23 febbraio in piazza: un anno senza eventi, un anno senza reddito

di Fabiola Di Blasi
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Un anno senza spettacolo, un anno senza reddito. Se ce lo avessero detto non ci avremmo creduto…o forse sì. Che la nostra categoria non fosse sufficientemente tutelata, lo abbiamo sempre saputo; a volte abbiamo lottato, a volte siamo andati avanti adattandoci perché “tanto funziona così” e “poi non mi chiamano più”. In realtà non funzionava affatto ma le nostre voci sono spesso rimaste inascoltate nonostante rappresentassimo l’Italia, Paese della cultura, l’Italia dell’arte, l’Italia della grande bellezza, l’Italia che fa scuola agli altri (ma a chi, oramai?)

In verità sono gli altri a poter fare scuola a noi, a noi che ancora chiediamo “cosa fai di mestiere, cosa fai per vivere?” quando ci troviamo davanti a un lavoratore dello spettacolo. Non è normale e non succede ovunque. Se è vero che la pandemia ha messo in ginocchio il mondo intero è anche vero che in altri Paesi tutti i lavoratori sono riconosciuti come tali a prescindere dal campo in cui operano e hanno pari possibilità di accedere ai sussidi previsti dal Governo. In fondo, se sei un cantante hai le stesse esigenze di un commesso, non paghi meno tasse, non ti abbassano l’affitto e devi mangiare anche tu.

Qui no. Qui se sei un artista, un tecnico dello spettacolo molto probabilmente sei un freelance, una p.iva, un intermittente e sappiamo bene quale sia lo storico problema italiano della differenza di trattamento tra lavoratori dipendenti e liberi professionisti. Qui, se sei un lavoratore dello spettacolo becchi qualche sussidio una tantum che arriva a sorpresa se si sono ricordati di te nell’ultimo dpcm o se la Regione in cui vivi ti fa questa grazia ma non devi farci l’abitudine, non devi confidare nella puntualità e se c’è una crisi di Governo, devi capire che l’ultimo sussidio si blocca e devi aspettare e sperare in una buona evoluzione degli eventi.

Non solo teatri e cinema chiusi ed eventi vietati, quindi, ma anche sussidi inadeguati e un piano di ripartenza che non c’è. Non siamo più, perciò, solo delusi da un Paese che non riconosce il valore del nostro lavoro e che non ci tutela, siamo arrabbiati, indignati, decisi a far sentire la nostra voce a chi non sta minimamente prendendo in considerazione che dietro ogni struttura teatrale che non produce, c’è una catena lunghissima di lavoratori fermi. Migliaia. Senza reddito.

Per questo, il 23 febbraio lavoratrici e lavoratori dello spettacolo tornano in piazza in almeno 20 città italiane. La data rappresenta il triste anniversario dello stop degli eventi con il primo Dpcm che impediva lo svolgimento di «manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi aperti al pubblico».

Governo nuovo, stessi problemi: inconsistenza dei provvedimenti una tantum presi dal governo Conte, assenza di una misura universale che garantisca continuità di reddito, pessimo stato di salute delle piccole realtà che fanno cultura e necessità di una riforma strutturale del settore in grado di guardare oltre l’emergenza.

Si chiede la convocazione di un Tavolo Interministeriale con la presenza del Ministero del Lavoro, del MEF e del MIBAC, in modo da coinvolgere tutti i soggetti e affrontare ogni questione con i diretti protagonisti e con chi può e deve prendere le giuste decisioni per invertire la rotta.

Chiediamo la presa in carico da parte delle istituzioni competenti delle seguenti urgenti e necessarie richieste:
– sblocco immediato e conseguente erogazione dei ristori rimasti in sospeso (DL ristori 5) durante queste settimane di instabilità governativa;
– tempestiva convocazione di un Tavolo Interministeriale che coinvolga lavoratrici e lavoratori del settore spettacolo e cultura, al quale siedano Ministero del Lavoro, Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dei Beni e delle Attività Culturali;
– attuazione di una ormai necessaria riforma strutturale, formale e fattuale, del settore che tuteli realmente non solo grandi enti e grandi aziende ma anche e soprattutto lavoratrici e lavoratori;
– progettazione e realizzazione di tutte le misure, economiche e non, relative ai protocolli di sicurezza, necessarie a garantire una vera e totale ripartenza del settore;
– concretizzazione di provvedimenti finalizzati al finanziamento e al sostegno delle piccole e medie realtà che si occupano di spettacolo e di cultura, che ad un anno dal blocco del pubblico spettacolo rischiano di chiudere e di non poter più compiere il loro fondamentale ruolo legato alla cultura di prossimità su tutto il territorio del nostro Paese.

Per questi motivi, per la dignità di tutte e tutti e per un ordinamento del settore che sia equo, solidale e che tuteli realmente lavoratrici e lavoratori, scendiamo in piazza il 23 febbraio! UN ANNO SENZA EVENTI, UN ANNO SENZA REDDITO.

Facebook www.facebook.com/professionistispettacoloecultura (E’ consigliato verificare l’orario della manifestazione a seconda della propria città di appartenenza).

Sullo stesso argomento:
www.dancehallnews.it/appello-del-mondo-dello-spettacolo-contro-il-blocco-del-nuovo-decreto-ristori/

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