Aida consiglia: Il percorso formativo dell’insegnante di danza

di Alice Molinari
3,5K views

A.I.D.A. consiglia

Rubrica di approfondimento per insegnanti di danza classico-accademica

In questo secondo appuntamento, la nostra rubrica cercherà di fare un po’ di chiarezza sui vari percorsi formativi tra i quali può scegliere chi aspira a diventare insegnante di danza classica.

Spesso capita che, soprattutto nella fase iniziale della carriera di un insegnante, il confine tra ciò che si è e ciò che si intende diventare non sia ancora ben definito; mi è capitato spesso di vedere, ad esempio, colleghi che affrontano le prime esperienze nell’insegnamento come assistenti dei loro maestri, affiancandoli magari nella gestione dei corsi inferiori, o ballerini che iniziano a collaborare con scuole di danza amatoriali per lezioni/stage ad appuntamenti periodici.

A prescindere dalla propria esperienza pregressa, di danzatore professionista o di allievo appassionato, la strada da privilegiare è comunque quella di affidarsi ad un percorso formativo strutturato e ben definito.

Quando ho iniziato ad avvicinarmi al mondo dell’insegnamento, la mia prima esigenza è stata quella di formarmi, di non sentirmi impreparata, di non lasciare nulla al caso; non c’erano leggi che mi obbligavano ad ottenere un attestato di abilitazione (come del resto oggi, almeno per ora): c’era solo la mia coscienza a parlarmi e ad impormi di studiare… Quella stessa coscienza che oggi, dopo quasi vent’anni, continua a motivarmi nell’affrontare percorsi di aggiornamento, facendomi mettere in gioco e sradicando, talvolta, le mie certezze di insegnante.

Questa è la conditio sine qua non per intraprendere la carriera dell’insegnante di danza classica.

Fatta questa premessa, veniamo ora ai diversi criteri per valutare la qualità dei molteplici percorsi formativi oggi presenti:

  • valutazione della durata del percorso di formazione
  • corso pluridisciplinare o monografico
  • analisi delle materie proposte e monte ore di ogni materia
  • docenti e struttura organizzativa dell’ente erogatoreInnanzitutto, diffiderei di quei corsi che promettono di fornire in un solo weekend di lezione una formazione completa e definitiva.

Un percorso didattico di rilievo comporta necessariamente un impegno prolungato nel tempo: a seconda delle proprie esigenze lavorative, familiari, geografiche ed economiche, è possibile scegliere di intraprendere una formazione di una o più annualità, che abbia una frequenza settimanale, mensile o bimestrale.

Una volta deciso quale impegno si può intraprendere, è necessario analizzare in modo molto onesto le proprie conoscenze di partenza e valutare le proprie esigenze formative; in questo senso, il primo criterio di selezione deve essere sulla tipologia di corso. Esistono corsi pluridisciplinari, che forniscono una preparazione a 360°, più o meno approfondita a seconda del monte ore,  e corsi monografici, che si concentrano su un particolare macro-argomento.

In entrambi i casi, è fondamentale che il percorso formativo selezionato offra un programma didattico che l’insegnante possa seguire nella progettazione della lezione, con obiettivi specifici da raggiungere per ogni fascia d’età.

I corsi monografici possono essere un utilissimo strumento formativo, sia ad inizio carriera che come aggiornamento per un insegnante già formato. In questa categoria troviamo corsi che si concentrano sulla didattica di una determinata fascia d’età (ad esempio dei corsi propedeutici), o corsi di aggiornamento incentrati su materie complementari quali la sbarra a terra o le danze storiche; infine, seminari di vere e proprie metodologie didattiche alternative, che possono essere comunque utilizzate in modo proficuo dall’insegnante di danza classica per arricchire il proprio bagaglio di conoscenze e i propri canali di comunicazione con gli allievi (tra i più interessanti che ho avuto il piacere di frequentare ci sono i seminari di Danza Educativa organizzati da Mousikè).

Per quanto concerne i corsi di formazione pluridisciplinari, è preferibile che il piano di studi  proponga materie fondamentali quali la didattica dei corsi propedeutici e la didattica dei corsi accademici; a corredo di questi due macro-ambiti, è auspicabile che siano inserite materie integrative quali anatomia applicata alla danza, musica applicata alla danza, sbarra a terra e pedagogia.

È consigliabile verificare che il corso preveda momenti di tirocinio/praticantato, in cui l’aspirante insegnante possa mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti e sperimentare sul campo le proprie conoscenze.

Un criterio importante per valutare il livello di un percorso formativo è rappresentato dai docenti e dalla struttura dell’ente che organizza il corso.

La presenza nel corpo docenti di insegnanti di esperienza pluriennale, di icone che hanno fatto della danza classica una missione di vita prima ancora che una professione, è sicuramente una garanzia. A supporto di insegnanti di primario livello, la presenza di un Tutor che si prenda cura delle esigenze pratiche dei frequentanti e che li supporti durante tutto il percorso di studi, rappresenta sicuramente un valore aggiunto da tenere in considerazione.

Discorso a parte deve essere fatto per i percorsi di stampo universitario, a durata triennale (più l’eventuale biennio integrativo), come quelli proposti dall’Accademia Teatro alla Scala e dall’Accademia Nazionale di Danza. Entrambi offrono un piano di studi di grande spessore, che, alle materie principali, accompagna una serie di insegnamenti complementari, quali ad esempio: storia della danza, storia della musica, danze storiche, repertorio del balletto classico, fisiologia del movimento e fisiotecnica della danza, psicologia, tecniche di supporto.

Il monte ore e la vastità del programma proposto da questi due percorsi sono straordinari; pur richiedendo un impegno altrettanto importante in termini economici e di tempo, rappresentano la scelta più completa nel panorama formativo attuale.

Ricordo, inoltre, che Accademia Teatro alla Scala e Accademia Nazionale di Danza sono gli unici  enti formativi riconosciuti dal MIUR grazie ai quali, al termine del triennio, si acquisisce il Diploma accademico di I livello, che consente di accedere al successivo biennio per ottenere il Diploma di II livello e di conseguire l’abilitazione all’insegnamento nei licei coreutici.

Il panorama dei percorsi formativi che un insegnante di danza può intraprendere  è vastissimo e la scelta comporta un’analisi attenta e dettagliata delle diverse opzioni.

Il primo e più importante passo, però, è quello di sentire nella propria coscienza l’esigenza profonda di imparare, formarsi, crescere e continuare ad aggiornare le proprie conoscenze, senza sentirsi mai arrivati, senza rimanere arroccati sulle proprie certezze, mantenendo sempre viva la disponibilità a mettersi in discussione e ad affrontare nuove sfide. Per un insegnante di danza gli esami non finiscono mai…

Articoli Correlati

Lascia un Commento