La sera del 27 settembre hai danzato per l’ultima volta, dopo 36 lunghi anni, sul palcoscenico del Teatro alla Scala. Ricordi il tuo primo giorno qui?
Ѐ trascorso davvero moltissimo tempo. Ho messo piede per la prima volta in questo teatro come giovanissima allieva della scuola di ballo e ancora bambina ho danzato “La Sylphide”” con Rudolf Nureyev e Carla Fracci. Dopo due anni con l’English National Ballet, compagnia con cui facevamo 300 spettacoli all’anno, sono tornata in Scala dove avevo un contratto per poi rimanerci fino a quest’ultimo giorno.
Che cosa si prova a danzare sapendo che è l’ultima volta?
Quest’ultima replica de “Il lago dei cigni” è stata un turbinio di mille emozioni. Ho danzato come sempre, impegnandomi e prendendo tutto il bello di un lavoro che considero sacro. Ammetto però che prima del secondo atto, guardando i miei colleghi, ho provato una grande nostalgia: ognuno di loro rappresenta un pezzo della mia vita e possiamo definirci, a tutti gli effetti, una grande e bellissima famiglia.
Qual è stato il momento più bello che hai vissuto qui al Teatro alla Scala?
Sicuramente aver interpretato Olga nel balletto Onegin. Dovevo essere secondo cast ma Reid Anderson che rimontava per noi la coreografia di John Cranko mi vide durante la prova di scena e mi scelse per ballare nel primo cast. Ho amato molto il ruolo di Olga, sunto straordinario di grande tecnica e interpretazione.
Qual è il balletto con cui avresti voluto salutare il pubblico e la Scala?
Proprio “Il lago dei cigni”; è stato il primo balletto che ho interpretato una volta entrata nel corpo di ballo. Un cerchio che si chiude.
Il tuo addio alle scene non corrisponde ad un addio alla Scala. Rimarrai nell’organico del teatro. In quale veste?
Ricoprirò un ruolo che nelle compagnie all’estero esiste da moltissimo tempo. Le scarpe da punta che utilizziamo non sono quelle che si possono comprare nei negozi. Ognuna di noi possiede scarpe fatte su misura e nominative. Tornata da Londra, grazie alla mia conoscenza dell’inglese, mi veniva chiesto spesso di gestire i rapporti con le case produttrici e preoccuparmi di ascoltare e, laddove possibile, soddisfare le esigenze delle mie colleghe. Sono molto grata al sovrintendente e al teatro per aver riconosciuto l’importanza di questo lavoro e di aver reso ufficiale questo ruolo. La mia attività principale rimarrà comunque l’insegnamento.
36 anni son tanta vita. Fra mille gioie e soddisfazione porti a casa anche qualche delusione?
Ho un piccolo rimpianto; non sono mai stata nominata solista nonostante abbia interpretato spesso ruoli da prima ballerina. Non nascondo che mi avrebbe reso molto felice.
C’è un ruolo che avresti desiderato interpretare?
Sicuramente Giulietta. Mi è capitato di danzare il passo a due in numerosi gala ma non ho mai interpretato il balletto intero. Credo sarei stata nel ruolo.
La notte del 27 settembre è stata piena d’amore. L’applauso del pubblico, l’abbraccio dei tuoi colleghi.. che cosa hai provato di fronte a quest’onda d’affetto che ti ha travolto?
Ho pensato che tutto ciò che avevo dato a questo teatro, l’amore per il mio lavoro, la dedizione, l’impegno stesse ritornando sotto forma d’amore. Ed è stato tanto bello da riempirmi il cuore.
C’è una cosa che vorresti venisse detta di te in questa intervista?
Che ho sempre danzato con il cuore.