“Onirico e ammaliante”: Luciana Savignano brilla in “Le Sacre” di Susanna Beltrami

di Vittoria Maggio
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Emozionante, energico, vitale, vibrante di uno “spirto guerrier che rugge”.

Onirico e ammaliante nel suo inizio dominato dal color porpora che avvolge la solitaria divina protagonista che subito catalizza lo sguardo e l’anima dello spettatore.

Assordante nell’incessante e ripetitivo rumore dei piedi nudi dei ballerini che risuonano sul legno.

Liberatorio nei gesti eleganti e scultorei dei danzatori che, nell’acqua della piscina, creano cascate di freschezza, permeando di odore di cloro l’olfatto del pubblico.

Poetico, delicato, conciliatorio nel lirico finale.

In scena per il balletto Le Sacre, nel magico spazio milanese dei Bagni Misteriosi del Teatro Franco Parenti, applaudiamo con entusiasmo la sacrale Luciana Savignano, il poliedrico Matteo Bittante e i giovanissimi e bravissimi danzatori dell’Accademia di Susanna Beltrami, la visionaria coreografa che per prima negli anni ‘80 ha portato in Italia l’arte della danza contemporanea.

Le Sacre è il titolo francese del noto balletto La Sagra della Primavera composto da Igor Stravinskij fra il 1911 e il 1913 per la compagnia dei balletti russi di Sergej Djagilev con la coreografia originale di Vaclav Nižinskij.

Il debutto a Parigi nel maggio 1913 segnò un momento fondamentale per la storia del teatrodanza per l’innovazione straordinaria della musica, per la coreografia e per il tema stesso, quello cioè di un rituale di morte e rinascita con una danza frenetica e ipnotica verso il sacrificio della vittima designata, tra intrecci di corpi seminudi, follemente danzanti.

L’opera è da allora una performance che ritorna sempre. Dall’angosciante e superba arte interpretativa degli anni ’70 di Pina Bausch a quella forse un po’ algida di pochi anni fa dell’istrionico e solitario interprete Sergei Polunin, da sempre i grandi artisti ne hanno dato la loro interpretazione.

Susanna Beltrami e Luciana Savignano ereditano quindi un prezioso diamante dove il confronto tecnico è altissimo, le emozioni in gioco tante e dove sono rese in scena le nevrosi dell’uomo che esultano con i demoni interni segregati dentro a ognuno di noi.

Matteo Bittante danza la parte umana che si avvicina al divino, al sacrificio, al mondo spirituale con tutto quello che è propriamente umano come l’amore, l’odio, le illusioni e le disillusioni, metaforicamente rappresentate dal paio di ali indossate con cui volare alti oppure cadere e sfracellarsi a terra. L’unione tra umano e divino è compiuta nel lirico finale.

Le Sacre è una rappresentazione “immersiva” come oggi è moderno dire, con la differenza che questa lo è davvero: siamo tutti immersi in quell’insolito spazio danzante dei Bagni Misteriosi, dove da ogni angolo, a piedi nudi e illuminati da luci rosse e viola, plotoni di giovani sfrenati danzano con i gesti e con ogni elemento del loro corpo in un moto circolare, avvolgendo tutto e tutti come in un abbraccio disperato ancestrale.

Siamo tutti immersi in quell’acqua azzurra che illumina lo spazio danzante dove vorremmo tuffarci anche noi insieme a loro.

Siamo tutti immersi per un’ora del nostro tempo in un’altra dimensione, staccata dal tempo, dallo spazio e dal peso dell’esistenza.

Siamo immersi e quindi muti, quasi in una sorta di apnea meditativa, distanti ma uniti in un solo sentire.

Rinascita e guarigione danzano in scena la vita dell’uomo, la vita dell’universo e forse anche il nostro malato presente che cosi visceralmente non è mai stato danzato prima.

Replica il 18 settembre alle ore 21 al Teatro Maggiore di Verbania

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