Antonio Desiderio: novello Diaghilev con l’Italia nel cuore

di Francesco Borelli
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Come si diventa impresari? Quali motivi ti hanno condotto, nel tempo, a divenire manager e impresario di danza e opera lirica?

La risposta potrebbe essere molto lunga e complessa ma cercherò di essere il più succinto possibile. La figura impresariale o del manager è una figura fortemente articolata, che racchiude molteplici sfaccettature: dalla preparazione artistica di base, alla conoscenza di più lingue, a una forbita preparazione in materia giuridica.

Talvolta il destino è scritto è per me un po’ è stato così.

Sul finire dei miei studi universitari, ho cominciato a lavorare come segretario personale di un cantante lirico e ho avuto la possibilità di cominciare a viaggiare in tutto il mondo, a conoscere i grandi teatri e a capire come potesse funzionare questo lavoro. All’inizio è stata dura perché le “nuove leve” non sono mai ben accette, ma con grinta e determinazione sono andato avanti e oggi sono qui.

Talento, capacità, attitudine all’organizzazione. Quali sono le qualità fondamentali che caratterizzano il ruolo che tu ricopri?

Venendo da una formazione giuridica, il mio futuro sarebbe stato nel mondo dell’avvocatura ma ho fortemente voluto assecondare una passione, dedicandomici anima e corpo, senza improvvisare ma preparandomi con grande studio e abnegazione.

Le caratteristiche per svolgerlo al meglio sono tante come quelle indicate nella tua domanda, ma se non si hanno l’intelligenza e la capacità di coordinarle e farle interagire tra loro si sarà sempre carenti in qualcosa.

Altra qualità spesso dimenticata ma che trovo sia una grande arma è l’umiltà, strumento che, se dettato da un cuore sincero, diventa mezzo per aprire anche le serrature più difficili. L’arroganza e la saccenza difficilmente portano da qualche parte.

Il tuo lavoro ti associa inevitabilmente a una figura che, nella storia della danza e del balletto, ha scritto pagine importanti e bellissime, quella di Diaghilev. Ti ci ritrovi?

Essere paragonato a un’importante e storica figura come quella di Diaghilev mi lusinga. Grazie! Diaghilev è stato l’impresario teatrale per eccellenza, fondatore della compagnia dei “Ballets Russes” e avanguardista puro e sempre attuale. A lui si sono ispirati grandi nomi come Giuseppe Erba e l’immenso Mario Porcile.

Una qualità che mi riconosco e che, in qualche modo condivido con Diaghilev, è la lungimiranza. Se credo che un danzatore sia bravo, a prescindere che sia giovanissimo e appena diplomato, lo invito nei miei spettacoli e lo propongo in vetrine che possano tornargli utili. Spesso mi è capitato di scontrarmi con la direzione artistica di alcuni teatri ma personalmente non ho mai avuto dubbi e ho sempre assecondato questa politica.  Molti si affidano a nomi altisonanti che costituiscono una certezza. Ma così è troppo facile…

Di recente hai firmato, con Vincenzo Macario, la prima edizione del “Festival della danza e delle arti contemporanee di Palazzolo Acreide”: un grande successo che ha ospitato artisti provenienti da tutta Europa e ha premiato le eccellenze della danza. Quali sono le difficoltà che accompagnano l’organizzazione di un evento di questo tipo?

L’esperienza del Teatro Greco Festival è stata per me motivo di grande crescita professionale e per questo ringrazio pubblicamente il general manager Vincenzo Macario che ha creduto in me affidandomi la direzione artistica del Festival. Coordinare otto importanti appuntamenti, con tanti nomi del mondo coreutico non è semplice, soprattutto quando si lavora “open air” e le difficoltà inevitabilmente si moltiplicano. Il successo di questa bellissima esperienza è frutto di un lavoro di squadra: solo grazie alla collaborazione di tutto lo staff è stato possibile realizzare una manifestazione di successo e qualità. A loro va il mio più sincero grazie.

Ci sarà una seconda edizione? E se sì, ci saranno delle novità?

Con Vincenzo Macario stiamo già lavorando alla seconda edizione, prevedendo importanti novità e nuove partnership. L’obiettivo è quello di alzare il livello anno dopo anno, rendendo il festival, un importante appuntamento di danza per tutto il sud dell’Italia. La Sicilia, con la sua infinita bellezza, il calore della sua gente, i meravigliosi scenari storici e naturalistici di cui dispone rappresenta un mix d’ingredienti che rende il compito meno arduo.

Negli ultimi anni il binomio ITALIA – CULTURA ha perso la forza di un tempo. Sembra che nel nostro paese ci sia sempre meno attenzione alla cultura e in particolare alla danza. I teatri chiudono e i danzatori, per lavorare, emigrano. Perché?

La politica tutta italiana è quella di “donare” agli altri. Formiamo danzatori eccellenti che per lavorare si trasferiscono all’estero costituendo una vera e propria forza per realtà ballettistiche che non ci appartengono. Ed è un vero peccato. Gli italiani nascono, crescono e muoiono senza consapevolezza del luogo in cui questi naturali passaggi della vita avvengono. L’Italia è un paese che, in passato, ha fatto della cultura la propria bandiera. Terra di rara bellezza è letteralmente assalita di turisti desiderosi di conoscere e inebriarsi della meraviglia che noi, spesso, ignoriamo. I giovani frequentano poco i teatri e le istituzioni non aiutano con politiche culturali adeguate. Personalmente confido nel futuro e che, prima o poi, si capisca il valore di questo mestiere e la sua inesauribile importanza.

I nostri artisti colonizzano il mondo e noi li spingiamo ad abbandonare il paese.

Esiste una soluzione?

Di certo esisterà. Ma spesso il silenzio che accompagna determinate situazioni non fa che legittimare scelte sbagliate. Dovremmo combattere tutti assieme facendo sentire la nostra voce e lottando per un fine comune.

Tra i tanti impegni delle prossime settimane sarai presente all’International Ballet Festival di Miami con una coppia di danzatori del Boston Ballet.

Ne sono molto contento. Sono oramai diversi anni che collaboro con il Festival Internazionale di Miami e tornarci è per me, sempre, un grande onore.  Questa volta rappresento una coppia del Boston Ballet, Petra Conti ed Eris Nezha che danzeranno sia in New Jersey sia a Miami. Purtroppo, per via dell’uragano Irma che si è abbattuto ,fra l’altro, anche sulla Florida, il Festival è stato rimandato a fine settembre.

Ci sono artisti che ti piacerebbe rappresentare?

Certo, ce ne sono molti. Ma il tempo e l’esperienza mi hanno insegnato che non è solo il talento a essere elemento fondamentale per farmi decidere di rappresentare un artista. Ciò che è ancora più importante è la correttezza professionale e soprattutto personale. Queste sono qualità imprescindibili che mi portano a lavorare bene e con tranquillità. Non amo i divi, la maleducazione e l’egocentrismo.  Alla base di ogni rapporto devono esserci il rispetto reciproco e la correttezza.

Quali sono le qualità necessarie per svolgere il tuo lavoro?

La profonda conoscenza di questo settore e un’immensa pazienza. Gestire la carriera di un’altra persona non è semplice e costituisce una grande responsabilità. Bisogna studiare sempre, prepararsi e non lasciare nulla al caso.

Come sarà l’inverno di Antonio Desiderio?

Ho tantissimi progetti fuori dall’Italia che stanno prendendo forma e che si protrarranno per tutta la prossima stagione. Attendo una nuova intervista per farveli scoprire.

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