“Porca miseria! Una ballata, di già?”, sogghigna il protagonista mentre interrompe la canzone di apertura, un lamento funebre cantato dal suo co-protagonista sostenuto da un coro di persone in lutto. “È una partenza così audace rispetto il materiale originale”, aggiunge.
A recitare queste battute è il talentuoso Alex Brightman, per molti è rimasto il Dewey Finn che con la sua spassosa energia comica e una voce esplosiva saltava su e giù per i banchi della Horace Green in “School of Rock”, ma dallo scorso 25 aprile ha ufficialmente debuttato a Broadway nei panni di Beetlejuice al Winter Garden Theatre.
Basato sul film del 1988 di Tim Burton, “Beetlejuice” è un musical aggressivo e divertente che non ha alcun interesse a dare lezioni di vita, a toccare la tua anima o a reinventare Broadway per una nuova generazione. Vuole solo farti passare delle ore piacevoli e, secondo le prime critiche, ci riesce.
“Welcome to a show about death”
La colonna sonora di Eddie Perfect – melodie energiche che racchiudono testi molto divertenti, orchestrati con abbellimenti macabri da Kris Kukul – offre un numero di apertura che trasporta il pubblico direttamente nel mood della storia.
“Don’t be freaked / Stay in your seats / I do this bullshit like eight times a week / So just relax / You’ll be fine / Drink your fifty-dollar wine.”
I librettisti Scott Brown e Anthony King hanno scritto una trama che per certi tratti si allontana da quella del film, nonostante rimangano le gag su un paio di classici successi di Harry Belafonte.
Beetlejuice sale sul palco come un comico neo-gotico, chiacchiera il pubblico, afferra senza sforzo gli oggetti che gli vengono lanciati dalla buca dell’orchestra mentre gioca un fantasma rozzo e intelligente che sta cercando di evitare di passare l’eternità con sua madre negli inferi restando tra i vivi. Il problema è che Beetlejuice è invisibile a tutti (“Impotente, come un repubblicano gay”) eccetto quelli che sanno chiamarlo ripetendo il suo nome tre volte.
Cercando altri compagni di giochi che potrebbero aiutarlo a spaventare un po’, Beetlejuice si ferma nell’isolata casa di campagna dell’hobbista artigiano Adam Maitland e della sua vivace moglie Barbara, sapendo che entrambi sono destinati a perire presto in uno strano incidente. I professionisti della commedia musicale Rob McClure e Kerry Butler sono fantastici come coppia irrimediabilmente insipida che non è in grado di adattarsi a un’esistenza da fantasmi. Beetlejuice cerca di addestrarli facendogli nominare la cosa più spaventosa che riescano a pensare.
Il tempo scorre rapidamente quando sei morto, e ora la casa dei Maitland è occupata dallo sviluppatore immobiliare recentemente vedovo Charles Deetz (Adam Dannheisser) e dalla sua nuova fidanzata, Delia (Leslie Kritzer).
La figlia quindicenne di Charles, Lydia, rimasta in lutto per sua madre, riesce incontrare Beetlejuice e lo vede come un mezzo ricongiungersi a lei negli inferi. Sophia Anne Caruso, alla sua seconda esperienza a Broadway, fa un’impressione sensazionale nel ruolo di Lydia, trasudando un raccapricciante carisma mentre canta la strana “Dead Mom”.
Beetlejuice ha però il desiderio di vivere di nuovo (“Se fossi vivo, potrei uscire da questa casa, incontrare le persone che conosco, socialmente liberale ma fiscalmente conservatore”) e scopre che può tornare in vita se riuscirà a convincere Lydia a sposarlo.
Il regista Alex Timbers, maestro di questi musical stravaganti, abbraccia il materiale in un’atmosfera da carnevale, confezionato insieme a David Korins (set), William Ivy Long (costumi), Kenneth Posner (luci), Peter Hylenski (suono), Peter Nigrini (proiezioni), Michael Curry (pupazzi), Jeremy Chernick (effetti speciali) e Michael Weber (magia e illusione).
Ma nonostante l’eccellente lavoro degli artisti che lo circondano, è la performance di Alex Brightman l’effetto più spettacolare. Mescolando la spettacolarizzazione della vecchia scuola con un animo ribelle, è un intrattenitore di alto livello della commedia musicale.
“It’s showtime, folks!”