Lo scorso sabato 10 ottobre 500 rappresentanti del mondo degli eventi, dagli artisti alle maestranze tecniche, sono scesi in piazza con un flashmob molto particolare. Hanno riempito l’area antistante il Duomo con altrettanti bauli (“flightcase”), strumenti di lavoro e nello stesso tempo simbolo di una mobilitazione internazionale. Vuoti. Come vuoti sono i teatri, i cinema e ormai l’intero settore.
Ad organizzare la manifestazione è stata l’associazione culturale senza scopo di lucro Bip.
Il settore dello spettacolo e degli eventi in generale è completamente bloccato da febbraio, prima del lockdown, quando in Italia e nel resto del mondo esplodevano i primi casi. Ma non è più possibile sopravvivere in queste condizioni, ed è per questo che sabato circa 1300 persone appartenenti alla categoria sono scese in piazza per protestare contro le decisioni proibitive del governo, che condannano spettacoli ed eventi a una lunga agonia seguita da morte certa.
La richiesta è quella di scrivere insieme al governo regole che, nel rispetto della prevenzione sanitaria, consentano la sostenibilità economica dell’industria dello spettacolo e degli eventi.
“Un unico settore, un unico futuro” recita lo striscione esposto durante il flashmob.
Contando per sommi capi si calcola che circa 600 mila operatori del settore hanno perso il lavoro, e una situazione del genere non è più sostenibile, economicamente e tantomeno moralmente. Non si riesce più a portare a casa la pagnotta, nel vero senso della parola.
“Non abbiamo la presunzione di legiferare ma chiediamo di essere ascoltati – spiega Maurizio Cappellini, uno degli organizzatori – il nostro settore è stato abbandonato e servono provvedimenti subito altrimenti morirà”.
La manifestazione, espressione di un grave problema che rischia di assumere proporzioni gigantesche se non verrà trovata in fretta una soluzione, ha riscosso un enorme seguito anche sui social. Molti personaggi famosi quali Eros Ramazzotti, Luciano Cannito, Jovanotti e altri hanno condiviso post sulle proprie pagine personali, sulle fanpages e attraverso la pubblicazione di Instagram Stories, dando così grande visibilità a una questione di fondamentale importanza per la nostra cultura, per la nostra identità e per tutti noi.