Torna a Milano nella magica milonga del Cristal, col suo accogliente prisma di colori e suoni variopinti, l’orchestra di tango più famosa al mondo, quella più geniale, ricca negli accordi, nelle variazioni, nel ritmo, quella che fa spettacolo più delle altre.
Dieci elementi di cui 4 violini, 4 bandoneon, pianoforte, contrabbasso; camicie e mocassini rosa schocking, completi neri lucidi, pettinature sciolte e disinvolte, visi contornati da barbe moderne e tanta tanta energia.
I componenti de la Juan Darienzo suonano “fisicamente” ogni loro nota: accompagnano cioé col loro corpo la potente ritmica dei brani, saltano marcando il tempo, urlano come guerrieri maori all’inizio della battaglia, conquistano il pubblico a colpi di archi di violini, mantici e bottoni, tasti e corde di crini di cavallo.
Età media 30 anni, i componenti dell’orchestra argentina sono musicisti professionisti e appassionati cultori del tango da generazioni e hanno il loro ledaer nel primo bandoneon, Facundo Lazzari, nipote del primo bandoneonista dell’orchestra originale di D’Arienzo degli anni ’50.
Si sono incontrati e uniti nel 2012 e da allora viaggiano per il mondo portando sui palcoscenici quel ritmo cosi dannatamente folle, quella ritmica cosi “Loca” che tanto ha contraddistinto il suo genio creatore: Juan D’Arienzo.
Musicista, autore e soprattutto direttore d’orchestra, nasce da immigrati italiani nel 1900 e nei suoi 76 anni di vita compone, arrangia e dirige centinaia di brani che ancora oggi fanno correre i ballerini di tango a riempire la pista della milonga. I tangueri, stanchi e doloranti dopo una nottata di ballo, non resistono al ritmo energico e vigoroso di questo straordinario artista, sono sempre pronti a scendere in pista e a tornare a ballare.
Tornare a ballare. Questo il segreto di Juan D’Arienzo.
“Dal mio punto di vista, il tango è, prima di tutto, ritmo, nervo, forza e carattere. Il tango delle origini, quello della vecchia guardia, aveva tutte queste caratteristiche, e noi dobbiamo cercare di non perderle mai. Da quando le abbiamo perse, alcuni anni fa, il tango argentino è entrato in crisi. Modestia a parte, ho fatto tutto il possibile per far in modo che ritornasse in auge!”
Il grande artista è tornato alle radici del tango, diluite se non perse negli anni ’30 per una sorta di rallentamento nel ritmo della musica che aveva lasciato grande spazio ai cantanti dell’epoca e poco alla parte strumentale, all’orchestra e quindi al ballare.
Partendo dalle orchestre dei così detti anni d’oro del tango, D’Arienzo ritorna alla musica in 2/4, al dos per cuatro, al ritmo della pulsazione naturale del nostro cuore che caratterizzava la musica della Vecchia Guardia.
Ritorna all’incalzante ritmo originario del tango e ne raffina il tratto e il gusto, arricchendolo di arrangiamenti moderni, strumentali, di pause e di rincorse, togliendo tutto ciò che era prevedibile all’ascolto e aggiungendo la sorpresa nell’esecuzione.
La sorpresa, ecco D’Arienzo ancora oggi sa sorprendere: bisogna essere dei ballerini molto preparati per ballare D’Arienzo, sia dal punto di vista tecnico, sia soprattutto dal punto di vista dell’ascolto; bisogna avere ascoltato i suoi pezzi un numero infinito di volte per riuscire a entrare nella sua dinamica e a non cadere nei “tranelli”, negli scherzi di ritmo che creano una forma di competizione con se stessi e inevitabilmente con le altre coppie danzanti.
I ballerini con la sua musica segnano e marcano il tempo delle notti danzanti. Un tempo musicale che è fatto di vado e torno, di arresto e riprendo, accelero, rallento e stó! Di passi che si fanno leggeri, quasi silenziosi come gli assoli degli strumenti, e che si trasformano poi in passi marcatamente marcati che ti fanno sentire le gambe come moltiplicate che ballano assieme, così come è l’insieme corale degli strumenti della sua orchestra quando riprende a suonare all’unisono.
La sua orchestra: Juan D’Arienzo ha creato una grande orchestra perché per lui suonare musica era suonare con tanti strumenti:
“Io formo il mio gruppo con il piano, il contrabbasso, cinque violini, cinque bandoneones e tre cantanti. Mai meno elementi. Mi è capitato in alcune registrazioni di impiegare fino a dieci violini.”
La sua grande orchestra non si è mai fermata: quando si è “fermato” lui è rimasta nella mente, nel cuore, nell’immaginario degli amanti del tango e nel 2012 ha ritrovato rinnovata forza e vigore nell’estrosità e nel coraggio dei dieci giovani musicisti che mercoledì 17 ottobre infuocheranno la milonga del Cristal.
Sará una serata magica e una notte folle, anzi “Loca”!
Sará anche una notte di tango solidale: parte dell’incasso verrà infatti devoluta alla Onlus Maria Letizia Verga per lo studio e la cura della leucemia del bambino.
Perchè come sempre, non dimenticate mai che Finché c’è tango c’è vita!
Un abbraccio!