100 anni dalla nascita di Roland Petit, genio francese indimenticato

il 14 gennaio alle 10 su Rai5 Notre Dame de Paris e uno Speciale Mixer sul coreografo

di Nives Canetti
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Oggi, 13 gennaio, è una data importante perché ricorrono i 100 anni dalla nascita di Roland Petit, geniale coreografo francese.

Roland Petit (Villemomble, 13 gennaio 1924 – Ginevra, 10 luglio 2011), figlio di Rose Repetto, di origini italiane e fondatrice dell’omonima azienda di scarpe da ballo, si forma alla scuola di danza dell’Opéra National di Parigi ed entra nella compagnia di balletto dell’Opéra nel 1930. Nel 1945 fonda i Ballets des Champs-Élysées e nel 1948 i Ballets de Paris al teatro Marigny, con Renée “Zizi” Jeanmaire, come ballerina étoile, sua futura moglie e importante consigliera. Da lì in poi inizia una carriera internazionale brillantissima che lo porterà ad essere uno dei più importanti coreografi del secondo Novecento.

Ricordo che il mio incontro con la coreografia di Roland Petit fu quando vidi, grazie alla Maratona d’Estate di Vittoria Ottolenghi, la sua coreografia di Coppelia. La rividi poi dal vivo almeno per 5 sere di seguito al teatro dei Parchi a Nervi con Denis Ganio e Dominique Khalfouni, e fu una rivelazione. Geniale la reinterpretazione di questo balletto normalmente ambientato nella Mitteleuropa, ma che Petit traspose in ambiente squisitamente francese e urbano. Qui la mazurka è ballata da giovani militari e signorine tipo sartine; e Coppelius è un attempato e raffinato dandy da Petit stesso interpretato allontanandosi dall’usuale immagine del vecchietto grottesco. Quando balla con la bambola legata ai piedi, sfodera una delle sue invenzioni teatrali migliori, che lo hanno sempre contraddistinto.

Questa sua caratteristica di dare una nuova veste ad un classico è da accostare ad una capacità di generare coreografie originali e moderne, capolavori sempre attuali nonostante siano nati nell’immediato dopoguerra: penso a “Carmen” così come a “Le jeune homme e la mort”.

E non si può dimenticare l’Arlesienne con l’assolo maschile finale del suicidio che strappa l’anima

È stato sempre avanti: ha creato un suo stile assolutamente inconfondibile, derivato dalla danza classica più pura ma con delle seducenti svisature date da angolature nelle linee e “en dedans” estranee al linguaggio puramente accademico. Si pensi a Notre Dame de Paris con le seducenti danze di Esmeralda o il tormento del corpo di Quasimodo, un principe dell’anima costretto in un corpo deforme.

È sempre stato innovativo: pensare ad un balletto solo con musiche dei Pink Floyd nel 1991 non era così scontato.

Grande direttore di compagnie, ha fondato nel 72 il Ballet de Marseille, la più importante compagnia di danza francese al di fuori dell’Opera, dove la prima ballerina italiana invitata a ballare fu Elisabetta Terabust, seguita da tanti altri come Alessandra Ferri, a Massimo Murru, a Eleonora Abbagnato, e moltissimi altri. Carlotta Zamparo e Luigi Bonino furono tra i suoi migliori interpreti stabili in compagnia.

Cultore del teatro totale, Petit ha coinvolto letterati, musicisti e stilisti nelle sue creazioni: da Cocteau a Prevèrt, a Yves Saint Laurent a Jean Michael Jarre ha sempre ricercato la creazione non solo di un balletto ma di uno spettacolo a 360 gradi.

È sempre stato anche un grande talent scout: da Khalfouni a Bonino, per arrivare a Murru, da lui definito a ragione uno dei più grandi ballerini al mondo, che lanciò alla ribalta in occasione di Chéri alla Scala per i sessant’anni di Carla Fracci.

Ha collaborato con moltissimi artisti, Fonteyn, Nureyev, Makarova, Baryshnikov, innumerevoli, difficile stilarne un elenco . Tranne che con Sylvie Guillem: aveva davanti uno spirito troppo libero e altrettanto forte per poterci convivere, ed effettivamente Sylvie ballò solo una Notre Dame de Paris con lui, poi non ci furono più collaborazioni.

È  stato aperto ed eclettico e prova ne sono le sue incursioni a Hollywood (Daddy longleg, Anything Goes, Hans Christian Andersen) e i balletti per la Jeanmaire al Casino de Paris (Mon truc en plumes).

Ascoltando i racconti di chi ha lavorato con lui, come molti grandi di questo mondo dell’arte non aveva un carattere facile, era capace di grandi innamoramenti e di grandi scontri, ma l’eredità che ci ha lasciato è talmente vasta ricca e meravigliosa che ricorderemo per sempre Roland Petit per la sua arte sconfinata e innovativa.

Merci Monsieur Petit et bon anniversaire.

Il 14 gennaio Rai5 metterà in onda uno dei capolavori di Petit, “Notre Dame de Paris”, filmato al Teatro alla Scala nel 2013, e uno “Speciale Mixer” curato da Giovanni Minoli e Claudio Rispoli intitolato “Danza: un personaggio, una città” incentrato sul lavoro di Roland Petit e sul suo rapporto con Parigi.

Foto Archive Getty

Archivio Teatro alla scala / Lelli e Masotti

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