Non mi stancherò mai di ribadire quanto sia importante per un danzatore avere un proprio training personale che prepari il corpo al lavoro, che sia per le prove o per un’occasione di studio. Esiste un lavoro in sala con il maestro o coreografo, e un altro fuori da questi contesti, dove si è chiamati a formulare delle pratiche individuali, volte a mantenere il proprio strumento nella miglior condizione possibile.
Mi rendo conto ogni giorno di come molti allievi non abbiano idea di come riscaldare il corpo per affrontare una sessione di lavoro, né come fare, a fine giornata, a riportarlo ad uno stato di equilibrio per prepararsi al riposo. Abituati come sono a ricevere sempre dagli insegnanti gli esercizi per scaldarsi, allungarsi e potenziarsi, non sviluppano mai questa importante competenza indispensabile in ambito professionale, dove non hai sempre un maestro pronto a prepararti. Bisogna imparare a fare da soli ed è anche giusto che sia così, poiché ogni strumento ha le sue parti vulnerabili, così come i suoi punti di forza, e soltanto noi possiamo sapere di cosa ha bisogno il nostro.
La questione però è più complessa di quel che sembra, perché non esiste un solo tipo di allenamento che vada bene per ogni occasione, quanto piuttosto sono necessarie pratiche mirate a preparare il corpo a seconda di ciò che dovremo fare.
Molto spesso prima della lezione vedo gli allievi che fanno infinite sessioni di stretching passivo, per poi lasciare l’aula a fine lezione senza neanche allungarsi un istante.
Prima di una attività che comporta energia esplosiva, lo stretching passivo non serve a nulla, anzi, rende il corpo meno reattivo e ritarda il processo di riscaldamento. L’unico stretching che aiuta ad aprire gli spazi interni del corpo, senza perdere potenza, sono gli allungamenti con contrazione eccentrica del muscolo e anche gli esercizi a catena cinetica chiusa, come ad esempio muovere la colonna vertebrale in posizione di quadrupedia, oppure la posizione che nello yoga viene chiamata ‘del cane a testa in giù’: apre e rinforza le spalle, allunga la parte posteriore delle gambe e allo stesso tempo attiva il centro del corpo e promuove il radicamento. Quando abbiamo bisogno di un riscaldamento per sessioni intense di movimento, come potrebbero essere ad esempio delle prove, un training di floorwork o di improvvisazione, se proprio non si sa cosa fare allora può essere un’ottima scelta quella di dedicare un quarto d’ora alla corsa, seguita poi da qualche minuto di decompressione. Se ci si deve invece preparare ad una lezione di balletto può andare bene fare giusto cinque minuti di allungamenti a terra, ma poi (a meno che non si conoscano tecniche quali Pilates o Gyrokinesis, utilissime come preparazione) sarebbe consigliabile fare esercizi in piedi, poiché alla sbarra, fin dal principio, si richiede che il peso poggi consapevolmente sulle gambe, e spesso già in en dehors. La cosa migliore, quindi, è eseguire ad esempio una serie di semplicissimi tendus con dei temp lies, lenti, anche solo alla seconda posizione, qualche relevé in prima e in seconda posizione o delle flessioni in tutte le direzioni, per riattivare la consapevolezza riguardo allineamento, gestione del peso, radicamento, controllo del centro, sensibilità del piede. Anche se la sbarra è da considerarsi un riscaldamento, trovo molto utile preparare il corpo per affrontarla, sia per essere reattivi fin dai primi esercizi, ottimizzando il tempo trascorso sotto la guida di un maestro, che per evitare infortuni.
Alla fine della giornata invece bisogna pensare a compensare tutte le tendenze che hanno caratterizzato il lavoro diurno, quindi via libera allo stretching passivo, con particolare attenzione alle zone in cui si percepisce particolare tensione. Ogni danzatore ha le sue personali parti-feticcio del corpo, che catalizzano lo stress e gli sforzi, ma ce ne sono due in particolare che mi sentirei di consigliare a tutti di allungare: lo psoas e il piriforme. In realtà sarebbe meglio dire i rotatori dei femori in generale come gruppo, non solo il piriforme, specie per i ballerini classici, poiché sono proprio i muscoli che entrano massivamente in azione nella tenuta dell’en dehors e hanno bisogno di essere rinvigoriti e tonificati da un allungamento che sciolga le tensioni. Inoltre ricordo che è proprio attraverso il piriforme che il nervo sciatico ha un passaggio e quindi si tratta di una zona che va sempre lavorata a fine giornata per evitare di infiammare questo grosso nervo. Se non ci sono particolari sensazioni dolorose anche un massaggio con una pallina da tennis o il rullo possono essere indicati per idratare la fascia e prevenire sintomi sul lungo termine. Lo psoas è un muscolo profondo, difficile da raggiungere, ma esistono diverse posizioni a corpo libero che agiscono proprio su quella parte. In alternativa, se avete una fisioball, potete abbandonarvici sopra inarcando la schiena e allungando lo psoas. Una posizione estremamente godibile e utile.
Prima del lavoro, quindi, bisogna accendere l’energia e le forze che il corpo è in grado di produrre e canalizzare. Dopo il lavoro è bene abbassare i livelli energetici e prepararsi al meritato riposo, con una pratica adeguata, anche solo di un quarto d’ora, da fare in particolare dopo uno spettacolo, ovvero quando si rende necessario dissipare il bagno chimico eccitante che la scena produce, per attivazione del sistema ortosimpatico.
Dedicare tempo a questo tipo di attività, aiuta non solo a preparare il corpo, ma anche la mente al lavoro, inoltre rende i danzatori maturi e responsabili, capaci di mantenersi sempre pronti e al meglio della forma, per rispondere alle richieste di maestri e coreografi con lucidità e presenza. Infine, dare spazio e attenzione a questa parte del lavoro, così personale, porta automaticamente a sviluppare la capacità di osservarsi, di farsi domande e di andare a cercare le risposte nell’esperienza. Avere una conoscenza intima del proprio strumento non può che esaltare il potenziale di ogni danzatore, che così saprà sempre trovare gli strumenti e le risorse migliori per ogni occasione