Al Teatro dell’Opera di Roma in scena “Spartacus” con la Compagnia del Teatro dell’Opera di Astana

di Giada Feraudo
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Solo due recite (1 e 2 luglio) al Teatro dell’Opera di Roma per la Compagnia del Teatro dell’Opera di Astana che porta nella capitale uno dei capolavori del balletto del ‘900, Spartacus, firmato da Yuri Grigorovich, e nato per il Bolshoj di Mosca nel 1968 sulla partitura di Aram Khachaturian. Il balletto, protagonista l’atletico Bakhtiyar Adamzhan giovane star già applaudita anche in Italia, – è uno dei lavori più celebri del coreografo russo, considerato oggi una vera e propria leggenda vivente.

Il titolo è entrato di recente a far parte del repertorio della prestigiosa Compagnia di Balletto dell’Opera di Astana, in Kazakistan. Un gioiello oggi diretto da Altinaj Asylmuratova, già étoile del Kirov/Mariinsky di San Pietroburgo. Fin dal debutto, nella versione realizzata da Leonid Yakobson per il Balletto del Kirov di Leningrado nel 1956, Spartacus ottenne un enorme successo.

Merito della trama che esaltava, attraverso il mito dell’eroico gladiatore messosi a capo di una rivolta di schiavi, la ribellione degli oppressi contro i tiranni, facendo di Spartaco un precursore della rivolta di classe e dello spirito rivoluzionario. Un mito esaltato anche dal cinema, fra gli altri da Stanley Kubrick in un film con Kirk Douglas nel 1960 e più recentemente in una serie televisiva omonima di grandissimo successo.

La nuova versione del balletto, realizzata nel 1968 da Grigorovich per la compagnia ‘rivale’ del Bolscioi, valorizzava il maggiore dinamismo e lo straordinario atletismo maschile tipico della compagnia moscovita. Una versione considerata particolarmente rappresentativa della coreografia russa degli anni ’60 e ’70, che ha poi goduto di grande popolarità in tutto il mondo grazie all’indimenticabile interpretazione, diffusa anche in versione cinematografica, dei primi protagonisti, lo straordinario Vladimir Vassiliev nel ruolo di Spartacus e sua moglie, la dolcissima Ekaterina Maximova, in quello dell’amata Flavia.

Oltre alla magnifica costruzione, plastica ed atletica, del ruolo del gladiatore e condottiero Spartaco, il balletto di Grigorovich esalta il vigore del corpo di ballo maschile riservando i toni lirici e appassionati agli assoli di Flavia e ai duetti d’amore. Costruito sulla musica impetuosa di Aram Khachaturian il balletto si avvale di un libretto originale elaborato da Nikolai Volkov sulla base del romanzo storico ‘Spartaco’ dell’italiano Raffaello Giovagnoli e sulle ‘Guerre civili’ di Appiano.

Le scene e i costumi dell’allestimento dell’Opera di Astana sono ripresi da quelli originali firmati da Simon Virsaladze, uno dei maestri della scenografia sovietica, storico collaboratore tanto dello ‘zar’ Grigorovich quanto del ‘transfuga’ Nureyev. Aram Khachaturian iniziò la composizione di ‘Spartacus’ nel dicembre del 1941, durante i giorni più tragici della seconda guerra mondiale. Per il grande compositore armeno l’immagine eroica di Spartaco e il tema della rivolta degli schiavi nell’antica Roma erano di fondamentale importanza.

È necessario che i popoli conoscano e ricordino i nomi di coloro che agli albori della storia umana si ribellarono coraggiosamente contro gli schiavisti per difendere la propria libertà e indipendenza.

Questo monumentale e sfolgorante balletto è stato concepito come poema danzato, dedicato alla lotta di tutti coloro che si battono contro l’oppressione. Allo stesso tempo è una testimonianza della tragica irreversibilità del male e dell’immortale persistenza del gesto eroico.

È considerato una sintesi mirabile di musica, coreografia e arte visiva ed è da decenni un gioiello, entrato nel repertorio di molti fra i più importanti teatri in tutto il mondo.

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