Cari Lettori, Cari Ballerini, Allievi Genitori, Caro Spadafora….
Queste parole sono rivolte a tutti voi.
E’ dal 23 febbraio che la mia vita, come quella di tanti altri nella mia situazione, si è fermata.
Era una domenica mattina, ero stanca per via di un concorso tenutosi in Svizzera, ma felice di tornare a casa per una serie di progetti in corso.
Scorrendo i vari social mi rendo conto che qualcosa in Italia non va: nel giro di tre giorni, il corona virus si era impossessato del nord Italia.
Inizialmente non ho voluto dare corda agli allarmismi, prima mi documento sempre personalmente sui fatti. Ho subito scritto una mail al mio ente di affiliazione, che preferisco non citare, per chiedere cosa dovessimo effettivamente fare o non fare.
Nessuno di noi sapeva cosa fare, non c’erano informazioni certe al riguardo.
Da lì in poi, è stata una lotta all’informazione certa ed alla salvaguardia del proprio lavoro, dignità e indubbiamente salute.
Il mio ente ha solo potuto rispondere: affidatevi alle normative regionali che il vostro sindaco saprà esporvi.
Non ho mai accettato che nessuno mi dicesse quando posso o non posso lavorare, il lavoro per me è una risorsa vitale, non solo per l’entrata economica ma per ciò che esso rappresenta: è l’essenza della mia autostima giornaliera, è la dimostrazione della mia forza, competenza, conoscenza, il risultato di una vita dedita al mondo della danza.
Abbiamo chiuso per una settimana, mi sono dedicata a qualche mansione lavorativa che rimandavo da un pò. Poi abbiamo chiuso anche la seconda settimana, e ho capito che non ne saremmo usciti presto.
Ho subito deciso di avviare le lezioni on line per i miei allievi, sono stata fra le prime ad avviare questa modalità. (anche qui ne è nata una bella discussione, invece che unione…).
Eravamo soli allora e lo siamo anche adesso, noi artisti ed in particolare Direttori delle scuole di Danza; sono una persona diretta e quando qualcosa non mi va, lo faccio notare in tutti i modi possibili, tant’è che sono stata anche al TG di Bergamo Tv per parlare dell’assoluta precarietà e disinformazione nella quale siamo stati lasciati.
Chi decide di fare della danza il proprio mestiere, è considerato in Italia un supereroe, perché di arte in Italia si muore di fame; questo vale per tutti i liberi professionisti (come me ). Senza nulla togliere ai dipendenti, credo che chi sceglie il lavoro autonomo invece di essere considerato uno sprovveduto, debba essere riconosciuto come risorsa inedita per il proprio Paese.
Inedita perché ogni libero professionista in Italia è unico, è il Paese dello stile, della ricerca dell’autenticità, della qualità. Ho sempre considerato che nascondersi dietro al lavoro da dipendente, per me è rinunciare ad una libertà della quale non potrei mai fare a meno. Invece pare che ormai fare il dipendente sia l’unica salvezza per non morire di fame.
E qui si evidenzia un problema fondamentale: gli insegnanti di danza, un buon 75%, non può avere un contratto da dipendente, bensì un contratto sportivo. Questo facilita molte faccende burocratiche ma mette tutti in una totale situazione di precarietà, spesso unica scelta possibile per molti direttori ed insegnanti.
Un’altra scelta che non abbiamo potuto fare, è che per avere una scuola di Danza che sia legalmente riconosciuta abbiamo tutti dovuto fondare una ASD o SSD. Sicuramente avere un’associazione permette una serie di privilegi che in realtà sono solo l’unica via possibile per sopravvivere. Ma possiamo con tutta serenità affermare che una scuola di danza possa essere paragonata ad una polisportiva di calcio o pallavolo? NO.
Chi non usufruisce degli spazi comunali (cosa che tutte le polisportive fanno) ha dei costi di affitto e gestione spropositati, lavoriamo 9 mesi su 12 e se vogliamo offrire un servizio di qualità dobbiamo incombere in altre molteplici spese spesso non sostenibili e non recuperabili.
Il problema è alla fonte, ed è da anni che sostengo che in Italia non vale più la pena vivere di Danza, nonostante qui la danza classica sia nata e qui c’erano fra i migliori Teatri e le migliori compagnie al mondo.
C’erano, perché già da prima del virus non c’era quasi più niente, ora, sinceramente che cosa credete che rimarrà?
Resisteranno le mogli dei mariti ricchi che avranno liquidità da versare nella scuola di danza, ma non i piccoli centri, indubbiamente le scuole dirette da una famiglia in cui entrambi i membri vivono solo di quel lavoro.
Siamo consapevoli di non essere gli unici in questa situazione, ma sappiamo anche che per le aziende arriveranno aiuti e i dipendenti saranno tutelati; ascoltiamo che si parla di calcio, ma non di noi. Spadafora è colui al quale ci dobbiamo affidare (in quanto ASD) ma cosa credete ne sappia lui della gestione di una scuola di danza?? Nulla, lo affermo con tutta sicurezza.
Oggi, ci si mettono pure le maestre di scuola, che fissano lezioni negli orari delle nostre lezioni pomeridiane on line, che dimostrano di non considerarci minimamente.
Perché, un Direttore di scuola di Danza dovrebbe continuare a fare quello che fa, in questa situazione?
- Il CONI e relativi enti di affiliazione sono totalmente INUTILI, hanno solo saputo ricordarmi di pagare il tesserino tecnico, ma per i mesi nei quali non abbiamo lavorato, come la mettiamo con l’affiliazione annuale della scuola?
- Come si fa a destinare dei fondi, senza essere certi che ogni collaboratore sportivo riceverà un’indennità? (dobbiamo far bastare 50 milioni di € per circa 300.000 richieste…)
- Come si fa a chiedere l’affitto per una struttura che non viene al momento utilizzata per il suo scopo?
Sono troppe le domande e nessuna la risposta, a parte quelle di circostanza che io ritengo ci prendano in giro e basta.
Dovremmo smetterla di farci prendere in giro.
Ritengo che gli Italiani abbiano tante qualità ma non quella di protestare in gruppo, farsi sentire, rompere le regole per un cambiamento, ognuno pensa al proprio orto.
Da metà Italiana, metà Bulgara un pò contagiata da tutti gli altri paesi nei quali ho vissuto e lavorato, posso dire che la situazione è DELUDENTE.
Vedo la totale incapacità o meglio, mancanza di volontà nel voler considerare e fare qualcosa per una categoria che sembra spesso invisibile ma che di fatto, se guardiamo i numeri, non lo è affatto.
Contribuiamo alla formazione psico-fisica di giovani e bambini eppure sembra che noi al momento possiamo vivere d’aria e di idee su quando potremo riaprire.
Mi dispiace Spadafora, Coni, tutti gli EPS, io non ci sto. Non accetterò silenziosamente la vostra indifferenza e non intendo più pagare lo stipendio a nessuno di voi, se dovessi chiudere sarà per non aver più accettato ad affiliarmi a nessuno e non di certo per rassegnazione alla vostra totale indifferenza nei confronti di una categoria da troppo messa da parte.
Da un’eterna appassionata della danza e Direttrice di Scuola di Danza da 10 anni.
Zvetomira Todorova
1 commenti
Molto bello 💕!