Al Teatro di San Carlo si festeggia il compleanno di Carla Fracci ed il debutto di Giuseppe Picone

di Massimiliano Craus
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Il ritorno a Napoli di Carla Fracci ha sancito un punto di svolta davvero incredibile in città, soprattutto nel tentativo di risalire la china coreutica in atto da qualche settimana alle falde del Vesuvio. Eh sì, pare proprio che le varie sfaccettature di questo “Autunno Danza” del Teatro di San Carlo conducano al solco tracciato dal neo-direttore del Massimo napoletano Giuseppe Picone, il tanto atteso deus ex machina della danza. Che diventi il salvatore della patria è presto a dirlo, senz’altro gli si può già riconoscere il ruolo di condottiero e parafulmine del proprio ensemble di balletto, caricandosi le responsabilità della rinascita e del progetto triennale firmato al cospetto della soprintendente Rosanna Purchia. Un lavoraccio, verrebbe da pensare, soprattutto perché il Teatro di San Carlo viene da un biennio di transizione traghettata dal maitre de ballet cubano Lienz Chang che, suo malgrado, ha dovuto tenere le redini tersicoree con un ruolo inadeguato ed un diffuso clima di diffidenza misto a smarrimento. Del resto non c’era da meravigliarsi di quell’andazzo, basti pensare alla coincidente assenza del direttore artistico dell’intero teatro, ormai risolta con la nomina di Paolo Pinamonti.

Basterebbe quest’incipit per inquadrare la situazione precedente alla nomina estiva di Giuseppe Picone al timone della compagine ed immaginarci il quarantenne direttore alle prese con incertezze e buonissimi propositi. Tutto nello stretto giro di un settembre di duro lavoro, con la programmazione dell’Autunno Danza 2016 già pronta ma altrettanto pronta ad essere rimodulata e “personalizzata”. L’input di Giuseppe Picone è infatti stato immediatamente percepito dal numeroso ed appassionato pubblico di casa, attento alle idee ed alle giovani leve del Picone figliuol prodigo. Innanzitutto Carla Fracci, il mito vivente dell’allora Giuseppe Picone allievo della Scuola di Ballo sancarliano. “Come non potevo invitare la Fracci sul palcoscenico del Teatro di San Carlo per festeggiare i suoi ottant’anni? – ha subito ammesso l’emozionato direttore – per cui ho colto l’occasione del suo compleanno e ho allestito le due serate in suo onore con l’immancabile regia di Beppe Menegatti. Ci abbiamo messo pochissimo per trovarci d’accordo su tutto ed è venuta fuori una due-giorni ad altissimo impatto per lei, per noi e per il Teatro di San Carlo, che peraltro ha fatto registrare un doppio sold out.”

Del resto c’era da aspettarselo, quei due giorni hanno avuto un significato davvero speciale per la città. Il ritorno dell’amata Carla Fracci, l’altro ritorno ed il contestuale debutto da direttore di Giuseppe Picone e, soprattutto, la grande attesa della rinascita annunciata del balletto made in Naples.

E la città ha risposto come ci si aspettava, proprio come accadrà per la seconda serata dell’Autunno Danza 2016 in programma il 7 e l’8 novembre con il dittico del secondo atto de “Il lago dei cigni” ed una suite tratta da “Le corsaire”. Un dittico che sta proprio nelle corde di Giuseppe Picone stavolta all’unisono ballerino e direttore, rinunciando di fatto all’invito già programmato da tempo all’étoile ucraina Svetlana Zakharova. Una mossa che racconta in poche righe il pensiero ed il programma del Picone uomo di danza. Un progetto che rinuncia all’esterofilia a tutti i costi ed ai grandi nomi. Un progetto che invece mira a rilanciare il corpo di ballo del Teatro di San Carlo, valorizzandone e promuovendone i talenti nati in casa da esportare in giro per l’Italia e per il mondo intero. Un progetto chiarito da subito con la soprintendente ed approvato calorosamente. Del resto Rosanna Purchia ha sempre dovuto badare ai conti e questa mossa non poteva che piacerle. Tuttavia ha potuto accettarla con serenità per via dell’ottimo livello tecnico e motivazionale del gruppo di lavoro a disposizione dell’altrettanto giovane direttore. Un mix che promette faville al terzo piano del teatro, una sinergia davvero tangibile tra la compagnia ed il suo condottiero che traspare dalle sale ai corridoi del Massimo in attesa dei prossimi successi e delle successive conferme. A cominciare da subito con il repertorio ridotto di Lev Ivanov e Piotr Ilich Ciaikovskij del secondo atto de “Il lago dei cigni” e della suite de “Le corsaire” di Jospeh Mazilier ed Adolphe Adam.

Due titoli così differenti eppure così opportuni in questa delicata fase della rinascita coreutica partenopea. Rinunciare alla glamour Svetlana Zakharova è stata senz’altro un’operazione rischiosa, soprattutto per il ritorno d’immagine internazionale e di pubblico. Ma Giuseppe Picone non è parso mai intimorito, tanto da sostituirla con un altro ospite di primissimo piano, il russo Daniil Sikin dell’American Ballet Theatre, la delicatissima Iana Salenko ed il ritorno in scena, dopo aver interpretato “Narciso” e “Carmina Burana” nella serata Fracci, proprio del condottiero, il direttore/étoile/coreografo pronto ad indossare nuovamente la triplice veste appannaggio di altre due serate di grande repertorio. In questa occasione del 7 e l’8 novembre prossimi il secondo atto di Lev Ivanov sarà interpretato dall’étoile ucraina e Giuseppe Picone con il corpo di ballo del Teatro di San Carlo a degnissima cornice. I corsari della seconda parte saranno invece le étoile ospiti Iana Salenko al fianco del funambolico Daniil Simkin, l’interprete della danza più seguito sui social network al mondo. Un record di cui lo stesso ballerino russo si è sempre vantato, soprattutto per essere entrato nelle case e nei posti più lontani e disparati con l’intento di mostrare le cose più belle della danza in ogni dove. E tutto sommato pare proprio che il giovane artista non abbia visto male, tanto che le due prossime serate al Massimo napoletano già fanno registrare altrettanti sold out per un copione che premia abbondantemente le scelte coraggiose di Giuseppe Picone.

“Essere tornato a casa mi riempio d’orgoglio – ammette il direttore – anche perché il mio presunto addio è stato un po’ forzato a suo tempo. Non avrei mai voluto lasciare il teatro della mia città ma l’allora mio maestro Zarko Prebil aveva visto un futuro più radioso via da qui. E per fortuna è stato così, con le esperienze in Francia, all’American Ballet Theatre, a Vienna ed in giro per i teatri di mezza Europa. Ma ora era giusto tornare a casa e riportare qui il mio bagaglio artistico di questi lunghi anni.”

Del resto non mancano gli amici in ogni latitudine e proprio uno di questi, Charles Jude, gli ha concesso ampio spazio con la coreografia del prossimo “Lo Schiaccianoci” da rimontare al Teatro di San Carlo nel Natale 2016, dando l’opportunità al giovane ballerino napoletano Alessandro Staiano di prepararsi personalmente con lui in vista delle rappresentazioni natalizie del titolo ancora di lev Ivanov e Piotr Ilich Ciaikovskij. “Dopo la parentesi sancarliana di questi ultimi giorni di Tiler Peck e Robert Fairchild del New York City Ballet – chiude il direttore napoletano – ed il prossimo corsaro russo-newyorkese Daniil Simkin, ecco uscire dal cilindro l’altro nome di spicco Charles Jude per la coreografia dei miei ragazzi. Credo e spero fermamente che tutte queste esperienze possano tornare davvero utili al mio giovane corpo di ballo. Ci sto lavorando sodo ogni giorno, senza sosta. Voglio ricondurre la nostra compagnia ai fasti del suo blasone.”

Ed a proposito di blasone e storia antica, non poteva mancare la Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo diretta da Stephane Fournial. Anche il direttore francese parla sovente di rinascita e nuovo repertorio da associare alla sua scuola, così non poteva mancare all’appuntamento con la scena anche l’ensemble giovanile al Teatrino di Corte del Palazzo Reale sabato 26 e domenica 27 novembre con lo spettacolo “In punta di piedi…..estratti dal repertorio classico”, insistendo oltremodo sul solco già avviato con il primo spettacolo del giugno scorso dove la scuola si è confrontata con titoli tratti dal repertorio romantico. Un repertorio che è sulla bocca di tutti ma che Giuseppe Picone ha chiarito di volerlo sapientemente distribuire tra classico e contemporaneo, magari arrivando a sei titoli annuali di cui la metà griffata da coreografi della nuova generazione. E se il buon giorno si vede dal mattino di queste prime rappresentazioni…

Crediti fotografici: Francesco Squeglia

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