Agora Coaching project presenta “Made in Italy 21.0” con le coreografie di Michele Merola e Roberto Scafati

di DANCE HALL NEWS
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Il prossimo 22 dicembre presso il Teatro Asioli di Correggio, andrà in scena Made in Italy 21.0, spettacolo della Agora Coaching Project con le coreografie di Roberto Scafati e Michele Merola.

PRIMA PARTE

ACQUA

Coreografia: Roberto Scafati

Musiche originali: Juergen Groezinger

Costumi: Carlotta Montanari

Luci: Cristina Spelti

Assistente alla Coreografia: Nicoletta Serio

Danzatori: Agora Coaching Project

Roberto Scafati, direttore e coreografo del Balletto di Trier (DE), presenta un lavoro dedicato all’acqua: una visione coreografica dell’elemento essenziale che ne rappresenta il movimento, la fluidità e l’energia potente. Un’interpretazione rivelatrice delle memorie e dei misteri che scorrendo, all’apparenza indifferente, l’acqua raccoglie e porta con sé nel suo continuo divenire per farsi fonte e alimento di vita. L’energia dell’acqua è presente e la troviamo dai modelli molecolari alla forza altrettanto purificante e distruttiva della natura. Il coreografo ha lavorato su una serie di analogie tra forma, suono ed emozioni.

L’acqua è H2O, due parti di idrogeno, una parte di ossigeno. Ma c’è una terza componente, e nessuno sa cosa sia. L’acqua ha una memoria ed è in grado di comunicare. Almeno è così che l’ex ingegnere aerospaziale, il professor Bernd Helmut Kröplin, che ha studiato le strutture cristalline dell’acqua per anni, la vede al microscopio. I fenomeni osservati hanno suggerito a Kröplin di considerare l’acqua come un deposito di informazioni e un mezzo di interazione. Questa ricerca e le sue scoperte hanno ispirato Roberto Scafati per la sua coreografia. Non solo la sua struttura, la sua composizione: oltre alle sue proprietà fisiche e chimiche, “memoria” e “informazione” svolgono il loro ruolo, formando un ponte tra il mondo immateriale e quello materiale.

– INTERVALLO –

SECONDA PARTE

SULLE ALI DELL’IPPOGRIFO

Coreografia: Michele Merola

Musica: Depeche Mode, Steve Dugardin, Machine Fabrier, Vex’d

Costumi: Carlotta Montanari

Luci: Cristina Spelti

Assistente alla Coreografia: Paolo Lauri

Danzatori: Agora Coaching Project

Anche la danza, al pari delle altre Arti, performative e non, sceglie il confronto con i giorni che stiamo vivendo. Per meglio comprendere il presente con occhi privi di pregiudizi, questo nuovo appuntamento di danza, “Sulle ali dell’Ippogrifo” di Michele Merola, volge la barra al passato, alla cultura umanistica del ‘500. Per farlo, consegna il testimone ai giovani di Agora Coaching Project, il progetto di perfezionamento creato e diretto dal 2010 da Merola ed Enrico Morelli. In questa prospettiva, l’Orlando Furioso (1512) di Ludovico Ariosto, gemma del nostro Rinascimento, riemerge e illumina di nuova luce alcuni dei temi portanti del nostro tempo. Sono parole grandi: la tolleranza per il “diverso da noi”, il rispetto per il bagaglio di nozioni ed esperienze spirituali degli “altri”, il confronto teso alla ricerca di una possibile, reciproca comprensione dei “nemici”. Questi, quali che siano il volto, il colore o la lingua che li identificano, sono sempre dissimili da come li abbiamo dipinti in precedenza, senza conoscerli. E hanno ragioni, un vivere e sentire la vita, comunque degni di rispetto.                                                                                                  Ce lo insegna il poeta di Ferrara nel “labirinto del caso, dei cuori e dei miraggi” che è il poema. Scrivendo apparentemente d’altro, di “donne, cavalieri, arme e amori”, Ariosto ci parla dei tempi suoi, mentre la penna vola per magiche vie traverse. Il poeta ha intinto quella penna nell’inchiostro del “realismo incantato” che è la sua prima cifra, e l’ha unita ad una saggia equidistanza dalle cose degli Uomini, ad un giudizio critico degni d’un antropologo. Il quale partecipa, sì, al girotondo della vita, ma soprattutto la osserva da vicino, e dice della comprensione e la stima con le quali egli considera “i nemici”, i musulmani, resi protagonisti speculari dell’opera.                                                  Il testo di Ariosto trasmette alla coreografia una precisa visione, piena di speranza: vedere nel diverso una possibilità di arricchimento, non una minaccia. La speranza che le religioni uniscano, e non siano pretesto per lotte o violenze. La speranza che la Bellezza, l’Arte, la Cultura siano quel cavallo fatato incaricato di riportare in Terra la ragione, smarrita in un mondo che, a volte, sembra averla persa definitivamente.

Sinossi

La scena si apre  mostrando un palcoscenico diviso in due zone, dove i danzatori sembrano evocare  due eserciti contrapposti, oppure due popoli, o due mondi, separati e in lotta. Tra loro scorgeremo la figura di Orlando, che si strugge d’amore per Angelica, mentre la donna  danza un passo a due con il suo innamorato Medoro, il soldato nemico.

Orlando, pazzo di gelosia, danza la propria scena della follia.

Appare Astolfo, che riporta la ragione ad Orlando non volando sulla Luna, ma danzando con lui, in un dialogo e comprensione con l’altro creato sulle ali della ragione e della compassione per l’umano.

Dinamici, concitati, gli uomini ricostruiscono un ennesimo simbolo di divisione e incomprensione: un grande muro in fondo alla scena.

Fa la sua comparsa poi la figura della guerriera Bradamante. La osserva, innamorato, Ruggiero, guerriero di esercito e religione opposta.

Grande rilievo poi viene dato alla figura delle donne che compiono un rito di pacificazione tra uomo e donna, tra un popolo e l’altro. Si servono di una danza che disegna formazioni e strutture coreografiche “femminili”, rotonde e sinuose, lontane dalla prima parte del balletto, più severa, geometrica, militaresca.

Nel passo a due tra Bradamante e Ruggero, i due si innamorano: da loro nascerà il casato degli Este, signori di Ferrara. Sono il simbolo di una nuova unione, non più d’uno scontro tra popoli di cultura e religioni diverse.

Nel finale, in una danza corale, tutti danzano insieme, non più divisi. Linee e formazioni coreutiche sono circolari, i confini sono abbattuti definitivamente, la ragione di Orlando e dell’umanità intera, persa in guerra, viene ritrovata. Tornano la pace e l’unione, pur nella diversità.

Ermanno Romanelli

AGORA COACHING PROJECT è un progetto annuale di perfezionamento nella danza rivolto a danzatori di età compresa fra i 17 e i 24 anni, che ha sede a Reggio Emilia. Nato nel 2010, Agora è diretto da Michele Merola ed Enrico Morelli, ed è promosso e sostenuto dalla MM Contemporary Dance Company e dall’A.S.D. Progetto Danza di Reggio Emilia. Unico per le sue caratteristiche innovative nell’ambito della didattica della danza, il progetto gode della collaborazione di tanti coreografi illustri, e si prefigge l’obiettivo di formare artisti pronti ad affrontare in maniera flessibile la varietà del mercato internazionale della danza.

Agora Coaching Project – danzatori: Elena Arcioni, Simona Bonanno, Julia Canard, Irene Cardinali, Alessia Ceccarelli, Debora D’Adamo, Fabrizio Di Franco, Laura Evangelisti, Lorenzo Fiorito, Matilde Gherardi, Elisa Lacicerchia, Desiree Laezza, Federica Lamonaca, Michele Lomanuto, Giulia Marino, Rossella Monteforte, Michele Nunziata, Francesco Paglialonga, Salvatore Palumbo, Annalisa Perricone, Giacomo Reggiani, Alice Ruspaggiari, Martina Siroli, Rebeca Zucchegni.

ROBERTO SCAFATI

Direttore artistico / coreografo. Nato a Roma, ha studiato presso la Scuola Italiana di Danza di Roma e il Centro di Rosella Hightower di Cannes. Primi impegni presso il Teatro San Carlo Napoli e presso il Teatro dell Opera di Roma. È stato dal 1994 al 2003 come ballerino solista presso il balletto di Ulm.

Dal 1995 inizia la sua carriera come coreografo presso diversi teatri nazionali e internazionali come il Teatro di Würzburg in Germania, Theaterhaus da Gauthier Dance di Stoccarda, Teatro di Brest (Francia), Theaterhaus Ankara (Turchia) e Curitiba Balé de Guaira (Brasile). Dal 2004 al 2008 è stato assistente del Teatro di Ulm e dal 2009 al 2018 direttore artistico. Dalla stagione 2018/19 è direttore artistico e coreografo del Teatro di Trier.

MICHELE MEROLA

Michele Merola è direttore artistico e coreografo principale della MM Contemporary Dance Company, compagnia di danza contemporanea fondata nel 1999 a Reggio Emilia, che nel 2010 ha vinto il prestigioso Premio Danza & Danza come migliore compagnia emergente. Con essa Merola ha portato sulla scena, sia in Italia che all’estero, molte sue coreografie, tra cui La metà dell’ombra, vincitrice del premio Anita Bucchi nel 2010 e Bolero, Premio Europaindanza 2017 – Premio al Merito alla coreografia.

Dal 2000 numerose sono le sue creazioni per altre compagnie, tra cui l’Aterballetto, il Teatro San Carlo di Napoli, la Dominic Walsh Dance Theatre, il Teatro Massimo di Palermo, lo Junior Balletto di Toscana, il Teatro Nazionale di Belgrado, la Tanzcompagnie Landesbühnen Sachsen di Dresda. Nel 2008 riceve il Premio Positano Leonide Massine per l’Arte della Danza e nel 2016 il premio GD Awards 2016 (www.giornaledelladanza.com) come Migliore Coreografo italiano.   Dal 2010 Merola è, con Enrico Morelli, direttore artistico di Agorà Coaching Project, progetto di perfezionamento professionale per danzatori che ha sede a Reggio Emilia.

www.michelemerola.it

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