Steven Spielberg e quella eterna voglia di musica e danza

Sapevate che “Hook” doveva essere un musical?

di Alessandra Colpo
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Il regista di maggior successo commerciale della storia è attualmente sul grande schermo con “West Side Story”, film che segna ufficialmente il suo debutto alla regia di un musical.
Ma ben tre decenni fa Steven Spielberg era quasi sul punto di girarne uno: “Hook”, la sua personale rivisitazione della storia di “Peter Pan”.

Fin dall’inizio della sua carriera Spielberg voleva dirigere un musical convenzionale, un desiderio di oltre 50 anni fa. Ora ha finalmente realizzato quel sogno nel cassetto con “West Side Story”, il suo omaggio riverente e assolutamente Spielbergiano al classico musical di Leonard Bernstein del 1957.
E 30 anni fa, questo stesso mese, “Hook”, il film su Peter Pan, è stato quasi sul punto di diventare il primo musical di Spielberg.

La sua storia d’amore con il genere è iniziata durante l’infanzia grazie a Disney, ai film di Audrey Hepburn e ai musical. Inoltre la madre di Spielberg, Leah, suonava costantemente il piano mentre era incinta del regista:

«È stato l’amore di mia madre per la musica, combinato con il mio insaziabile appetito di capire tutto sulla realizzazione dei film, che mi ha portato a collezionare album di colonne sonore quando ero giovane. Ho adorato l’album del cast di “West Side Story” dalla prima volta che l’ho ascoltato. Da bambino potevo cantare tutte le sue canzoni a memoria, e le cantavo, finché non esaurivo la pazienza di tutta la mia famiglia».

Guardare un film di Spielberg è come guardare la musica

Il modo in cui la telecamera si tuffa, sale e si risolve come una bellissima melodia, catturando le emozioni in movimento è pura poesia. La musica è così perfettamente sincronizzata con l’azione coreografica del regista e con il montaggio che i film di Spielberg sono state spesso apostrofati come “musical”, “opera” o “balletto”, sia che si trattasse del dialogo musicale estatico e letterale tra umani ed extraterrestri al culmine di “Incontri ravvicinati del terzo tipo” o la danza mortale tra Indiana Jones e un nazista in “I predatori dell’arca perduta”.

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Hook”, uscito l’11 dicembre 1991, detestato da molti e altrettanto adorato da più di una generazione, è probabilmente la quintessenza della storia di Steven Spielberg basato sulla premessa: e se Peter Pan fosse cresciuto?
Realizzato in quel crocevia di carriera, tra l’ultima avventura della trilogia di “Indiana Jones” e “Schindler’s List”, “Hook” è sia una fantasia di fuga che una riflessione sulla responsabilità paterna e su ciò che rende la vita davvero degna di essere vissuta.
Peter Banning, interpretato da un teso Robin Williams, è un ammonimento al potenziale papà maniaco del lavoro degli anni ’90, incluso lo stesso Spielberg, a spese dei suoi figli. È l’incarnazione di ciò che accade quando lasci morire il tuo Peter Pan interiore. Quando dimentichi le tue avventure sull’Isola che non c’è, dimentichi come si vola.

The Boy Who Inspired 'Hook' and 19 Other Little-Known Facts as Film Turns 25 (Photos)

Spielberg pensava che “Hook” dovesse essere un musical

Chiese dunque al suo compositore John Williams di scrivere un intero libretto di canzoni originali e Williams reclutò Leslie Bricusse per scrivere i testi. Bricusse, che è morto all’inizio di quest’anno, aveva scritto i testi per i brani di Williams sin dai loro esordi alla Fox negli anni ’60, da a “Can You Read My Mind” di “Superman” (1978) alle canzoni di Natale originali in “Mamma ho perso l’aereo” (1990).

Per “Hook”, Williams e Bricusse scrissero almeno cinque canzoni. La canzone per nonna Wendy (Maggie Smith) si chiamava “Childhood” e Bricusse sentiva che era il vero cuore del film: un premio Oscar garantito. Dal momento che la Smith non era una cantante, Bricusse telefonò alla sua amica Julie Andrews, che imparò la canzone durante la notte e andò alla MGM per registrare la canzone più tardi quel giorno, nello stesso punto in cui Judy Garland cantò “Over the Rainbow” cinquant’anni prima.

Allo stesso modo, Dustin Hoffman imparò un numero comico chiamato “Stick With Me”, cantato ai figli di Peter, per niente.
Alla fine nel film restarono solo due canzoni: “We Don’t Wanna Grow Up”, eseguita dai bambini nella recita scolastica di Maggie (Amber Scott), e la ninna nanna che la bambina canta durante la notte, “When You’re Alone”.

Il numero di gran lunga più ambizioso, tuttavia, fu “Low Below”, cantato da Bob Hoskins (nel ruolo di Spugna) e un cast di pirati e prostitute. Un’allegra cantilena marinara che scoppia dopo l’arrivo di Peter sull’Isola che non c’è, un tour dell’angolo dei pirati, tra negozi di barbieri e bar che avrebbe introdotto Capitan Uncino.
Vince Paterson, dopo il suo lavoro nella performance di Madonna di “Vogue” ai Video Music Awards del 1990, venne ingaggiato per coreografare l’intera routine per la sequenza musicale dei pirati. La canzone di cinque minuti venne pre-registrata con il cast e l’orchestra. Spielberg trascorse almeno una settimana per girarla.

Hook (1991) Behind the Scenes - Steven Spielberg - Hook foto (43101466) - fanpop

Nonostante le voci secondo cui “Hook” fosse stata una produzione molto felice, il regista sembrò rinnegare il film quasi immediatamente dopo l’uscita. I critici lo fecero a pezzi.

Ci sono voluti dunque altri due decenni per coronare il suo sogno. Invece di commissionare un nuovo musical per uno dei suoi voli di fantasia, Spielberg è tornato al testo sacro della sua infanzia e, semplicemente con amore, ha reinterpretato l’amato musical teatrale di Bernstein e Sondheim.

Naturalmente, manomettere un tesoro culturale è un rischio enorme. Ma dal fischio di apertura dei Jets che echeggia per le strade deserte di New York, sai di essere in buone mani. E Spielberg lo ha fatto con la musica che porta nel cuore da 60 anni, rendendola ancora più personale.

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