po’ tristi per avere abbandonato quel magico mondo di pazzia per ritrovarsi nel nostro mondo. Ma la follia si può trovare anche qui, basta cercarla, e ce lo suggerisce l’arrivo di James Hay, l’interprete del Bianconiglio, vestito in abiti moderni, che raccoglie da terra il libro abbandonato dalla Cuthberson e Bonelli e, nel piegarsi di schiena al pubblico, fa intravedere il suo morbido codino bianco da coniglio.

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