Swan Lake del San Francisco Ballet: ultime recite di Angelo Greco con la compagnia

di Elio Zingarelli
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I colpi di scena del Lago dei cigni hanno contrassegnato dal vero la riproposta del balletto stesso, dopo le recite di febbraio e marzo,  nella versione di Helgi Tomasson con il San Francisco Ballet. Rinunce, debutti, compleanni, e quindi cast aggiornati hanno impegnato tutte le risorse della compagnia che in ogni caso ha garantito una resa finale rilevante.

La prima alzata di sipario è stata preceduta dall’intervento della direttrice, Tamara Rojo, che ha comunicato l’infortunio dell’ospite super attesa, Natalia Osipova, e il debutto nel ruolo principale, come sostituta, di Jasmine Jimison fresca di nomina di principal dancer dopo la sua interpretazione nel balletto Marguerite e Armand.

In coppia con Isaac Hernández, la Jimison ha dimostrato capacità e disinvoltura nell’interpretare ambedue i ruoli, Odette e Odile, nonostante sembri essere più a suo agio tra i tutù bianchi mentre increspa le sue lunghe bracce per sfiorare il principe, celarsi e poi proteggere lei e il partner dalle ali più grandi e scure di Rothbart. Nonostante l’età, la prova della giovane principal ha mostrato già un’intelligenza interpretativa assai raffinata che ci rende curiosi di vederla in altri titoli.

Di grande carisma Isaac Hernández che entusiasma il pubblico per la sua naturalezza mentre esegue pirouttes controllatissime o quando, durante la coda nel terzo atto, entra in scena con un gran jeté, quasi di sorpresa o in ritardo, chissà…

Nel giorno del suo compleanno, il 2 maggio, Angelo Greco ritorna a calcare il palcoscenico, dopo l’infortunio, in un balletto a serata intera nel ruolo principale affianco a Misa Kuranaga. L’occasione rappresenta anche una delle ultime due serate del principal dancer italiano con la compagnia americana, accanto alla sua affiatata partner. Pertanto, è palpabile l’emozione dei due intepreti che si palesa in maniera più evidente sul volto di lei davanti alla standing ovation finale del pubblico.

Angelo Greco ha sfoggiato un ottimo mix tra sfolgorio tecnico e luce interpretativa. Ammirabile, davvero, l’espressione tutta e intera del suo corpo mai eccessiva ma squisitamente genuina che denota una cura e un’attenzione per ogni particolare e una consapevolezza di ciò che accade intorno a sé. La danzatrice ha reso un’Odette meno lirica, più animalesca, a tratti quasi ferina, e che non subisce facilmente l’incantesimo del mago. Conseguentemente la sua Odile coinvolge per ammicamenti, grande controllo, energia e pulizia nell’esecuzione dei virtuosismi.

I cambiamenti verificatosi riportano nuovamente Sasha de Sola e Aaron Robinson sul palcoscenico nei ruoli principali. Il tremolio delle dita nel primo port de bras del cigno ci restituisce immediatamente un’Odette di grande fragilità che esprime quasi un senso di precarietà ma consentito e supportato dalla stabilità definita del suo corpo. Maliziosa e seducente è la sua Odile mentre cerca di affascinare il principe che interagisce sempre con grande classe e vigore.

Davvero merita una nota di riguardo tutta la compagnia luminosa ed effervescente, e in particolare i danzatori dei differenti cast impegnati nel pas de trois del primo atto. Accompagnati dalla San Francisco Ballet Orchestra con la direzione, alternativamente, di Martin West e David LaMarche, gli artisti hanno  confezionato una produzione di omologata differenziazione che si palesa tanto nell’unisono dei ventiquattro cigni quanto nella diversità delle danze di carattere. Tutte e tre le recite lasciano intendere un lavoro intenso, dinamico e di grande coordinamento.

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