Spettacolo: ok aumento capienze ma manca il decreto

di Fabiola Di Blasi
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La buona notizia è l’ok del Comitato tecnico scientifico all’aumento delle capienze per sale teatrali, cinematografiche e stadi. I primi potranno fare accedere il pubblico fino all’80% al chiuso e al 100% all’aperto mentre la capienza negli stadi passerà dall’attuale 50% al 75%. Nei palazzetti e nei luoghi al chiuso si sale dal 25% al 50% ma è ancora presto per festeggiare. La decisione del Cts, infatti, non è bastata a far approvare rapidamente il provvedimento che renderebbe applicabili le nuove misure, cosa che sarebbe stata possibile durante il Consiglio dei ministri di ieri.

È evidente che, ancora una volta, quello del nostro settore non è stato considerato un tema prioritario (non che questo ci stupisca). Insomma, per vedere realmente aumentare le capienze dei luoghi della cultura e dello sport, bisognerà aspettare.

Il comparto chiede ancora di permettere il 100% degli ingressi anche al chiuso come già succede in Svizzera, Francia, Inghilterra, Austria, Belgio, Danimarca, Lettonia, Lituania, Olanda, Ungheria, Israele, Canada, Stati Uniti… dove i concerti sono a capienza piena. D’accordo anche l’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Particolare preoccupazione viene espressa dai produttori dei live che spesso avvengono nei palazzetti dello sport “Solo con il 100% delle capienze possiamo ripartire altrimenti sarà sciagura“. L’accesso del pubblico si intende con Green Pass e mascherina e alle strutture è richiesta massima attenzione alla qualità degli impianti di aereazione e vigilanza sul rispetto delle indicazioni, ma nonostante questo la decisione del Cts sembra andare in un’altra direzione.

I sindacati, intanto, annunciano nuove forme di protesta mentre la Siae dichiara “Le decisioni assunte dal Comitato Tecnico Scientifico relativamente all’aumento delle capienze dei luoghi di spettacolo tra il 75% e l’80% sono insufficienti e francamente non oggettivamente motivate” sottolineando come la situazione sia paradossale visto che in Italia abbiamo il numero di vaccinati più alto d’Europa e le misure più restrittive.

Secondo la Siae, “Un intero comparto, quello dell’industria della cultura, dello spettacolo e dell’intrattenimento rischia di essere cancellato, soprattutto con riferimento a quei settori (musica, concerti, discoteche e locali da ballo) che non vivono di contributi pubblici. Ormai è un rischio reale e vicino e per capirlo basterebbe un po’ di buonsenso”. (Ansa 30 settembre 2021)

Nell’attesa del decreto, è decisamente tempo di bilanci, nuove decisioni e soprattutto domande: se il Governo che tanto si è speso nella campagna vaccinale dei cui buoni effetti si è sempre detto certo, continua a ribadire l’utilità dei vaccini e del Green Pass per un ritorno alla vita di prima, cosa impedisce la riapertura totale delle sale e degli eventi? Perché nel nostro settore si procede gradualmente mentre già da tempo basta viaggiare in aereo o in treno, ad esempio, per trovarsi spalla a spalla con altre persone in uno spazio ridotto in cui si possono consumare anche pasti, abbassando quindi la mascherina? Continua a esserci qualcosa che non quadra…

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