L’amore per i Peanuts era presente nella mia famiglia ancora prima che arrivassi io.
Ricordo che praticamente in ogni stanza della casa, a cercare bene, era presente almeno una raccolta delle strisce di Shultz, che io considero a pieno titolo il filosofo più amato e seguito da diverse generazioni. La comunità dei suoi adorabili personaggi è una completa rappresentazione dell’umano e delle sue relazioni: dietro ad apparente leggerezza, e semplicità, si cela uno sguardo che scava nel profondo ed è in grado di svelare ogni piccola sfaccettatura delle nostre emozioni, persino di quelle meno socialmente accettabili.
Questa striscia in particolare è venuta a trovarmi più volte in varie occasioni, era persino incorniciata e appesa in una sala danza in cui ho preso lezione di balletto moltissime volte. Quando contemplo questa piccola delizia provo sempre le stesse vivide emozioni, e anche se mi è capitata davanti agli occhi moltissime volte, quelle emozioni giungono con la stessa genuinità e freschezza della prima volta, perché questo è lo spirito di Shultz, uno spirito bambino nel corpo di un adulto geniale.
Snoopy danza spesso, danza sempre, con quei buffi passettini velocissimi che ogni proprietario ha visto fare anche al proprio cagnolino almeno una volta. Anche la mia Musetta esegue questa marcetta baldanzosa quando è eccitata perché stiamo per andare a fare una passeggiata, ad esempio. Qui Snoopy danza perché è ispirato dai movimenti di una foglia autunnale che cade volteggiando, e per un istante di grazia sceglie di relazionare i propri movimenti a quelle spirali, ai ghirigori, alle evoluzioni aeree della foglia, che a sua volta danza con l’aria e con il vento. Sono tre vignette vibranti e piene di gioia in cui i due improvvisano un duetto pieno di poetico trasporto, almeno a giudicare dall’espressione del bracchetto più famoso del mondo, che si gode quel momento con totale dedizione e ascolto.
Alla fine quando la foglia, che dopo aver concluso il suo ciclo vitale si prepara ad una nuova esistenza in qualità di nutrimento per la terra, tocca finalmente il suolo, quando tutto ormai è finito, si è consumato, si è estinto, nella quarta ed ultima vignetta vediamo Snoopy fare un inchino molto formale alla foglia, ringraziandola per quella fugace condivisione di bellezza.
Non so se Schultz fosse amante della danza, se fosse un cultore del genere, ma quello che è certo è che ai miei occhi questa vignetta racchiude il senso più profondo di ciò che facciamo, ed è una benedizione che qualcuno sia stato capace di rappresentarlo attraverso immagini – a parole non sarebbe stato possibile farlo in modo altrettanto efficace – permettendoci di ricordare perché danziamo. Questa striscia è per me il seme che risponde a questa domanda.
Cogliere la bellezza dell’attimo, saper vedere le opportunità attorno, essere capaci di farsi ispirare da ciò che abbiamo tutti i giorni sotto agli occhi, talmente vicino che spesso non riusciamo a vedere, danzare per il puro piacere di farlo, perché quella danza non sarebbe potuta accadere in nessun altro luogo o momento se non proprio quello, perché quando la danza chiama e noi ci lasciamo guidare con spontaneità, ecco che la creatività esonda come se tracimasse.
Avere occhi nuovi, cuore aperto e mente vuota.
Senza sforzo.
Senza domande.
Senza preoccupazioni.
Senza schemi.
Liberamente danzare.
Grazie Charles.