Segnate questa data: 6 ottobre 2018. Perché? ce lo spiega Lia Courrier

di Lia Courrier
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Quando meno te lo aspetti l’umanità ti sorprende.

Proprio quando pensi che tutto stia scivolando giù nell’abisso, come in un girone dantesco, ecco che accade qualcosa che riaccende la fiamma della speranza in fondo al cuore e alleggerisce l’anima. Anche se siamo tutti ben consapevoli di quanto realizzare un cambiamento sia difficile, e spesso non avviene del tutto o nel modo sperato, l’energia di una motivazione e di una azione condivisa è sempre una forza potente a cui è difficile resistere.

Per il 6 di Ottobre dell’anno corrente è stata indetta una Manifestazione unitaria del settore Cultura, che raccoglie molte maestranze e categorie di settore: dai professionisti dei Beni Cuturali agli operatori, dai professionisti del cinema a quelli dello spettacolo dal vivo.

Come recita il Manifesto dell’evento, pubblicato su un sito creato per l’occasione (www.manifestazionecultura.it/manifesto), la cultura è l’unica attività a non aver minimamente sentito la crisi che ha messo a tappeto l’economia dell’intero paese, anzi, ha manifestato una controtendenza, con entrate che sono addirittura aumentate in termini di profitto e di utenza. Purtroppo lo Stato sembra non essere interessato a questo dato, evidentemente non vede nella cultura un mercato da cui ripartire, investendo e sostenendo anche chi in questi anni ha portato avanti i propri progetti in mezzo a mille difficoltà. Abbiamo invece assistito, negli ultimi decenni, ad un progressivo taglio delle risorse, ad un ostentato disinteresse, tanto che molti talenti si sono visti costretti a costruirsi una carriera all’estero, perché qui non si fa altro che studiare per poi non riuscire a trovare occupazione con regole contrattuali e fiscali o un adeguato trattamento economico.

Proprio per questo è stata indetta la manifestazione che intende attirare l’attenzione delle istituzioni e allo stesso tempo fare delle richieste, chiare e definite, che sono riportate su questo Manifesto, che ha tutta l’aria di una dichiarazione d’intenti a lunga gittata nel tempo.

Tra i promotori dell’evento ci sono sindacati, associazioni, fondazioni, una lunga lista di organismi e associazioni di portata nazionale, che potete vedere sul sito alla pagina dedicata (www.manifestazionecultura.it/chi-siamo): non si tratta di un evento locale, ma di qualcosa di grande e di sorprendente. Non credo sarà facile cambiare la tendenza, così diffusa nella politica nostrana, di considerare la cultura solo come qualcosa da tirare in ballo solo quando si tratta di lustrarsi la reputazione cole eccellenze internazionali, oppure come qualcosa che riguarda artisti deceduti da almeno duecento anni, ma trovo interessante che un movimento simile abbia finalmente deciso di emergere. Che finalmente ci si voglia unire per chiedere ad alta voce di non essere più trasparenti, di essere considerati parte di questa economia, di questa società, della cultura di un Paese che ha una storia unica e un patrimonio artistico di inestimabile valore, talmente vasto da non riempire solo i musei italiani ma le sale di mezzo mondo.

Il settore della danza, da sempre considerata un po’ la cenerentola delle arti, con una percentuale ridicola del FUS ad essa dedicata, è forse quello che in questi ultimi anni ha visto il periodo più buio, con la chiusura di molti corpi di ballo e l’assenza di una programmazione seria e continuativa nei cartelloni, se si escludono le rassegne gli eventi speciali a cura delle poche reti che riescono a far circuitale gli spettacoli (ad esempio Aldes o Anticorpi). Per il resto è il deserto dei tartari, un vuoto non solo nelle stagioni teatrali, ma anche nella cultura dei programmatori e dei direttori artistici, che spesso operano le scelte pensando solo al botteghino.

Una delle richieste contenute nel manifesto è proprio riportare le Fondazioni Lirico- Sinfoniche ad Enti Statali, perché questo esperimento, durato anche relativamente poco, si è dimostrato fallimentare in molti casi. Certo non sempre a causa delle inadeguate erogazioni, bisogna proprio dirlo, ma anche per mala gestione, poca trasparenza, scarsa lungimiranza nella stesura dei progetti e nel rilancio di una cultura musicale e teatrale che a volte appare un po’ polverosa e anacronistica, rispetto a ciò che sta accadendo nel resto del mondo.

Da tutta Italia si stanno muovendo le organizzazioni per permettere ai manifestanti di raggiungere Roma il 6 ottobre. Tutti sono i benvenuti, ovviamente, non solo i diretti interessati, perché della cultura beneficiano soprattutto i cittadini, oltre chi si occupa di promuoverla e produrla.

Citerò in conclusione la frase che chiude il Manifesto, con la speranza che finalmente la cultura possa occupare una posizione centrale nel rilancio economico di questo Paese in ginocchio. Un patrimonio, il nostro, che affascina i cittadini di tutto il mondo che ogni anno viaggiano per assaporare la fragranza e la bellezza dei nostri musei, delle nostre città, del nostro teatro.

Sarebbe proprio qualcosa di cui andare fieri.

“Il 6 Ottobre la Cultura italiana si muove, unita: smettetela di mentirci, smettetela di sfruttarci, e lo vedrete, vi #RilanciamoIlPaese.

Il 6 Ottobre 2018, una Manifestazione unitaria nazionale per la Cultura e il Lavoro. E da lì non si torna indietro

Vi aspettiamo in piazza. Non serve a noi, serve al Paese.”

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