Che cos’è una vita #NextToNormal? È tutto ciò che celano i nostri pensieri, i nostri desideri remoti, le paure che si annidano fra la pancia e lo stomaco, la voglia di amare che ci fa tremare, fra trepidazione e realtà.
È quando realizzi di piangere da circa l’inizio del secondo atto che capisci che quello a cui stai assistendo è un capolavoro del teatro musicale.
Le migliori produzioni teatrali riescono ad entrarti dentro, ti lasciano con una sensazione di stordimento fino all’uscita dal teatro, e a volte anche oltre. Ti obbligano a riflettere, a fare delle considerazioni su te stesso perché, in qualche misteriosa maniera, anche la storia più lontana da te riesce ad avere delle affinità con la tua.
L’impagabile sensazione che può derivare solo grazie a poche ore in uno spazio oscuro, che collega a livello emotivo attori e pubblico, condividendo quella esperienza comune, va oltre l’intrattenimento, raggiunge e tocca il cuore in una brillante sinfonia di energia emotiva.
Questo è esattamente quello che succede quando si assiste a Next to Normal, ed è qualcosa di veramente magico. O meglio: è questa la magia del teatro.
Il musical racconta la storia dei Goodman: il padre Dan (Antonello Angiolillo), la madre Diana (Francesca Taverni), il figlio Gabe (Mario Ortiz, ma nelle ultime repliche Renato Crudo) e la figlia Natalie (Laura Adriani). Apparentemente sembrano una famiglia “normale”, ma in realtà sopravvivono a malapena. Sono infatti costretti a fronteggiare ogni giorno il disturbo bipolare di Diana, che non riesce ad accettare il fatto che il figlio Gabe sia morto da neonato sedici anni prima, e che quello che crede di vedere non sia che una sua proiezione mentale di come sarebbe il figlio se fosse vissuto.
Nel corso della storia, Diana e la sua famiglia attraversano gli alti e bassi di chi soffre di disturbo bi-polare: prima attraverso la terapia e i farmaci, poi con trattamenti sempre più estremi come l’elettroshock. Durante questo viaggio il pubblico testimonia, in tutta la sua cruda emozione, come il dolore, l’agonia e la perdita possano distruggere una famiglia, il tutto raccontato attraverso parole in musica.
Con una partitura di natura rock scritta da Tom Kitt e testi e libretto forti, spiritosi e affascinanti di Brian Yorkey, Next to Normal realizza l’impossibile: dare forma a un musical sulla malattia mentale. Ma è più di quello, è un musical sul dolore, sulla perdita, sulla famiglia, sulla speranza e sulla luce in fondo al tunnel. Il musical, che ha vinto il Premio Pulitzer nel 2010 per la drammaturgia, dà voce (e musica) a emozioni così forti che chiedono espressamente di essere cantate.
Ciò che sorprende di questa produzione, realizzata in Italia dalla STM con la collaborazione della Compagnia della Rancia e la regia di Marco Iacomelli, è la perfetta combinazione di sceneggiatura, cast, partitura e spazi scenici. L’impostazione intima amplifica l’emozione, creando una connessione immediata che non si esaurisce fino agli ultimi accordi del numero finale.
Un must-see anche per il brillante cast. Come Diana, la straordinaria Francesca Taverni è cruda, a pezzi e raggiante. La sua voce è semplicemente perfetta e trasmette un milione di emozioni in una sola parola. Dan, Antonello Angiolillo, ci offre una voce incredibile e mostra una capacità altrettanto forte per catturare le emozioni conflittuali dell’uomo che è sempre stato al fianco di Diana attraverso tutti i suoi alti e bassi. La giovane Laura Adriani porta in scena una Natalie chiara, potente e con una voce brillante. Renato Crudo, Gabe, in parte di ragazzo d’oro e in parte enigma, offre potenti emozioni in ognuna delle sue scene e una voce che si eleva in ogni canzone. Brian Boccuni, Dr. Fine e Dr. Madden, offre solide prestazioni nei rispettivi ruoli dei medici di Diana .
Un’altra chicca che rende Next to Normal uno spettacolo unico nel suo genere è il set design di Gabriele Moreschi. Lo scheletro della casa su tre livelli evoca i pensieri turbolenti della mente di Diana e crea un senso di movimento e transizione. Anche il disegno luci di Valerio Tiberi amplifica e concentra l’emozione: la scelta di associare un colore diverso a ogni situazione e stato d’animo aiuta lo spettatore a districarsi in questo viaggio, che è un crescendo di emozioni sempre più forti. Dal GIALLO, come i sogni infranti nello spazio “quasi normale” della vita, al BLU, la consapevolezza di ripartire, anche quando non si conosce la strada, all’ ARANCIONE, quando c’è la speranza anche l’insperato diventa possibile, al ROSSO, il coraggio di essere presenti, la forza che non può mancare.
Nel complesso, il cast creativo e artistico ha dato vita a uno spettacolo che racconta una storia onesta e autentica, in un modo che ti fa sentire vicino a queste personaggi, nonostante le loro rotture e i loro profondi problemi. Next to Normal non è facile da guardare, date le sue tematiche impegnative e il suo peso emotivo, ma il suo potere e la sua brillantezza sono qualcosa che tutti dovrebbero avere la possibilità di sperimentare.
Il regista Iacomelli con le date di Milano ha concluso il suo adattamento di questo spettacolo, su Facebook annuncia il futuro di Next to Normal:
“Oggi e domani Next to Normal andrà in scena per l’ultima volta con la mia regia. Ringrazio di cuore i miei soci, tutti i miei collaboratori e gli otto artisti che in questi tre anni hanno lavorato insieme a me. Mettere in scena Next to Normal è un privilegio per un regista. Passo con gioia e orgoglio il testimone a Costanza Filaroni, diplomata regista alla Scuola del Teatro Musicale, che lo porterà magnificamente a Roma in una versione completamente nuova.”
Next to Normal è un viaggio, un viaggio nella vita dei Goodman, ma anche un viaggio dentro la propria vita. Non sempre è facile, a volte farà male, ma sicuramente uscirete dal teatro arricchiti di qualcosa. Provare per credere.
“Belane, sei svitato?” “Chi lo sa? La pazzia è relativa. Chi stabilisce la normalità?” “Non lo so.” (Charles Bukowski)
Crediti fotografici: Gaetano Cessati e Giovanna Marino