Atip in audizione in Senato: «Dare al teatro privato gli stessi strumenti di quello pubblico»

di Alessandra Colpo
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Martedì 10 novembre l’Atip, l’associazione dei grandi Teatri Privati italiani, è stata ricevuta in audizione in Senato per discutere delle misure di sostegno al settore dello spettacolo.

L'immagine può contenere: il seguente testo "ATIP ASSOCIAZIONE TEATRI ITALIANI PRIVATI"

Presenti in videoconferenza il presidente Massimo Romeo Piparo e il consigliere responsabile della qualità artistica del direttivo Geppy Gleijeses.

Dare al teatro privato gli stessi strumenti di quello pubblico, più coinvolgimento delle parti interessate, fare della Rai editore e produttore teatrale e realizzare vero progetto per il rilancio economico del comparto del teatro privato sono stati i temi affrontati dal presidente Piparo.

«Atip è nata con l’obiettivo di rivendicare e portare avanti le istanze del teatro privato, dove aziende rischiano la gestione delle proprie attività e portano avanti un pezzo di Pil del Paese, un pezzo di economia molto importante.
Oggi vorrei porre l’attenzione su un vero piano di rilancio quando un giorno, speriamo non così lontano, il nostro lavoro potrà finalmente ricominciare. Non facciamoci trovare impreparati, abbiamo una serie di temi importantissimi che sono venuti fuori in questo periodo.

Il primo fra tutti è dare strumenti al teatro privato al pari di quello pubblico: in Italia c’è una discrepanza immensa tra le attività che svolgono i teatri d’opera, i teatri nazionali e stabili e quello che invece porta avanti nel tessuto del Paese tutta l’impresa privata di spettacolo dal vivo.
I nostri numeri sono importantissimi, diamo lavoro creiamo indotto, illuminiamo le città, perché non ci dimentichiamo che dove c’è un teatro illuminato s’illumina un quartiere e di conseguenza un’intera città.
Speriamo che la Vostra commissione – che tra l’altro aveva già affrontato l’estensione del credito d’imposta anche allo spettacolo dal vivo che a oggi ne è sprovvisto – prenda in considerazione una serie di azioni come la riduzione dell’Iva e la defiscalizzazione dei biglietti del teatro e dello spettacolo dal vivo. Azioni che oggi non possono più venir meno. Bisogna ridurre quello che sarà il costo delle nostre attività, perché sappiamo già che le entrate saranno a dir poco dimezzate.

La vostra commissione ha tutte le carte per potere stendere oggi una una base importante di dialogo che, in questo momento devo purtroppo dire a nome di tutta l’Atip, sta venendo meno. Noi non riusciamo ad essere coinvolti là dove si prendono delle decisioni che ci riguardano molto da vicino.

Puntiamo inoltre l’accento sul fatto che la Rai non debba mandare in onda cataloghi di spettacoli già esistenti ma debba diventare editore e produttore. Rai 3 nella persona del direttore Di Mare, grazie anche a una sollecitazione mia personale, sta partendo con un progetto per cui diventerà editore e produttore di teatro in televisione.

Quello che spero da queste audizioni è che venga fuori un vero progetto per il comparto del teatro privato e che porti finalmente alla luce la vera attività e la separazione, purtroppo, nel sostegno economico da parte dello Stato che sussiste ancora tra teatro privato teatro pubblico».

Il consigliere responsabile della qualità artistica del direttivo Geppy Gleijeses ha invece voluto ricordare che dei due fondi stanziati per la cultura, allo spettacolo sono arrivati solo 20-30 milioni.

«La situazione è abbastanza drammatica.
Il ministro Franceschini è riuscito a creare due fondi, il Fondo emergenza cinema e spettacolo, che adesso ammonta a 435 milioni, e il Fondo imprese e istituzioni culturali.
Di questi fondi sono stati spesi 26,8 milioni a pioggia dal primo fondo per soggetti non FUS (compresi complessi bandistici, sagre paesane, ecc…), 10 milioni più 9 per l’esercizio teatrale e 5 milioni ai circhi.

Lo spettacolo dal vivo si ferma qui.

Del secondo fondo, 42 milioni sono andati alla musica leggera, 30 alle biblioteche, 10 per il tax credit delle librerie, 50 ai musei civici diocesani, 10 ai piccoli editori, 20 alle mostre d’arte e 20 agli eventi fieristici.
Dai due fondi residuano 258,2 milioni, ma al teatro sono andati solo 20-30 milioni. Mancano il tax credit, i ristori, incentivi alla ripartenza, veramente non sappiamo come fare.
Per noi è importante dare lavoro a tutta la gente dello spettacolo».

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