Lia Courrier: “Bisogna sempre ispirarsi ai grandi e Carla Fracci lo sarà per sempre”

La Giselle della Fracci quasi vola nell’ebbrezza d’amore che l’avvolge tutta e la fa sembrare delicata e vulnerabile come una nuvola

di Lia Courrier
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Qualche giorno fa mi capita di guardare un video di Carla Fracci che interpreta la variazione del primo atto dal balletto “Giselle” e di rimanere totalmente rapita.

Ho guardato innumerevoli volte la nostra amata Carla in questa sua memorabile interpretazione, ma non ne sono mai sazia. Appena il video giunge al termine lo riavvio ancora una seconda, e poi una terza volta e ogni volta colgo quei dettagli che solo una grande artista come lei era in grado di dare al personaggio.
Innanzitutto vorrei elogiare la prestazione tecnica ineccepibile, ogni passo eseguito con controllo impeccabile, senza la benché minima incertezza laddove molte altre prime ballerine mostrano tentennamenti, perché quella variazione è tutt’altro che facile. La fluidità e la leggerezza qui non sono solo nel corpo fisico, un corpo che oggi in molti considererebbero inadatto al balletto ma che la Fracci ha forgiato con grande dedizione e passione fino a farlo risuonare come uno strumento perfettamente accordato; quello che emerge dalla danza di questo primo atto è la leggerezza dell’animo giovane e spensierato della giovane Giselle, che mostra quella peculiare energia ascendente che solo l’innamoramento può dare ad una giovane fanciulla. Esecuzione anche sorprendentemente veloce e -ovviamente- musicalissima, dettaglio, quest’ultimo, che apprezzo molto di più rispetto ad un equilibrio tenuto per dieci secondi o innumerevoli pirouette.

La sua Giselle quasi vola nell’ebbrezza d’amore che l’avvolge tutta e la fa sembrare delicata e vulnerabile come una nuvola.

A tutto questo dispensare virtuosismo tecnico, che già basterebbe grandemente a comprendere come mai Carla Fracci abbia raggiunto una fama internazionale durante la sua incredibile carriera, si aggiunge anche la capacità di attrice, che in questo ruolo possiamo dire raggiungere un culmine tutt’oggi mai eguagliato se non da Alessandra Ferri che ha portato una sua Giselle diversa da quella di Fracci ma altrettanto splendida (adesso mi viene voglia di scrivere anche un articolo su di lei, su quanto veneri la sua danza e su quanto il nostro paese ha dato a quest’arte).

In ogni istante della variazione, in qualunque luogo del palcoscenico si trovi, è perfettamente visibile il filo energetico che la lega ad Albrtecht, seduto su una panchina per guardarla ballare. Ogni gesto, ogni sguardo, ogni cellula del suo corpo stanno danzando per lui e non per il pubblico, verso cui non si lascia andare ad ammiccamenti o sorrisi di circostanza. Tutto ciò che dice con il suo corpo è diretto ad un solo destinatario: il suo giovane amore che profuma di fresco come una rosa di maggio.

Il viso di Carla Fracci è molto comunicativo, attraverso il suo sguardo traspaiono tante cose: il gioco, il timore, la timidezza, la gioia, il batticuore, il suo vivere l’amore celebrando la vita, senza sapere che la morte giungerà da lì a poco.

Non è per niente semplice raggiungere una tale autenticità mentre si danza, si tratta di una qualità di pochi grandi artisti. Molte volte ho scritto di Nureyev, che anche possedeva questa capacità straordinaria, ma oggi voglio elogiare una grandissima artista italiana, cresciuta e sostenuta all’interno del territorio nazionale, che ha avuto una lunghissima carriera. Celebro anche la donna Carla, estremamente moderna, che nelle interviste – con il garbo che la contraddistingue – rivelava la sua natura libera e la sua mente brillante; che aveva scelto di essere madre, in tempi in cui le ballerine più famose spesso preferivano non affrontare questa esperienza per non interrompere la carriera. Nelle sue dichiarazioni pubbliche Carla Fracci sembra già proiettata nel futuro, nel movimento di emancipazione femminile, un esempio per molte non solo per come danzava ma anche per la persona che era: determinata, passionale, forte e anche un po’ ribelle.

La grandezza dell’artista Fracci si vede anche nelle scene successive del balletto, in cui la storia prende una piega decisamene drammatica. La follia di Fracci-Giselle è reale, vera, non è manierata o un’imitazione di qualcosa. Tra le tante interpretazioni di quella scena la sua è quella che più mi fa venire la pelle d’oca e mi spezza il cuore. Letteralmente. È quasi doloroso guardarla.
Nell’atto bianco appare totalmente trasformata. Non è solo il costume, il trucco o avere un’espressione triste anziché quella sorridente del primo atto. Qui a cambiare è lo stato della materia del corpo: compare in scena come spettro e da tutto il suo essere traspare l’esperienza della morte, del distacco dalla materia, della perdita e poi del perdono e della compassione.

Emana una luminescenza lunare, sembra proprio essere senza peso, pronta a volare via da un momento all’altro, ormai non più parte di questa terra, di questa vita. Anche qui la mirabile tecnica di Carla Fracci si mostra in tutta la sua potenza e splendore nelle sequenze di salti velocissime accompagnate da port de bras fluidi e morbidi. Sembra non fare alcuno sforzo con quelle mani che attraversano l’aria delicatamente. La questione non è saltare tanto o poco (sebbene Carla Fracci avesse buona elevazione), oggi vedo interpretazioni di Giselle in cui le ballerine eseguono dei salti incredibilmente poderosi, ma comunque non mi danno la stessa sensazione di impalpabilità eterea di Carla Fracci che vola in una nuvola di tulle bianco mantenendo sempre, in ogni istante, la verità del personaggio. Trovo che questa sia una vera magia, un incantesimo meraviglioso.

Spero che tutti i giovani danzatori e ballerini che leggeranno questo articolo vadano a guardare Carla (grazie al cielo disponiamo di questi materiali per poterla guardare e riguardare) e comprendano che l’eternità di alcune interpretazioni non dipende da quanto la gamba sale, dal collo del piede o dal numero di pirouette: al cospetto di un’artista come Carla Fracci la tecnica quasi si dimentica, diventa uno strumento, un canale attraverso cui il corpo racconta una storia.
Quando possiedi davvero la tecnica, puoi farla sparire e portare in primo piano il personaggio.
Bisogna sempre ispirarsi ai grandi e Carla Fracci lo sarà per sempre.

Ciao Carla e grazie per la tua danza.

Crediti fotografici: Alessio Buccafusca

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