Lia Courrier: “Gomiti e ginocchia: le articolazioni in between”

di Lia Courrier
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Nel corpo del danzatore esistono due paia di articolazioni che vivono in un perenne, costante negoziato con i vicini di casa, con grande coraggio e un senso sprezzante del pericolo. Si tratta di strutture che devono dare fondo a tutta la capacità di adattamento di cui sono capaci per poter far fronte a prove di forza ed elasticità che metterebbero in difficoltà anche un super eroe. Sto parlando di gomiti e ginocchia, ossia delle articolazioni ‘in between’, in virtù della loro posizione, appunto, intermedia.

Sebbene si tratti di strutture con forma e funzione totalmente differenti, mi piace inserirle nella stessa discussione, poiché spesso la nostra memoria di quadrupedi (o quadrumani) si palesa prepotentemente nel momento in cui muoviamo il corpo, specialmente quando la tecnica non è ancora giunta a strutturare gli schemi motori, disattivando questo ricordo atavico. Mi capita sovente, ad esempio, di osservare gli allievi cercare l’en dehors tentando di ruotare gli omeri verso l’esterno, giusto per fare un esempio di questa memoria di cui parlavo. I nostri arti superiori sono energeticamente uno specchio di quelli inferiori molto più di quanto si possa immaginare, nonostante nel corso dell’evoluzione si siano fortemente specializzati: gli arti inferiori nel supporto del peso e deambulazione, gli arti superiori nella relazione attiva con il mondo esterno, la nutrizione, la cura di sé. In questa discussione, tuttavia, possiamo parlare di ginocchia e gomiti in virtù della loro posizione, e quindi insieme.

Le ginocchia in particolare si trovano in tensione tra due fuochi, ricevendo sollecitazioni provenienti dall’alto (articolazioni coxo-femorali) e dal basso (piede e caviglia). Le ginocchia possiedono una intrinseca complessità, che le rende dei dispositivi estremamente sensibili, raffinati ma anche delicati. Date queste premesse possiamo immaginare quanto sia importante e utile per un danzatore avere una buona consapevolezza di questa parte del corpo.

Si parla spesso della mobilità della anche o di collo del piede, ma alle ginocchia non viene sempre data una adeguata attenzione, non vengono spese parole per indicare azioni muscolari che possono migliorarne prestazioni e sicurezza (grande confusione nel ruolo del quadricipite, ad esempio), né gli viene riconosciuto il loro importante ruolo nell’orientamento e nella capacità di direzionare il corpo. Nell’atto di deambulare, infatti, la prima parte della gamba che avanza è proprio il ginocchio, e soltanto dopo la tibia oscilla trasportando anche il piede. È proprio il ginocchio che direziona la gamba nello spazio. Perché non partire dai principi fondamentali che riguardano il movimento del corpo umano, per poi applicarli anche alla danza?

I gomiti, non da meno, sono un punto estremamente importante per l’espressività del port de bras. Mentre nell’articolazione del ginocchio sono soltanto il femore e la tibia a dare vita all’articolazione (la fibula rimane a lato e interagisce solo con la tibia e l’astragalo, non con il femore), nel gomito radio e ulna partecipano entrambi alla formazione dell’articolazione permettendo quel meraviglioso movimento che porta il nome di prono-supinazione dell’avambraccio, che rende le braccia estremamente fluide e leggere, senza mai perderne forza e connessione con il tronco e la colonna vertebrale. Mi capita che gli allievi mi chiedano: “come sono le mani in questo esercizio?” Nota bene: le mani, non le braccia. Già da come viene posta la domanda posso percepire che tipo di immaginario guida il loro movimento.

La prono-supinazione dell’avambraccio consente un infinita quantità e qualità di movimenti nelle braccia, che vengono attraversate da forze spiraliche. Queste forze donano solidità e potenza, integrazione e coordinazione, ma allo stesso tempo anche fluidità e morbidezza.

Poiché osservo sempre una certa pigrizia nel lavoro delle braccia, quindi anche nella schiena, di cui le braccia sono espressione, non mi stanco mai di ripetere in mille modi e con diverse sollecitazioni, quanto le parte superiore del corpo sia importante e quanto la consapevolezza delle possibilità insite nell’articolazione del gomito permettano di trasformare la grande forza richiesta nella schiena, in energia fluida ed espressiva, attraverso i port de bras.

Purtroppo, molto più spesso di quanto vorrei, noto che questi quattro punti del corpo vengono bloccati e irrigiditi. “Stendi le ginocchia” o “allunga le braccia” sono le correzioni che spesso vengono date agli allievi. Si tratta di indicazioni sintetiche per una questione pratica, ma che – senza una dovuta conoscenza anatomica e fisiologica, e in assenza di informazioni più precise – gli allievi possono fraintendere bloccando questi importanti luoghi di passaggio per le forze, con effetti devastanti sia per la danza che per la salute del corpo.  In seguito a questa azione arbitraria e non basata sulla consapevolezza, vengono a mancare prontezza, morbidezza e reattività poiché è proprio tramite ginocchia morbide che possiamo attivare un buon radicamento, lasciar respirare il nostro plié e aumentare la velocità di esecuzione dei movimenti. Allo stesso modo il blocco a livello dei gomiti crea un irrigidimento in tutta la cintura scapolare, dal momento che le due ossa dell’avambraccio non possono godere della libertà necessaria per modulare il movimento con fluidità.

Al di là della questione tecnica, comunque, è nell’espressività del movimento che avere le articolazioni ‘in between’ bloccate avrà i suoi effetti più nefasti: un movimento frammentato, spigoloso e privo di musicalità e respiro.

Al di là dei dogmi tecnici e di quelli estetici, che vorrebbero tutte le ginocchia iper-estese, ad esempio, trovo molto interessante prendersi il tempo per osservare bene queste articolazioni e le strutture muscolari ad esse connesse, con relative azioni, per comprendere meglio come queste parti del corpo possono contribuire alla buona riuscita del gesto danzato, se vengono mantenute in movimento e non bloccate.

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