Lia Courrier: “Ragazzi… avete capito l’esercizio?”

di Lia Courrier
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“Avete capito? (silenzio…)

“Domande? (silenzio…)

Il mistero più fitto scende nella sala nel momento in cui pongo queste domande dopo la spiegazione di un esercizio. Un arcano talmente inspiegabile che persino Alberto Angela ci farebbe volentieri uno speciale, per capire cosa passa in quel momento nella testa di un danzatore.

Cerco gli occhi, ma nulla, sfuggono: non appena le mie pupille intercettano le loro, queste saltano via come piccole pulci impazzite. Qualcuno, nel frattempo che spiego, capita che si sia un po’ incantato con lo sguardo nel vuoto, mentre pensa al multiverso, o chiedendosi se Adamo aveva l’ombelico. Nessuno che mi dia conferma o meno sull’avvenuta ricezione delle informazioni.

Ogni tanto qualcuno accenna a dei movimenti con la testa, di non facile interpretazione, però, si tratta di una specie di ondeggiamento della testa, con uno sguardo da cernia e il labbro inferiore proteso in avanti, come a dire: “boh, sì, mi pare di aver capito, ma forse no”.

Altre volte un silenzio di tomba. Rimangono immobili in un tableau vivant, come se l’immobilità nel corpo potesse renderli invisibili, al che dico loro che per me silenzio equivale ad assenso, quindi faccio partire la musica. Allora può capitare che, dopo il port de bras di preparazione, rimangano lì immobili, come degli stoccafissi, perché ognuno di loro aspetta che qualche coraggioso faccia il primo passo. Nel frattempo la musica va avanti, noncurante delle loro indecisioni.

Il meglio è quando, dopo due spiegazioni dettagliatissime, precise, complete di conteggi, port de bras, nomenclatura dei passi, che mi sembra di essere un juke box del balletto, la risposta alla domanda sia: “no, non ho capito”. Allora io: “cosa non hai capito?”, e l’allievo risponde “niente”.

(rumore di braccia cadute a terra)

In questi momenti devo dare fondo a tutta la mia pratica di yoga per respirare lentamente, mantenere la calma, e dare loro il supporto di cui hanno bisogno, ma non troppo, altrimenti non riusciranno mai a mandare in memoria una sequenza da soli, correttamente e velocemente.

La cosa buffa è che persino quando hanno capito tutto alla perfezione (cosa che capita molto più spesso di quanto possiate immaginare, nonostante ciò che ho scritto), hanno comunque timore a dire a gran voce “sì maestra, abbiamo capito”, forse perché temono di creare aspettative e preferiscono mantenersi sul vago, lasciandomi nella suspence più totale fino a che non parte la musica.

E poi… sorpresa!

Indovinate un po’…

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