A poco più di trent’anni dal suo primo debutto torna in scena a Torino (Teatro Colosseo, 17 gennaio 2018) e a Genova (Teatro Politeama, 18 gennaio 2018) il balletto Giulietta e Romeo firmato dal coreografo e regista Fabrizio Monteverde, in un riallestimento del 2017 che ha avuto la sua prima regionale per il Piemonte a Vignale, in occasione dell’apertura del festival. Protagonisti i danzatori della compagnia del Balletto di Roma.
Per Fabrizio Monteverde questa ripresa è un intenso ed emozionante ritorno alle origini dell’ispirazione: “All’epoca della creazione si trattava per me della prima produzione a serata intera per una compagnia di base classica (il primo allestimento fu creato nel 1989 per il Balletto di Toscana di Cristina Bozzolini, ndr); scelsi di sfidare la tragedia di Shakespeare, opera d’amore e morte, e mi confrontai con la partitura di Prokof’ev, rispettandone i toni e le sequenze narrative. Oggi torno a quella versione che composi a trent’anni, riscoprendo il senso delle mie scelte estetiche e drammaturgiche, ma rimodellandole su nuovi interpreti. Un’esperienza intensa, emotivamente e artisticamente, che coinvolge il mio passato e il mio presente”.
Nella messinscena voluta da Monteverdi la Verona shakespeariana si tramuta in un indefinito paese del sud dell’Italia, all’indomani del secondo conflitto mondiale. Un tratto di muro diroccato, quasi unico elemento scenico, ricorda il recente conflitto ma anche il desiderio di rinascita e di nuova vita, di nuovi valori. Ne è simbolo anche il titolo ribaltato: Giulietta e Romeo, anziché il tradizionale Romeo e Giulietta. E proprio Giulietta, la protagonista femminile, acquista in questa versione una particolare connotazione di forza e di ribellione. Audace ed intraprendente, in lotta contro una società che impone una tradizionalista e avvilente condizione della donna, Giulietta è qui una giovane indipendente e audace, che fa innamorare di sé un Romeo timido e introverso ma allo stesso tempo travolto dall’energia e dalla vitalità di lei.
Accanto ai due protagonisti trovano spazio anche due personaggi poco trattati nella tradizione, che in questa versione muovono i fili della tragedia: le madri Capuleti e Montecchi, padrone ossessive e compiaciute di una trama resa ancor più tragica dall’intenzionalità dell’odio e dall’istigazione alla vendetta.