Cinque anni fa è scomparsa Alicia Alonso, un monumento della danza mondiale. Immagino la sua dipartita come una cometa limpida, brillante e festosa che sprizza verso l’alto, liberando grande energia.
Alicia Alonso era come un antico e nodoso albero secolare, saggio, potente, quasi immobile, maestoso, e credo che tutti noi la considerassimo immortale. Nonostante la sua età, 98 anni dichiarati ma qualcuno dice che siano anche di più, la notizia della sua dipartita ha risuonato subito come un tam tam ovunque nel mondo e tutti hanno speso parole per celebrarla e ricordarla.
La sua vita sembra un soggetto per un film, storie d’altri tempi, quando ancora tutto era possibile nel fermento artistico della prima metà del secolo scorso, che ribolliva come la caldera di un vulcano pronto ad eruttare. Cubana per nascita ma americana di formazione, allieva di Enrico Zanfretta, che ricorda con affetto in una intervista rilasciata su un quotidiano italiano, approda poi all’olimpo del balletto dell’epoca, l’ABT (American Ballet Theatre), a cui segue una lista di collaborazioni con i maggiori personaggi presenti in ogni libro di storia della danza e del balletto.
Una vita unica, ma che diventa addirittura incredibile se si pensa che Alicia Alonso ha cominciato a perdere la vista a soli 19 anni, ed ha quindi lavorato nella condizione di ipovedente per tutta la sua carriera artistica, creando un suo personale metodo per poter danzare e orientarsi sul palcoscenico, facendo affidamento sugli altri sensi e sulle forti luci dei riflettori che l’hanno sempre guidata. Sebbene questa sia una notizia che ormai conoscono tutti, dato che la sua immagine in occhialoni scuri e bastone è diventata l’icona stessa della cultura cubana, se la si osserva danzare, quello a cui si assiste è una specie di miracoloso sortilegio: quelle pirouette così decise, precise, quegli equilibri perfettamente tenuti, le gambe che segnano lo spazio infilzandosi nel suolo come spade, l’intesa con il partner, l’intensità espressiva, la forza e la dolcezza, sono in lei ad un livello che sarebbe già difficile da raggiungere anche per chi non soffre di alcun disturbo all’organo della vista.
Ma Alicia vuole condividere il suo successo con il suo Paese e con la sua gente, allora contatta Fidel Castro, che all’epoca lottava ancora in clandestinità, per chiedergli di tener conto della cultura nel suo futuro governo. Ebbene il Comandante, dopo la Rivoluzione, si presentò alla sua porta per mantenere la sua promessa, qualcuno sostiene lo abbia fatto per propaganda, ma ad Alicia importava solo portare avanti i suoi progetti con la danza, che tanto amava e forse l’aveva anche salvata, e fu così che nacque l’idea di aprire una grande scuola di danza a Cuba. Il resto è storia, anzi, leggenda.
Alicia la diva.
Alicia prima ballerina assoluta, un riconoscimento che pochissime artiste hanno ricevuto nella storia del balletto.
Alicia, una donna che ha sempre danzato senza preoccuparsi delle conseguenze.
Una volta ha dichiarato: “Spero che mi ricordino come una artista onesta con la sua arte e con la sua epoca, che amò danzare sopra ogni cosa.”
1 comment
Credo che con la scomparsa di Alicia Alonso, si chiude tutta un’epoca gloriosa del balletto classico. L’ultima “DIVA” della danza Cubana e del mondo. Viviamo grandi cambiamenti in tutti sensi. Adesso per me siamo entrati in un’altra epoca. Io ho avuto la fortuna di vederla già nel suo tramonto el ’84 un Un Pas de Deux di ” Lago”II atto che non dimenticherò mai.! assieme a Jorge Esquivel, un’altro grande della danza cubana. Ho sempre ascoltato con molto interesse le sue interviste in particolare quelle in cui parla della sua “Giselle” credo che sarebbe doveroso chi studia quel ruolo deve assolutamente ascoltare le sue parole.potrei dire che sembrava una enciclopedia vivente della danza. Un eterno ringraziamento per tutto quello che ci ha dato, è ringrazio il mio destino per essere un suo contemporaneo .R.I.P.ALICIA ALONSO.!!!!!